Recensione/valutazione valida per il contest "When I can see you again?"
Grammatica e ortografia: 15/15
Non mi pare di aver trovato nulla, o meglio nulla di così palese da essere notato, sul lessico non ho nulla da dire, mi sembra abbastanza vario e appropriato ai vari momenti in cui si articola la storia
Stile: 14/15
Niente affatto male, anche se non sono molto d’accordo con l’uso delle parti in corsivo inserite nel testo, capisco che siano funzionali alla storia, ma secondo me stona un po’, era meglio (mio sommesso parere, s’intende) evitare un artificio di questo tipo.
Originalità: 8/10
Non proprio originalissimo, dato che il tema del senso di colpa che in molti casi attanaglia i sopravvissuti (specie in caso di morte nel fiore degli anni) è abbastanza diffuso (per fare un esempio tra i tanti, la protagonista avrebbe potuto comportarsi come Mirai di Tokyo Magnitude 8.0, immagino tu conosca) ma evidentemente la psiche tra i due personaggi è diversa, così come l’elaborazione del lutto e di reazione a un evento così traumatico), comunque è lodevole l’intenzione di mostrare chi non riesce a tornare alla vita reale, mentre sarebbe stato decisamente più facile parlare di una storia di “rinascita” e di ritorno a una vita normale.
Gradimento personale: 9/10
L’ho gradita molto, anche se ammetto che in prima lettura non mi aveva convinto particolarmente, mi sembrava assurdo che la protagonista si rifiutasse di capire in che abisso la sua ostinazione nel non superare il trauma la stava portando e non accettasse l’aiuto che pure le era stato messo a disposizione, poi ho capito che la sua infelicità era di un tipo troppo profondo, che aveva oramai incancrenito il suo spirito (solitamente in casi di cancrena si amputa la parte interessata, ma in tal caso doveva amputare sé stessa), l’abilità nello scrivere la storia è stata quella di mostrare il punto di vista della protagonista, così da far vedere come solutamene coerente, quasi “normale”, quello che agli altri (dottoressa in primis) sembrano segni inequivocabili di squilibrio; inoltre (modo di scrivere il testo a parte) mi è piaciuta molto la parte ambientata nell’infanzia, vista come il momento in cui la felicità non era solo una parola, ma qualcosa di molto vicino, quasi tangibile (come una corsa spensierata in un paesaggio agreste), perso non solo per leggi naturali dell’età, ma per un evento traumatico, e da questo punto m’è sembrata un’ottima scelta concludere la storia nello stesso luogo (forse proprio lo stesso no, ma si può dire che gli somiglia) dove è iniziata.
Una curiosità: ma la protagonista riesce a ritrovare la persona scomparsa per atto di morte volontaria o riceve una qualche forma di “aiuto”, come per esempio un incidente stradale, perché la location in cui rivede sé stessa al momento dei fatti farebbe pensare a uno scenario del genere, se per caso ho fallato nell’interpretare la scena scusami)
Caratterizzazione dei personaggi: 5/5
I personaggi delle cui vicende hai narrato in questa storia mi sembrano ben caratterizzati, a cominciare dalla protagonista, che si vede come sospesa tra due dimensioni, da una parte c’è quella quotidiana che le appare troppo evanescente per sembrare reale, e dall’altra tutta la gamma delle sue sensazioni (allucinazioni?) troppo reali per essere considerate evanescenti, dall’altra invece c’è la voce della scienza, più fredda, se vogliamo, ma anche più rassicurante, che vede (né del resto può fare altro) “solo” un caso di psiche troppo sensibile che non riesce a elaborare il lutto e arriva perfino ad atti di autolesionismo; tra i due mondi purtroppo non c’è possibilità di dialogo, la scienza si basa su prove dimostrabili, verificabili, quei segni sulle mani non possono essere interpretati diversamente da quello che sembrano e indicano, ovvero come i segni di una persona sofferente, ma nonostante le buone intenzioni (e la voglia di meritarsi l’onorario), la protagonista non reagisce alle cure, non ne riconosce benefici (arriva anche a negarne l’autorità).
Insomma, una tesi e un’antitesi da cui non può svilupparsi una sintesi…
Attinenza al tema: 3/5
Direi che c’è, in effetti la protagonista è riuscita nell’unico modo possibile (c’è solo da sperare che non abbia sofferto troppo al momento del passaggio, anche se forse dal suo punto di vista è stato un sacrificio necessario rispetto ai cattivi pensieri che l’attanagliavano e all’inefficacia delle cure), in realtà ai fini del contest non era necessario un incontro (anche se in dimensione oltramondana) tra i due.
Totale: 54/60 |