"… un palcoscenico e le parole pronunciate e le azioni fatte siano tutto frutto di un copione scritto da chissà chi."
C'è il presentatore, con le sue filastrocche per intrattenere le persone, con le sue citazione volte a incitare le persone; lui ti guarda negli occhi con le sue parole, da un'inizio alla tua storia…
C'è la tenda, il sipario dietro il quale ti nascondi, dietro cui celi la tua vera identità… la tua maschera.
C'è il pubblico, sempre pronto a giudicare, che ti osserva da lontano, senza agire o intervenire nella tua vita.
C'è l'attore, quello bello, quello brutto, quello antipatico e quello simpatico, che ti sballonzola di qua e di là, scegliendo la giusta intonazione da dare alle tue parole.
C'è il regista, che si nasconde dietro le quinte, con il fiato sospeso e le dita incrociate.
E ci sei tu, il teatro, sei quello che sei e fai quello che fai. Vedi il mondo e lo fai tuo, spiegandolo agli altri come ti pare.
Mi è piaciuto molto ciò che hai scritto. Ora perdonami se non la definisco "poesia", ma è lontana da questa tipologia. Oserei di più dire "riflessione". Cmq complimenti. È una riflessione interessante e profonda.
Dovremo cominciare a renderci conto che anche noi sbagliamo, siamo esseri umani, e dobbiamo imparare ad accettare le nostre colpe.
Grazie di averlo condiviso con noi :) Ciao |
