Un truce incanto.
Mi si è proiettata nelle interiora spudoratamente ardente, una malata scintilla. Una fibrillazione di aghi conficcati nelle viscere, che quasi accolgono dolcemente il flusso sanguigno che le carni sguainano in modo affascinante, accattivante, amabile. Interessante la contrapposizione tra il piacere e la sofferenza, questo dualismo conflittuale e conviviale nel medesimo istante; antitetici seppur appartenenti ad un unica sfera che li aggrega indissolubilmente in un oblio sfavillante d'armi brutalmente piacevoli. Inoltre, la disposizione dei versi mi proferisce un flusso ondulatorio di emozioni che tuttavia, con una duplice osservazione, mi dona un'immagine di maggiore rigidità, asprezza, durezza a causa di curvature inconcluse, di oscillazioni troncate in un verso aridamente conflittuale con i termini 'corpo', 'ossa' e 'sangue'. Un elemento che ha evidenziato ulteriormente questa contrapposizione, a mio avviso. E' rigogliosamente molesta, è una cloaca di vampe assordanti, ascoltabili silenzi nei crepuscoli illuminati.
Per concludere, l'epilogo mi ha scaraventato sull'anima un desiderio di apparente sofferenza, nel quale giace, intrinsecamente e nella sua ripetitività, una sorta di nostalgia e di conseguente ricerca di un'esultanza, di una gioia, di una felicità definitiva priva della precarietà di un ricordo gradevolmente tormentato.
Mi hai gettata in un incendio con fare gioioso, ti ringrazio.
Complimenti. (Recensione modificata il 28/05/2013 - 07:55 pm) |