(Segnalazione indirizzata all'amministrazione per l'inserimento della storia tra le scelte) A livello grammaticale, la storia è davvero molto buona: padroneggi la sintassi senza difficoltà e non ho riscontrato grossi errori ortografici, se non relativi a qualche refuso. Ma avendo tu scritto una storia piuttosto lunga, è facile che qualche refuso scappi.
Lo scritto si presenta con un ottimo stile: chiaro, lineare, pulito; senza frasi esageratamente lunghe che fanno perdere troppo il filo del discorso.
Le frasi brevi, quasi secche, compaiono nei momenti d’azione, segno che sai è un modo per rendere al meglio il pathos di quei momenti. Hai fatto uso del tempo presente in modo magistrale, tanto da coinvolgere ancora di più il lettore.
Tutto è aiutato da una eccellente padronanza lessicale, che ho ritenuto assai curata, soprattutto in relazione al tempo storico in cui è ambientata la storia. Si vede che sai di cosa parli, che hai avuto particolare attenzione nel ricercare i termini più giusti per il tempo; un encomio speciale per essere riuscita a riportare per iscritto i vari dialetti italiani, enfatizzando in tal modo la diversità tra i personaggi. La padronanza lessicale la noto anche nelle descrizioni delle scene: più poetiche e delicate nei momenti di ‘tregua’ tra un attacco e l’altro, quando i personaggi hanno un attimo di tempo per tirare un po’ il fiato, riflettere e conoscersi; aggettivi più crudi nei momenti di battaglia.
Un buon e accorato uso del lessico non può che sfociare in un’espressività degna di questo nome. Ho particolarmente apprezzato le tue descrizioni: mai banali, mai superflue ed estremamente efficaci. Efficaci perché ti pare di essere lì, insieme a Vincenzo, a Lucio e ai suoi compagni d’arme; ti sembra di avere davanti agli occhi gli orrori della guerra.
Il lavoro di ricerca nell’accuratezza storica permea in tutta il racconto e ciò rende la tua opera ancora più degna di nota.
La trama è sviluppata molto bene, resa ancora migliore da un ottimo uso del tempo al presente, non sempre di facile resa.
Della parte iniziale ho apprezzato le descrizioni paesaggistiche: mi sembrava di essere lì, nei campi ricoperti di spighe, sotto una brezza tipicamente primaverile.
Poi tutto cambia: dalla lucentezza di quei campi si passa agli orrori della guerra. Per fortuna questa non impedisce la nascita di sentimenti forti, quale l’amicizia tra compagni d’arme.
Mi è piaciuto tantissimo che i cambi di scena siano stati intercalati alle citazioni che hai sparso per il testo; un modo davvero efficace e originale, tanto più che le stesse non davano fastidio durante la lettura, ma anzi, sembravano quasi fondersi con il racconto.
La trama procede in maniera cadenzata e lineare: hai saputo ben alternare i momenti di guerra a quelli più contemplativi dei personaggi.
Il finale aperto, anche se in realtà non li amo, era molto adatto per una storia di tal genere. Un finale che non ho trovato nemmeno tanto banale, dal momento che ero convinta, a inizio lettura, che o Lucio o Vincenzo avrebbero fatto una brutta fine. Fortunatamente non è stato così e il fatto ammetto che mi ha assai rallegrato. Dopo tanta morte e disperazione, un finale un po’ più lieto e felice ci stava tutto. Allo stesso tempo, però, il dettaglio non trascurabile che i due non si rivedano, rende la chiusa della trama assai verosimile. Non è un finale da romanzetto, per intenderci: è reale, come potrebbe essere realistica la storia che hai raccontato.
Veniamo ora ad uno dei grandi punti di forza della tua storia: i personaggi.
Partendo dall’inizio, il primo che compare è Vincenzo. Ce lo presenti subito come un ragazzo semplice, di campagna; un giovane legato alla sua terra. Dalla sua reazione all’arrivo della lettera di arruolamento si comprende subito cosa ne pensi della situazione. La patria non esiste, come non esiste lo spirito patriottico. Tutto ciò che gli importa è il suo campo e suo padre. Sinceramente, come dargli torto?
Bastano poche battute, poche considerazioni per inquadrare Vincenzo.
Vincenzo il sempliciotto, Vincenzo il ragazzo che ‘c’ha solo la quinta elementare.’
A lui contrapponi Lucio, la sua nemesi. Lucio, che si presenta subito diverso da tutti i suoi compagni d’arme. Ha un libro e, invece di parlare, legge. Sembra quasi un alieno in mezzo agli altri. Lucio è un letterato e, come tale, è infarcito di ideali, di voglia di fare, di darsi a grandi gesta. Peccato che presto tutto questo suo spirito venga smorzato dalla cruda realtà della guerra. E la guerra ha questa strana capacità di unire: ragazzi tanto diversi, provenienti da regioni diverse d’Italia, creano una sorta di fratellanza. L’amicizia che lega il gruppo si percepisce e forse è l’unica nota positiva in un mare di disperazione e di morte.
Ed è la guerra ad avvicinare due personaggi tanto diversi, quali possono essere Vincenzo e Lucio.
Vincenzo, che alla fine si scopre essere un giovane pieno di coraggio, di determinazione, non è poi così stupido e ingenuo come sembrava all‘inizio. Lucio, all’apparenza tanto spavaldo e sicuro, mostra invece finalmente il suo lato più umano. Ha paura. Un sentimento tanto normale e comprensibile, soprattutto in una simile circostanza.
La discussione che hanno a proposito della paura, in uno dei pochi attimi di quiete tra un attacco e l’altro, penso sia il momento forse più toccante dell’intera storia. Sta lì, il fulcro di tutto. I due, in fondo, si capiscono.
Vorrei spendere due parole a parte per il rapporto che nasce tra i due. Ho apprezzato tantissimo il fatto che tu non abbia forzato la cosa: Vincenzo bacia Lucio sotto a un impulso del momento, dovuto alla gioia di vedere l’amico vivo. Vincenzo è uno che agisce d’istinto e quindi la sua reazione è perfettamente in linea con il suo personaggio. Lucio, a sua volta, non lo allontana, non lo scaccia; sembra che liquidi la cosa con un semplice Non farlo più. Qui, in tutta sincerità, non si capisce se agisca in tal modo per paura che altri li possano vedere o per timore di dover analizzare i propri sentimenti. Si intuisce che a Vincenzo in qualche modo tiene molto. Ci tiene tanto da lasciarsi baciare senza dire nulla anche quando sembra essere in punto di morte.
Be’, penso che tu sia stata brava a rendere il loro rapporto: un’amicizia che sfocia in quel 'qualcosa di più'; non si sa se causata dalle circostanze particolari. Il dubbio rimane.
Anche se... ammetto che alcuni particolari – come il fatto che Vincenzo riporti il libro alla famiglia di Lucio dopo anni, oppure che Lucio, quasi alla fine della storia, nel sentire la sorella nominare Vincenzo, sobbalzi – mi abbiano portata a credere che sia realmente nato il germe di un sentimento romantico tra i due; che probabilmente, senza la guerra di mezzo, non avrebbe mai preso piede.
In parole povere: davvero due ottimi personaggi. Li ho trovati reali e ben caratterizzati!
In conclusione: la storia mi è davvero piaciuta. Ne ho apprezzato la realisticità, la tua particolare attenzione alle descrizioni e la cura oculata nel riproporre in maniera fedele l’ambientazione storica. A questo, ovviamente, si deve aggiungere un buon uso sia della grammatica che del lessico, unito a uno stile che non stanca e non annoia. Tutti questi elementi, resi tanto bene nel loro complesso, non possono che creare una storia che meriti di essere letta.
Bravissima!^^
Aurora |