Wow.
Certo, ci vuole stomaco per arrivare alla fine di questo scritto. Il cervello stesso dovrebbe avere stomaco per reggere la difficoltà delle tue parole e dei tuoi versi. Mi piace. Decisamente. E' una sfida, a te, al lettore, ai non-lettori. E' una sfida ai numeri, ai fatti, alla realtà. Lo scopo di questa poesia non è nemmeno di essere letta, secondo me, ma solo di suscitare disgusto, ansia, angoscia, repulsione, un qualunque sentimento che spinga a chiuderla e a tornare a leggere qualunque cosa più leggera. Molto interessante, davvero. E se questo era il tuo obiettivo, hai sicuramente ricevuto tante vittorie.
Nella sua durezza, mi ricorda i poeti americani della beat generation, scagliati contro la modernità e le macchine, contro le crudeltà della guerra e della tecnologia, ma la passione che questa durezza sembra trasmettere ricorda anche la disperazione dei futuristi italiani, che imprimevano nella propria poetica una critica di diversità e di disgusto. Loro volevano essere odiati e schifare. Questa poesia sembra unire entrambe le tendenze, e molte altre, che a me rimangono probabilmente sconosciute. Il significato sta nel lessico e nel suono, più che nelle parole stesse, e questa è una cosa che da sempre apprezzo.
Tornerò a leggerti, senza ombra di dubbio. Devo ancora decidere se mi piaccia del tutto o se mi lasci solo sorpresa, ma sicuramente la ritengo (e ti ritengo) una della scoperte più interessanti su questo sito da tempo immemorabile. |