Recensioni per
Il custode nel buio
di _Sinclair_

Questa storia ha ottenuto 2 recensioni.
Positive : 2
Neutre o critiche: 0


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Recensore Master
29/06/13, ore 17:17

Passo a lasciare la valutazione che la storia ha ricevuto e riconfermo i complimenti per la bellissima idea; e tranquillo per il "pubblicare non corretto": puoi fare quello che vuoi, non sono certo una che bastona la gente XD a presto, spero!

Correttezza sintattico-grammaticale 8/10
Stile e lessico 8/10
Caratterizzazione dei personaggi 9/10
Originalità 9/10
Coerenza con la citazione scelta 10/10
Gradimento 3/5
Totale:47/55
Sai: in tre avete usato la stessa citazione. Eppure sei l’unico (sappi che ti darò del maschio per la mail che hai usato, in caso tu sia la sorella/moglie/amica PERDONAMI!) ad aver utilizzato il buio… beh, come buio. Non sono tenebre metaforiche, non sono il buio di un cuore marcio o di due occhi senza vitalità. È un buio fisico, reale, palpabile e profumato. Ma è anche, in qualche modo, un buio metaforico: osservando le cadute e le risalite altrui, il tuo guardiano racconta il buio che può esserci nella vita di ciascuno, ma anche la luce. A causa di un’insegnante di Lettere veramente intransigente, ho la pessima (ma ormai radicata) abitudine di non dare mai dieci: il dieci è la cima, l’affermazione che non c’erano possibilità migliori di quella utilizzata. Bene: qui un dieci c’è. Proprio perché il tuo guardiano non solo vede qualcosa nel buio della notte, vede persone vivere e muoversi, ma vede anche le loro furbizie, i piccoli dolori, le gioie… e la paura, l’assenza di senso, la frustrazione…reputo il tuo uso della citazione un pelino più azzeccato. O meglio, l’uso probabilmente migliore che se ne poteva fare. Andando in su con la scaletta, vorrei complimentarmi anche per l’originalità: a lungo leggere qualche sospetto mi è venuto – c’erano troppi termini “ambigui” – eppure l’incanto (e l’inganno) ha tenuto fino all’ultimo. E l’idea è divertente e – se non proprio innovativa – fresca e poco usata. Anche la caratterizzazione dei personaggi è ottima, merito anche del racconto in prima persona: il protagonista si svela al lettore in ogni pensiero, ogni dubbio. La saggezza accumulata in anni di esperienze vissute tramite gli altri, la pacatezza, le speranze, però, del tutto giovanili, gli slanci affettuosi verso quelle figure che dividono con lui la notte. E Annette e Marcel e perfino il vecchio Bélivier e tutti gli altri nominati solo di sfuggita: tutti vengono osservati con attenzione e riportati con poche, fedeli pennellate. Quello che manca a questa storia è un po’ di “ordine”. Da un certo punto di vista varrebbe il discorso che ho già fatto: narrazione in prima persona, flusso di coscienza, discorso… la sintassi si può piegare in modi che, normalmente, verrebbero considerati errati. Ma qui ci si aspetterebbe un rigore maggiore, non essendoci intenti comici, una maggiore formalità. Non sto dicendo che il lessico sia troppo quotidiano – quegli accidenti! Diamine! Sono troppo vecchio per… danno colore e respiro alla narrazione – ma l’impressione generale è troppo “sbarazzina”. So di non star rendendo al meglio l’impressione che la storia nel suo complesso mi ha dato, ma c’è qualcosa di vagamente stonato fra il protagonista ed il modo in cui parla: come mettere in bocca ad un bambino terminologie tecniche. Ecco, stessa cosa ma al contrario. E poi c’è la punteggiatura che andrebbe rivista (anche se qui si entra in quella metà della grammatica soggetta quasi più al gusto che a una reale regolamentazione). Ma è una questione più di gradimento ed è infatti nel gradimento che l’ho penalizzata: è una storia superba che ho amato molto, ma non sono riuscita a digerire il modo in cui è scritta, ogni volta mi veniva da cambiare completamente una frase e riscriverla… pur leggendola corretta. Abbiamo stili molto, molto diversi, temo ^^ Qualche errore però c’è, forse più distrazioni. Innanzitutto, anche per te: la è maiuscola non si apostrofa, ma si usa il trucchetto della tastiera. E poi ci sono alcune espressioni errate, ad esempio quando parla del fatto che tende a divagare e a non tenere i piedi per terra “il che, vista la mia posizione, sarebbe comunque inappropriato”, non “molto” perché il senso della frase è “io avrò pure la testa fra le nuvole, ma meglio così dato che avere i piedi per terra sarebbe sbagliato”. “Tremo come nelle prime notti di lavoro per contemplare a lungo tale idea”, è sbagliato, tremo NEL contemplare tale idea. “Non è particolarmente un bel nulla”. Nonostante comprenda la volontà di utilizzare la ripetizione del “particolarmente”, la frase in sé non ha senso. Forse sarebbe meglio “Particolare, in sostanza, non lo è per nulla”? È solo un suggerimento, ci sono mille modi in cui rigirare la frase!

Recensore Master
21/06/13, ore 14:19

"Sto divagando, non rimango con i piedi per terra. Il che, vista la mia posizione e il mio compito, sarebbe molto inappropriato" <-- Ecco questa è la frase che secondo me denota la caratteristica principale di questo scritto! ^^ Insomma, ironico, carino e un po' Tony Stark, non so se mi sono spiegata! :D
E comunque complimenti per il tuo secondo posto. E' bello vedere una persona come te che approva le decisione del suo giudice del contest e cerca di imparare dalle critiche, gentili, che ti sono state fatte. Soprattutto perché alcune cose erano proprio quelle che avevi detto anche tu.
Sto divagando...
Dicevo: questa storia ha quel gusto parigino che ho ritrovato nella vacanza a Parigi. Quei gargoyle che sono a Notre Dame e che tutto conoscono della città e delle persone...un'atmosfera quasi magica che ho ritrovato solo in alcuni libri e anche in qualche telefilm. Un certo Saint Claire ti dice nulla??;)
Bello, scrivine di più di queste storie!
Baci
Lav