Agghiacciante il finale, mamma mia...
Avevo ingenuamente immaginato che, una volta cambiato il mondo, Riza parlasse a suo padre con meno rancore, e invece il suo tono rimane freddo; quello di chi non perdonerà mai. "Persino un cagnolino ha avuto più considerazione per me", questa frase dice tutto, credo.
In ogni caso, è la scelta giusta. Ci sta, perché se non fosse per un banale lagame di sangue, lei non si sentirebbe nemmeno in dovere di andare a fargli visita (per le poche volte che lo ha fatto). È come se, ogni volta che nella sua vita accade qualcosa di importante, ogni volta che arriva a un momento cruciale, lei sentisse il bisogno di aggiornarlo, non perché sia il padre, ma perché è legata a quell'uomo da una sorta di "scommessa". Cambierò il mondo, papà. E non solo: lo farò usando la tua stessa alchimia. Farò quello che tu, troppo impaurito dal mondo, non hai avuto il coraggio di fare. Ti dimostrerò che sono più di un oggetto su cui incidere il tuo egoismo, che ho una personalità e che sono in grado di amare e farmi amare. Non butterò al vento il motivo per cui hai scelto di non essere mio padre; il motivo per cui hai scelto di morire con la mamma.
Mostrando i segreti di una vita a Roy, Riza affida a quest'ultimo molto più dell'alchimia del fuoco: in quel tatuaggio c'è tutto il suo passato. È l'unico simbolo che, più del sangue, la lega ancora al suo defunto padre. Quel defunto padre da cui si sente liberata, ma con l'amaro in bocca, non perché ne abbia nostalgia, ma perché sente il bisogno di dimostrargli l'enormità di quello che ha perso: una famiglia. Berthold è stato stroncato dalla morte di sua moglie, e non si è mai ripreso. Ha trovato nell'alchimia un rifugio, riuscendo a ricavare una formula che però non ha mai messo in pratica. È come se l'alchimia per lui sia stata al contempo una distrazione e un barlume di speranza per ritrovare sua moglie. Ma, così facendo, ha completamente buttato nel fango l'opportunità di avere un rapporto con l'unica persona che aveva ancora bisogno di lui, la piccola Riza, e poi quella adulta. "Dopo la morte della mamma, non hai saputo che fartene di una figlia." già da sola, questa frase dice molto. "Non sapevi che fartene", Riza parla di se stessa come di un oggetto: è entrata nella mente del padre ragionando come quest'ultimo perché è a lui che si sta rivolgendo. "Ricordo come mi guardavi: era come se ti chiedessi che cosa potevi fare con me." Berthold era arrivato a un punto tale da non accorgersi che il suo stesso sguardo parlava per lui, che i suoi stessi occhi guardavano Riza come a un qualcosa piuttosto che a un qualcuno.
Quel qualcuno che avrebbe potuto avere un nome per lui: figlia. E invece, la perdita della moglie ha comportato la morte della sua intera famiglia. Cosa che, ovviamente, si è ritorta anche su Riza.
Mi è piaciuta molto questa Shot. Parla di un argomento che nel manga viene solo accennato, ma che è interessante approfondire. Ti agganci alla storia come se fossi l'autrice stessa del manga che, in uno sprazzo di follia, decide improvvisamente di regalarci un piccolo spin-off! xD Tanto so che non succederà mai, per questo scrivere&leggere fanfiction è una cosa stupenda <3 Soprattutto se gli autori stessi sono tanto bravi da fartele apprezzare come se fossero episodi realmente approfonditi nella trama originale.
Insomma, come sempre, tante tante lodi per te! Non c'è tuo racconto che mi deluda, sei grande! *ç*
Strato. |