Ciao. Ho letto quest’elaborato e… beh, te lo dico senza mezzi termini: quel che hai scritto è contraddittorio.
Fa maledettamente male essere ignorati da coloro i quali si reputano tuoi amici, perché è inevitabile crearsi delle aspettative, sulla base del presunto affetto che ti è sbandierato ma che poi, in realtà, non trova riscontro all’atto pratico.
Nel momento in cui comprendi quanto agli amici – che si professano tali e dicono di volerti bene – poco importi della tua devastazione interiore e dei tuoi problemi, allora soffri, tocchi il fondo.
A quel punto, da stupido speranzoso illuso, ti aspetti comunque che queste persone “affezionate” ti tendano una mano e si preoccupino non di metterti in piedi, ma almeno di aiutarti ad andare avanti e ad affrontare i tuoi drammi, anche con una parola buona o facendoti sfogare, oppure, semplicemente, mostrandosi presenti nella tua vita e interessandosi a te.
Invece questo non succede e, nei momenti peggiori della tua vita, quando ti aggrapperesti persino ad un estraneo pur di avere un minimo di sostegno, vieni allegramente ignorato da coloro che dicono di volerti bene e, se per disperazione e bisogno estremo racconti loro qualcosa di tuo, sperando che almeno in quel caso ti siano di sostegno, ti ignorano ancora.
Quindi, da questo punto di vista, l’amicizia è una maschera di egoismo, come hai detto tu.
Però sta qui la contraddizione: se stai male perché i tuoi amici mostrano per te disinteresse e ti abbandonano nel momento del bisogno estremo, tu che fai? Li abbandoni a tua volta? Volti loro le spalle? Se lo fai, non sei migliore come amica e, a quel punto, perdi il diritto di prendertela con loro per l’indifferenza che ti danno.
Non sono una fan del “porgi l’altra guancia e vai tranquillamente al macello”, ma se punti il dito contro qualcosa che reputi un’ingiustizia, dovresti farlo solo perché tu sei la prima – e forse l’unica – a non comportarti così male.
Tu concludi questo sfogo dicendo che l’amicizia è una maschera e che siamo tutti egoisti nascosti sotto di essa, il che significa che anche tu sei da biasimare per lo stesso motivo che ti ha spinta a scrivere questo componimento.
Quel che voglio dire, è che aldilà delle bastonate che ricevi dalle persone care e indipendentemente dalla delusione e dalla disperazione che in te derivano da ciò, devi essere tu per loro l’amica che vorresti che loro fossero, prima di puntar loro il dito contro; se non lo sei, allora non puoi arrogarti il diritto di criticarli per le loro mancanze e la tua sofferenza ti rende schiava della maschera.
Seguire “la legge del taglione” non porta mai da nessuna parte; al massimo, se non riesci più a sopportare la delusione e la solitudine, ti fai forza e mandi a quel paese tutti quelli che ti fanno star così male e ti riservi di essere una vera e buona amica per qualcuno che ti faccia sentire importante a veramente voluta bene, ma non puoi lamentarti per qualcosa che ti fa star male e poi dire che anche tu sei una che fa star male a sua volta gli altri per lo stesso motivo.
Questa è la contraddizione.
Mi dispiace essere così dura, ma arrabbiarsi col mondo e poi essere esattamente come tutti gli altri per riflesso e per ripicca, è proprio quello che manda in frantumi l’onestà dei sentimenti e dei rapporti. Le maschere di cui parli tu, esistono proprio perché chi soffre cova rancore e, invece di esser un vero amico o di tagliare quel rapporto che lo tormenta, si mette sullo stesso piano di chi gli fa del male. |