Come ti dicevo poco fa su Facebook, stasera mi andava di conoscere la Bri-fanwriter.
Dunque, here I am.
Here I am, sì, a recensire - leggere - una storia il cui background mi è totalmente oscuro e ignoto perché, bene, Sherlock non è tra i miei fandom.
Spero non te la prenderai troppo se l'ho letta come fosse un'originale, se recensirò tralasciando il fandom e concentrandomi su un aspetto più meramente tecnico-introspettivo.
Prima ho dato una letta veloce alle recensioni e una ragazza, non ricordo chi, calcava l'accento sull'introspezione. Ebbene, sento di dovermi accodare a lei; perché vedi, questa storia è intessuta in un fandom che non conosco, ma ciononostante mi ha colpita. Tanto, Bri, davvero.
Ho visto quest'uomo, i fili della disperazione e della frenesia e della speranza ultima che lo muovono.
Ho visto quest'uomo, in generale, perché sebbene tu non abbia usato un lessico particolarmente descrittivo, hai però inserito così tanta introspezione - con una nota quasi poetica, oserei - che io l'ho visto lo stesso, quest'uomo.
Non in maniera definita, non pennellate lente e deliberate e precise, ma veloci, sfocate, appannate, ma ciononostante, chiare.
E dio, dio dio diossimo, Bri, questa frase mi ha proprio stretto lo stomaco - in senso positivo, è inteso - : "Lentamente, si sposta verso il bagno. Si sciacqua la faccia, tentando di lavare via i pensieri. Si guarda allo specchio e vede l'ombra di un uomo.
[Basta]"
Io non credo che tu ti renda conto appieno di quello che hai scritto. È qualcosa di così delicato e sottile e leggero che è, in una visione d'insieme, tutto così armonico.
Come il tuo stile, delicato anch'esso, appannato, non come uno schiaffo forte, di quelli che ti lasciano il segno, ma più come uno sfioramento, un tocco accennato, come quelli che ti lasciano la pelle d'oca sulle braccia.
E io, quella pelle d'oca, che tu ci creda o no, l'ho avuta.
Mi inchino davanti a te e a questa tua storia.
La tua amichevole rana di quartiere. <3 |