Recensione per il contest "A ciascuno il suo" indetto sul forum di EFP
Grammatica e sintassi: 9/10
Ho poco da dire riguardo questo parametro in quanto ho trovato davvero pochissimi errori, per lo più legati alla distrazione; “istallare” al posto di “installare”, “un’amante” al posto di “un amante” (riferito ad Alex, il sostantivo non necessita dell’apostrofo); “gli sorrise” invece di “le sorrise” (riferito a Elisabeth, quindi necessita del pronome personale femminile). Inoltre, qui: “Nonostante abbigliamento” hai dimenticato di inserire un articolo.
Lessico e Stile: 8/10
In questo caso, la riduzione del punteggio è causato principalmente dalla punteggiatura e da qualche piccola ripetizione. In “Si scusò chinando la testa” manca la virgola, poi manca lo spazio in “Credevo che fosse il mio sogno!E poi, come mai questi abiti?”; viene ripetuto lo stesso aggettivo nella medesima frase qui: “[…] attraverso l’ampia scollatura merlettata; l’ampia gonna […]”; anche qui: “chiese il ragazzo sollevando un sopracciglio” e qui “esclamò Rob scolandosi qualcosa di non identificato” manca la virgola; in questa frase, invece, utilizzi lo stesso verbo a breve distanza, e seppur coniugato diversamente diminuisce la scorrevolezza del testo: “Quando i primi fuochi d’artificio scoppiarono nel cielo stellato, Elisabeth aveva appena raggiunto i suoi compagni di classe accanto al falò scoppiettante”; nella frase “Rob si avvicinò alle sue spalle, appoggiandovi il suo giubbotto di pelle”, l’utilizzo dello stesso pronome personale può essere evitato sostituendo il secondo con “proprio”, magari meno elegante, ma almeno migliora la resa del testo stesso; qui “Scavalcò un tronco caduto, si strappò il giubbotto” personalmente avrei sostituito quella virgola con una congiunzione coordinante, ma non è un vero e proprio errore. Consiglierei invece di utilizzare un sinonimo in questa frase: “Non c’era alcun sentiero che portasse all’interno del bosco e Rob fu caricato sulla lettiga e portato via”, dove viene ripetuto il verbo portare quando invece può essere sostituito con un altro termine magari anche più appropriato. Per il resto ho riscontrato un’ottima padronanza della lingua italiana e un buon repertorio lessicale, e sicuramente un registro linguistico appropriato nella maggior parte dei casi. Ad esempio ho notato un innalzamento linguistico nei momenti in cui vengono descritti i sogni di Beth e l’ho trovata un’idea molto azzeccata, in linea anche con le atmosfere riscontrabili durante l’esperienza onirica della ragazza. La punteggiatura, sebbene opinabile nei casi che tu ho riportato prima, è generalmente corretta, tranne in qualche caso in cui è proprio errata, e cioè qui: “le maniche svasate, somigliavano a piccole ali cremisi”, perché la virgola non va mai, mai inserita tra soggetto e predicato verbale, e qui: “Alex indossava una strana armatura, da cavaliere medievale e gli sorrise dolcemente mentre si sfilava l’elmo dal capo.” In questo caso, o inserisci “da cavaliere medievale” in un inciso racchiuso tra virgole, o sposti la virgola dopo “medievale”. Lo stesso problema si ripresenta qui: “la sella e le redini dello stesso colore del suo abito, spiccavano sul manto nero e lucido.”: o inserisci “dello stesso colore del suo abito” in un inciso, oppure devi togliere la virgola dopo abito, altrimenti incorri nell’errore di interporre una virgola tra il soggetto e il suo predicato. Qui, invece, “Credevo che tutte le ragazze sognassero un bel cavaliere pronto a proteggerle?” non serve il punto interrogativo perché non si tratta di un’interrogativa diretta. Per il resto, mi piace molto il tuo stile e il modo in cui riesci a dare incisività alle frase, evocando bene le immagini che descrivi nell’immaginazione del lettore, l’unica “pecca” che ha reso meno scorrevole la mia lettura – ma che non è da prendere come un dogma, dato che è un parere del tutto soggettivo – è che, secondo la mia opinione, abusi dei puntini di sospensione, inserendoli in momenti in cui sarebbe più corretto usare un altro tipo di punteggiatura. Inoltre, ti consiglio di andare a capo solo quando è necessario, e cioè quando finisce un periodo e ne inizia un altro, altrimenti l’incisività di questo metodo perde, se viene usato troppo spesso.
Caratterizzazione dei personaggi: 6/10
Purtroppo il punteggio è basso perché, a mio parere, i protagonisti non sono sufficientemente caratterizzati. I personaggi sono originali, non ricalcati da un’altra opera esistente, quindi hanno bisogno di una caratterizzazione più accurata. Elizabeth ha saputo provocare in me poche emozioni e il quadro che ne ho ricavato è piatto, insipido, non ho visto in lei niente di diverso dal classico ritratto-stereotipo dell’eroina romanzesca che, però, non riesce a venir fuori come completo. Sappiamo che è la figlia del sindaco, che è audace e spesso sprezzante del pericolo, che le piacciono i bei ragazzi e… basta. Capisco il tuo desiderio di accennare qualche dettaglio e lasciare che l’immaginazione del lettore faccia il resto, ma in questo caso l’abbozzo di personalità che le hai dato è troppo, troppo scarno. Ugualmente Alex, sebbene mi sia piaciuto di più, non è altro che una figura bidimensionale stampata su carta, ma in questo caso possiamo almeno giustificarlo, dato che la storia è dal punto di vista di Elisabeth. Le uniche scene in cui sono apparsi più “reali” sono, paradossalmente, quelle dei sogni, in cui riescono a venir fuori come personaggi dotati di un po’ di spessore, ma anche in quei casi manca ciò che li rende veramente umani – o, nel caso di Alex, “mostruosi”. Mi soffermo poco sull’amico di Elisabeth, che appare poco ed è visibilmente un modo per far andare avanti la storia, nulla di più, ma almeno nelle poche righe in cui fa da personaggio principale riesce ad affermarsi come figura credibile e ben costruita. Tuttavia per la maggior parte della storia i dialoghi mi sono parsi ben fatti ed accurati, tranne nell’ultimo segmento in cui si trovano alla resa dei conti Rob, Elisabeth e Axel: lì le loro parole mi sono sembrate tutto fuorché naturali e ho riscontrato una certa artificiosità nel loro modo di esprimersi.
Sviluppo della trama: 7/10
Quello che veramente manca alla storia è l’originalità. La trama sa di visto e rivisto, con il piccolo paese tormentato da una presenza oscura, i cadaveri, le sparizioni, perfino l’attribuzione delle morti ad attacchi animali ha il sapore di altre opere, come The Vampire Diaries o Twilight. La ragazza ingannata dal ragazzo misterioso che in realtà è l’artefice di tutto il male che occlude la cittadina, il prendere in ostaggio il migliore amico della protagonista, niente di tutto questo è realmente originale perché sono elementi base di qualsiasi romanzo sovrannaturale, ma l’avresti resto più tuo forse con uno sviluppo più accurato e approfondito. La storia è breve pur essendo multi capitolo e ne si conosce l’esito già dal primo, quindi il resto della lettura è un piacevole passatempo, sì, ma l’unico colpo di scena è quando Elizabeth cede di fronte alle minacce e si lascia portare via da Alex, creando un finale aperto non del tutto soddisfacente. Le domande che si pone il lettore lettura sono tante, forse troppo, e alla fine della lettura non rimane nulla di veramente concreto. Il racconto inizia con la descrizione della città e di questa bacheca affissa fuori dal Palazzo Comunale, ma poi questa benedetta bacheca non la nomini più e non spieghi a cosa effettivamente serve, e perché le vecchiette ne sono tanto spaventate. Si può arrivare alla sua funzione, ma sembra quasi che tu l’abbia inserita come elemento di scena per creare atmosfera e poi te ne sia dimenticata; stessa cosa per le famigerate sbarre alla finestra. Ora, la loro installazione ha pienamente senso, ma che senso ha far sì che si possano aprire tramite una chiave? Non ho sinceramente capito nemmeno come si può farlo, avendomele immaginate come le sbarre alle finestre di un manicomio, o di una prigione. Non hanno lucchetto e non avrebbe senso nemmeno metterlo, perché se ci sono le sbarre significa che si vuole tener dentro – o fuori – qualcuno. Che senso ha dunque dare una possibilità di fuga al malcapitato che se le ritrova alla finestra? Capisco che l’esigenze di trama abbiamo imposto che Elisabeth fuggisse dalla sua stanza per partecipare alla cerimonia del falò di Guy Fawkes, ma se il prezzo è sacrificare la credibilità tanto valeva eliminare questo elemento e inserirne uno simile, ad esempio il fatto che il padre chiuda la porta d’ingresso e a Elizabeth serva la chiave per uscire di casa. Nonostante tutto, ho apprezzato decisamente alcuni particolari, primo fra tutti l’atmosfera che sei riuscita a creare, piena di ansia e angoscia per tutta la durata del racconto, in piena linea sia con la canzone che con il genere scelto; a questo proposito, ho trovato azzeccato e ben costruito l’inserimento della filastrocca che torna a presentarsi in tutti i momenti cruciali del racconto e contribuisce a dare un tocco in più all’inquietudine che permea tutti e tre i capitoli. Insieme al tuo stile molto buono e ben in sintonia con il tema trattato, questo è riuscito a farmi apprezzare moltissimo la storia, a prescindere dalla poca originalità dei singoli elementi e dai personaggi che avrebbero potuto essere caratterizzati meglio.
Bonus: 3/4
Su questo punto ho ben poco da dire, la canzone ben si lega al testo e il genere principale è sicuramente l’horror/sovrannaturale, quindi il punteggio è di tre.
Gradimento personale: 0.5/1
Come ho già detto, non è che la storia non mi sia piaciuta, anzi, in svariati punti è riuscita a coinvolgermi moltissimo; tuttavia, uno sviluppo più approfondito avrebbe di sicuro migliorato la resa. Un tema del genere può diventare molto originale pur partendo da spunti visti e rivisiti, e anche i personaggi, inseriti in una trama più complessa, sarebbero apparsi meno piatti. D’altra parte la correttezza generalo del testo e la tua padronanza dell’italiano hanno contribuito molto a farmi apprezzare la lettura, quindi anche se il punteggio non è pieno per i sopracitati motivi, ho voluto darti mezzo punto per farti capire che la storia non mi ha lasciato indifferente.
Totale: 33,5/45 |