Ciao cara,
che dire, la terza coppia di poesie è dedicata a Gojyo, un personaggio davvero intrigante che noi tutti conosciamo bene, verso il quale ammetto di nutrire una sorta di fascino o inclinazione. Sarei di parte, se dicessi solamente che si tratta di qualcosa di perfetto; perciò non ho molta voglia di lasciarmi andare a un commento breve, bensì a uno intenso e minuzioso – le poesie, in fondo, sono fatte di sensazioni e come tali vanno trattate.
Per quanto riguarda la prima in alto a sinistra, posso dire che in un primo momento mi ha ricordato la coincidenza con quella di Ukoku del capitolo 2, ma in modo completamente diverso, capovolto. Trascendendo dalla formazione stilistica, posso inoltre dire che il bannerino scelto è azzeccato, ma non solo, sembra suggerire un periodo specifico della sua vita, quasi come se si trattasse ancora una volta di apparenza e interno, quest’altalena di sensazioni scisse con parole ermetiche e punteggiatura futuristica (?)
Se nel secondo capitolo sei stata quasi scolastica e impeccabile con l’ermetismo, in questo caso trascendiamo di nuovo negli altri stili che ho citato con il mio primo commento.
Tra quelle parole riesco a vedere l’ansia, l’angoscia e il tormento del rosso che, costretto in una vita fatta di singhiozzi inespressi, si rigetta su se stesso come quasi una condanna – e questa volta non parliamo del suo essere mezzosangue, no, ma di qualcosa ancor più grande e mi chiedo a cosa avessi fatto riferimento, mentre la stendevi. Sono curiosa, lo ammetto, ma a me viene in mente l’adolescenza, le cavolate, l’alcol e quel maledetto di Banri. Sono pazza, probabilmente, ma è come se fosse ambientata contro un Gojyo ancora giovane e grezzo che si tormenta per ogni cosa.
La seconda, invece, sembra rilucere d’interno e affascinante illusione. Parla di sogni e fantasia, perciò è così che, crescendo, non può far altro che continuare a fissare l’idea con l’aria di chi sa di esservi troppo lontano per raggiungerla.
L’ho adorata, sebbene sia scandita in un modo particolare dalla punteggiatura – per questo ho fatto un parallelismo con la poesia futurista; e penso che se avessi messo uno scarabocchio alla fine della stessa si sarebbe reso di più il groppo in gola.
Perfetto questo capitolo, davvero bello.
Alla prossima,
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