Urge una premessa con una considerazione del tutto velleitaria, in quanto personale.
Sono dell'idea che i titoli di coda siano molto più importanti dello stesso film, perché segnalano dei dettagli che, durante la visione, sono passati quasi inosservati all'occhio di chi vede. Per comporre un singolo frame di un'animazione stop-motion ci vogliono ore, anche solo per un battito di ciglia!, per creare il "pupazzetto" ci vogliono tonnellate di concept art; per dare forma e spessore alla maquette, il modellatore deve seguire alla lettera un lavoro precedente, durato come minimo ventiquattro ore continue di travaglio da parte di chi "lavora sporco"... non ti dico cos'è fare una comparaison, perché è un'operazione assurda - in termini di pazienza, prevalentemente. Sono innamorata follemente del processo elaborato dietro ad un film, citare i titoli di coda però non deve essere per forza un ringraziamento per chi ha goduto della trama, ma la riprova che, per lavorare ad un'opera, c'è voluto tempo, sudore e voglia di una costante crescita culturale e professionale. Nel tuo caso, non solo hai buttato nero su bianco una storia, ma hai creato un'ambientazione vera e propria, che somiglia al gioco, ma assume in più delle caratteristiche personali e realmente importanti, perché hanno reso credibile una vicenda del tutto nuova. Ci vuole poco ad usare frasi fatte, luoghi comuni, o traslare opinioni per mandare ooc i personaggi e far valere subdolamente il proprio punto di vista... ma tu non fatto niente di tutto questo, lavorando per dare una forma specifica ed una "grafica" alla trama. Quando ti propongono di stampare un libro illustrato, la forma è fondamentale alla pari delle idee, e la tua forma per la stesura di questa storia è stata impeccabile. Rileggendo AtO per intero, posso confermarti che non sei andata mai e poi mai fuori strada, raggiungendo dei livelli che in pochi qui dentro si sognano. Non hai tentato virtuosismi, perché gli esperimenti fatti sono risultati affini alla storia, senza mai far cadere gli eventi nello scontato o nello stravisto. In tutto questo, la mia opinione è palese: hai fatto un salto di qualità assurdo, con questa storia, e sono convinta che in futuro, semmai decidessi di proseguire la vicenda, o scrivere un'opera tua, perdurerà questa volontaria crescita.
Detto questo, passo direttamente al capitolo, perché anche qui urgono considerazioni su considerazioni.
L'immagine iniziale è efficace a dir poco, hai introdotto la vicenda presentandoci una scena raccapricciante, che culmina con una Miranda in difficoltà davanti ad un pulsante. Questo silenzio si ripercuote su tutto il capitolo, assumendo i tratti di una conversazione malignamente muta. Ci sono troppi pensieri e il più delle volte quei pensieri non portano a qualcosa di positivo, preferendo loro addentare il testo e proporci quanto verosimilmente frustrante potrebbe essere ritrovarsi alle prese con una situazione senza nessuna via d'uscita. La via d'uscita c'è, ma in quel momento risulta avere il diametro di un protone, da quanto è minuscola...
Parlavamo, qualche tempo fa, di come fossero stupidi certi spezzoni di questa romance, non tanto per il contenuto ma... diamine, penso che lo Shepard di Mass Effect 2 abbia come soprannome "l'inappropriato", perché no, il suo atteggiamento non ha assolutamente alcun senso.
Ho davanti l'ultima parte del capitolo e non so davvero come reagire, cioè, so come farlo, ma non come esprimere ciò che sento. Boh, parto da... boh!!! Diamine, sono talmente uguali e... hai descritto una scena di sesso? Oh, eccome se l'hai descritta!, e nel modo più erotico possibile: senza esplicitare i gesti. I riferimenti erano palesi, ma anche no, ma forse sì, ma tipo onde e scogli, fiori e farfalle, cavoli a merenda (stommuoro, voglio un calmante).
Il punto è questo, ultimamente mi sono disabituata a questa gamma di parallelismi, ormai la vista si è talmente abituata ad una prospettiva ad un solo fuoco che leggere queste raffinatezze mi commuove in maniera assurda. La carica erotica di quel pezzo è pazzesca, è una carezza mentale indiscutibile, non so davvero più da che parte voltarmi, perché boh, l'ammirazione? La stima? Hai fatto un lavoro stupendo. Quando l'ho letto per la prima volta, pochi secondi prima di salutarti, ero in una situazione emotiva tremenda, perché no, non potevo dirti nulla, su quanto avessi trovato perfetto quel tassello inevitabile (ed indispensabile) di trama xD ma ero anche pazzescamente piena di cose da dire, sulle quali riflettere, che ho dovuto lasciarmi un attimo di tempo per recuperare le idee e ritornare a rileggerlo con tutta la dovuta calma e pazienza per uniformare il mio pensiero. No, non è diventato né uniforme né coerente, ma sono talmente pigra da non riuscire a seguire gli appunti... diamine, è difficile, davvero difficile. Il punto è che quell'"incontro" (il colpo di tosse è indispensabile: *COUGH*) è realmente l'unico modo che potevano avere per uscire da questo dannato tiro alla fune che si portano avanti fin dall'inizio, perché non si sono mai né realmente mossi dal loro punto di ancoraggio, né si sono mai strattonati per portare l'altro a buttarsi in qualcosa che sarebbe andato contro ciò a cui era stato abituato, per mestiere o per necessità.
Passerò alla fine del silenzio, dunque, che non è altro che l'apertura definitiva (o no?) del personaggio che tra i due si è espresso in modo diretto fin dall'inizio, ma in realtà era tutta una messinscena. Ann ha finalmente trasmesso, chiaro e tondo, quello che non poteva permettersi di dire. Lo accennava, lo ammetteva tristemente, ma mai e poi mai si era tranquillamente rivolta a sé stessa, dicendosi chiaro e tondo che sì, a volte è dannatamente più produttivo abbandonare l'autocritica per ammettere che le cose vanno in un certo modo perché è così che devono andare. Non so quanto possa essere efficace questa lettura, ma mi sento incapace anche solo a relazionarmi ad entrambi questi personaggi...
C'è tantissimo altro da dire, dalla videochat con Kolyat, al dialogo con Joker, e non fanno parte assolutamente del contesto, ma sono degli addendi che permettono ai personaggi di arrivare ad una soluzione altamente istintiva e necessaria, contribuendo alla necessità di reagire, a modo loro.
Però sono emotivamente esausta, e devo concludere, sentendomi fortemente in obbligo nei tuoi confronti, perché non solo ci hai presentato una rivisitazione di quella che tra tutte è la storia d'amore più bella del gioco, per femshep, ma ci hai dato un testo pulito, privo di eccessi e raffinato, cosa che è rarissima da trovare sia nella vita reale che in quella fittizia del virtuale. Non dire che non lo meriti, non dire che esagero o cazzate simili, perché è quello che penso. Il sacrificio per elaborare ogni dato e tradurlo in modo da adattarlo alla vicenda è stato enorme, immagino, perché non hai voluto assolutamente revisionare un lavoro precedente, ne hai creato un altro, esprimendoti con chiarezza, dando aspettative ed esaurendole con spiegazioni degne. Stima profonda, Against the Odds è una delle storie più belle che abbia mai letto e no, non mi intristisce che sia alle battute finali, perché anche Mass Effect è finito, eppure continuiamo strenuamente ad appassionarci alle sue vicende come se non ci fosse un domani. Per questa storia varrà lo stesso.
**Disclaimer: Nessun Volus di nome Varn è stato sfruttato per rotolare scomposto nei tasti del mac del recensore. E se quel piccino sostiene il contrario, significa che non è lo stesso Volus e siete dei dannati razzisti! Solo perché -poveriloroivolus- sono piccoli e ansiogeni, non significa che gli piaccia essere discriminati. Tzè, questi alieni a cinque dita... quando ero giovane io, sei dita bastavano e avanzavano per mandare un Krogan nei recessi della Galassia! Queste minoranze che si atteggiano a superiori... poi voglio vedere voi a sopravvivere senza un Pallazzo che vi rialza gli scudini!** |