Gargamella.
Io lo so che sono in uno pseudoritardovergognosissimo, ma devo smettere di indugiare per capire cosa devo scrivere e buttarmi (?).
Orbene, Folie à deux. Mi era parso di leggere di una One-Shot con questo titolo, poi miracolosamente trovo altri tre capitoli e BOH, via a leggere.
Sono maledettamente contenta di vedere qualcosa di scritto da te, qui in sezione, contenta come quei gatti di plastica sulle vetrine dei negozi dei cinesi. Ciao J, ciao J, ciao J, ciao J
...e si ruppe un braccio.
Bene, torniamo per un attimo nel mondo degli adulti: Folie à Deux.
Una coppia che mai e poi mai mi sarei aspettata, più per pigrizia mentale mia che per altro... sono rimasta molto sorpresa, non lo nego, ma è una sorpresa molto positiva.
Purtroppo per te, sei diventata la Donna dei Titoli. Perché il "purtroppo"? Beh, perché ora ti stresserò finché non avrò preso ogni frammento di quel meraviglioso "Folie à Deux", per spremerlo finché non rimane la solita goccia che scivola spazientita sullo spremiagrumi quand'è il momento di farsi una spremuta alla vecchia maniera.
Folie. All'inizio non ero a conoscenza che potesse avere più significati, mi ricordavo di un album abbastanza famoso, ma della malattia non avevo mai sentito parlare. Mi sono consultata con madre, a tal proposito, e lei mi ha regalato questa perla: "forse stai guardando il quadro da una prospettiva sbagliata, forse stai davvero traducendo 'folie' con follia, anziché con 'pazzia'". Boh, ho aperto immediatamente il mio dizionario di francese e sono andata a cercarmi l'etimo.
Scoprire che Pazzia è probabilmente un derivato di Patire mi ha aperto un mondo. E dire che a me sembrava un titolo così sgargiante...
Sono rimasta letteralmente rapita ad osservare solo e soltanto quel titolo, giusto per assorbirne ogni curva sonora. Poi mi sono decisa a rileggere il capitolo, addentrandomi in quello che è l'appartamento di una persona che non vuole smettere di soffrire, che si detesta anche solo per il fatto di essere detestabile agli occhi di qualcuno.
L'atteggiamento è quello di una persona malata di chagrin, è ovvio. Perché il francese è una lingua così perfetta?
Chagrin è il peggior nemico dell'uomo, così come Ennuie è il peggior nemico del romantico. Solo che entrambi i termini calzano alla perfezione nella dimensione individuale, sono ricorrenti e avvolgenti, come dei guanti in lattice.
C'è un divano, nel caso di Kolyat, e c'è il classico atteggiamento di qualcuno che vuole forzatamente sfiorare il malessere con la punta delle dita, pur di non turbarlo. Hai creato una sequenza di immagini meravigliose, prima che il campanello squarciasse il compromesso che il Drell si era preso con le immagini che passavano dietro lo schermo.
Ho sbuffato anch'io, mentre osservava attraverso lo spioncino, perché so cosa vuol dire passare una serata cercando di dare al dolore la consistenza del Nulla.
E poi arriva il classico e intramontabile "raggio di sole che squarcia l'oscurità".
Solo che Kolyat, inaspettatamente non si scioglie, lascia che la luce filtri tra le veneziane e si copre gli occhi, infastidito, lasciando sopito il desiderio di distanziare appena le dita, di sbirciare, di poter almeno scoprire cosa si sta perdendo... non saprei, ma è una situazione che mi ha messo di un mare di interrogativi ma che mi ha lasciata potenzialmente soddisfatta.
Ogni tanto capita di entrare nei panni di un personaggio e di capire perché agisce in un determinato modo... almeno, per me è una cosa naturale, quando mi appassiono a qualcosa. Sei riuscita a coinvolgermi ancora una volta, che ti scivoli la crostatina dalla parte del cioccolato, semmai tu decidessi di lasciar perdere questa storia!! xD
Oh, ma devo smetterla, volevo solo farti dei complimenti sinceri per questo tuo ritorno in grande stile, ma mi riesce di vedere solo figure indistinte ai bordi dello schermo del portatile...
Scusa, Ori, hai perso un frammento di stella nell'appartamento di Kolyat, non so se te ne sei accorta.
Voglio capire che forma prenderà quel frammento, che Galassia sceglierà di abitare, spero che sia in una Galassia azzurra e melancolica.
Dolce pazzia. Dolce oblio. Non vedo l'ora di premere il tasto avanti e perdermi di nuovo in mille ragionamenti.
Ti ringrazio infinitamente.
A presto
J. |