E' incredibile, ma di tutti i racconti introspettivi che ho fino ad ora letto (e sono parecchi), il tuo è uno dei più belli in assoluto. In qualsiasi racconto trovo sempre qualche difetto, qualcosa che non va che non perdo tempo a far notare allo scrittore, ma questa volta, con mio grande stupore, non posso trovare alcun difetto. Che dire? E' toccante, profondo, corretto nella forma e nel linguaggio. Non ci sono errori di grammatica, di punteggiatura. Il racconto è stato suddiviso bene in versi. E' praticamente perfetto. 
La forma è perfetta, ma quello che mi ha entusiasmato ancora di più, è stato il significato.
Stai descrivendo un fiume di parole, probabilmente vuote, vuote ma che fanno soffrire. Hai bisogno di qualcuno che ti aiuti a non annegare in questo fiume, hai bisogno di sopravvivere a queste terribili parole. Pur non facendo nessun riferimento preciso ad alcuna sensazione, evitando di usare aggettivi o sostantivi evocativi, sei riuscito a farmi provare belle sensazioni ed emozioni. E’ questa la bellezza della tua riflessione, cioè, oltre alla correttezza nella forma e nella grammatica, alla scorrevolezza e al suo senso, la bellezza sta nel riuscire ad evocare sensazioni ed emozioni in un modo unico, paragonando queste parole opprimenti ad un fiume in piena, ma senza mai usare termini facili tipo “morire, soffrire”. Il tuo linguaggio chiaro, limpido, secco, ma al tempo stesso poetico ed estremamente evocativo, rende il tutto molto più efficace e suggestivo. Degni di nota sono poi quel “regalami del complice silenzio” e soprattutto il verso finale, il mio preferito: “Ribevi i tuoi fiumi di parole, mi stanno annegando”. L’uso di “ribere”, raramente usato in questo tipo di scritti, in questo caso è un verbo assolutamente azzeccato, e non avresti potuto trovare un verbo migliore. Assolutamente bravissima! Complimenti! Un genio! La mia opinione è assolutamente positiva!