Recensioni per
What makes mothers all that they are
di TheComet13

Questa storia ha ottenuto 5 recensioni.
Positive : 5
Neutre o critiche: 0


Devi essere loggato per recensire.
Registrati o fai il login.
Recensore Veterano
22/04/20, ore 21:58
Cap. 3:

Piccola Viv.🥰
un vecchio detto dice che raccogli quello che semini ed è esattamente questo che facciamo noi mamme.
Mettiamo a dimora quel piccolo seme, scegliendo il posto più fertile, meno esposto e lo guardiamo crescere. Aiutandolo e sostenendolo il più possibile.
Ecco poi ci sono quei semi speciali che da soli riescono a crescere sull'asfalto o tra il cemento e alcuni diventavano grandi e forti.

Recensore Junior
16/07/14, ore 11:02
Cap. 3:

Recensione 3/3 per la 2° classificata al contest "Throne through space and time"!
Un bel lieto fine - anche se ho apprezzato di più gli altri due capitoli - per una bella storia!
Nel suo complesso mi è piaciuta anche se troppo breve, mannaggia ç____ç
Mi piacerebbe davvero che tu aggiungessi capitoli; non è giusto lasciare una così bella storia in un tale stato di brevità! ahahah
Ok, la smetto.
Grazie di tutto, soprattutto per aver partecipato al contest, e mi scuso per il lasso di tempo che mi son presa per redigere le recensioni. Ma sono stata per una settimana e più sommersa di studio, e non ho avuto davvero né tempo né la testa per mettermici.
Un abbraccio, alla prossima,
Valvo

Recensore Junior
16/07/14, ore 10:54
Cap. 2:

Recensione premio alla 2° classificata al contest "Throne through space and time" (2 di 3)
Sei davvero brava a concentrare così tanto in così poche parole. Deve essere una tua peculiarità, dato che sembra che lo fai con tanta facilità.
Mi piace fin da subito il contrasto che - volutamente, credo - crei con la bambina innocente che ci hai mostrato nel capitolo precedente, e questo solo con la descrizione del suo aspetto fisico.
Ma non ti sei limitata a questo. Una volta mostrato come è la Vivien diciottenne ci mostri le due metà di lei, che giustamente convivono: la parte arrabbiata, e quella che però ha voglia di conoscere quella madre, sui cui, nonostante l'abbia abbandonata, vuole fare buona impressione. Mi dispiace che tu non abbia sviluppato l'incontro tra le due, sarebbe stato interessante e straziante allo stesso tempo. Comunque sia, la stai caratterizzando in modo complesso. Brava.
Continuo.

Recensore Junior
16/07/14, ore 10:46
Cap. 1:

Recensione premio per la 2° classificata al contest "Throne through space and time"
Che bel primo capitolo! Per poco non mi son messa a singhiozzare. La dolcezza della bambina è qualcosa di stupendo, che ti prende il cuore fin da subito, con queste poche righe. E la sua innocenza, mischiata con essa e la sua innata intelligenza che ci fai intuire dai pensieri dei nonni, è una bomba!
Non vedo l'ora di proseguire con il prossimo capitolo.
Valvo

Recensore Junior
30/07/13, ore 14:28
Cap. 1:

- Uso dei prompts: 5/5

Il parallelismo fra il fiore di carta e la figura surrogata della madre ben trovata, con una realizzazione della bimba di questo concetto che va quasi di pari passo con quella fisica del pensierino. Allo stesso modo, nella seconda storia il lettore è partecipe dell’attesa della protagonista, condividendone speranze e delusioni, sentimenti che si ritrovano anche nella terza parte.

 

- Gradimento Personale: 3.5/5

Quando mi hai esposto la tua idea, non ti nascondo che ero piuttosto scettica: sapevo quello che volevo leggere e tu t’eri fatta avanti con qualcosa che si discostava un po’ troppo –ho voluto lasciarti carta bianca per vedere dove saresti andata a parare.

Alla prima lettura, non è che mi sia rimasto granché –della tenerezza dopo la prima parte, un po’ di rabbia per la seconda, un misto di speranza e delusione per la terza e nulla più: a parte questo, niente che mi avesse lasciato un’impressione forte.

Tuttavia, nei giorni seguenti qualcosa è riemerso, come un retrogusto molto, molto flebile, che mi ha spinto a rileggere la storia una seconda volta, e poi, la rivelazione: Vivien mi ricorda, fisicamente, la deliziosa Delirio degli Eterni, il personaggio del pantheon gaimaniano che amo più di tutti –assieme a Death, ovviamente. Posso quindi affermare che, alla fine, sei riuscita a giocare bene le tue carte.

Detto questo, la seconda parte riceve il premio speciale “Cuor di Piombo”.

 

- Grammatica e Ortografia: 8,3/10

Un “errore” frequente, riguarda i dialoghi: li chiudi sempre con il punto, indipendentemente che la frase di descrizione sia legata al discorso o meno. Per intenderci:

“Bla bla bla,” disse Tizio, “bla bla bla.”
“Bla bla bla.” Caio abbassò lo sguardo. “Bla.”

Sapendo che questa è la regola in Inglese, ho cercato il corrispettivo nel sito della Crusca, per essere certa di quello che dice a riguardo la grammatica italiana: non avendo trovato una risposta precisa, ho deciso di considerartelo come errore soggettivo.

Inoltre, ho visto che usi le virgolette alte sia per i dialoghi che per evidenziare alcune parole o parti di frasi: personalmente, trovo che questo sistema confonda un po’ il lettore. Ti suggerisco di usare o un altro segno di punteggiatura per introdurre il discorso diretto, oppure il corsivo per le parti fra virgolette.

 

"La tua mamma ti ha messo al mondo, ma non si può prendere cura di te e quindi la chiesto a me, a papà e alla nonna di farlo al posto suo." (prima del ma ci vuol la virgola)

Alla risposta negativa della maestra, Vivien chiese di poter costruire anche lei una rosa di carta. (a capo.)

"Io non so dove sia la mia mamma, (...)

Le ci erano voluti giorni e giorni di ricerche, ma finalmente, quel pomeriggio di aprile, Vivien si era diretta all'indirizzo che aveva trovato sulle Pagine Bianche (gli incisi vanno fra le virgole ;) )

Per i vestiti non c'era molto da fare, pensò, ma in fondo, poteva essere vestita peggio (avevi saltato una virgola e ci sono due refusi: il ma con la maiuscola e vesita invece di vestita)

C'erano giorni in cui era vestita molto peggio, con qualche corsetto comprato al Dark Side e con gonne così corte che chiamarle gonne era fare loro un complimento. (una ripetizione che trovo inutile)

Si slacciò la giacca per mettere in mostra la maglietta dei Queen che indossava: in fondo, secondo i racconti di suo padre, lei era stata concepita proprio in seguito a un concerto dei Queen a Londra nell'ottobre del 1977. (non si tratta di una vera e propria spiegazione, ma le due frasi sono legate)

Vivien lanciò uno sguardo all'orologio che portava al polso: era passata un'ora da quando era arrivata, e di Linda ancora nessuna traccia. Non le pesava aspettare: aveva aspettato diciassette anni, quindi cos'erano poche ore in più? (idem con patate)

Una parte di lei provava un fortissimo risentimento verso quella donna, che l'aveva abbandonata e che mai una volta, in diciassette anni, si era interessata a lei, ma c'era un'altra parte in Vivien che smaniava dalla voglia di conoscere sua madre, di poter finalmente capire cosa volesse dire avere una madre. (la frase come l’avevi scritta, era un po’ pesante, quindi qualche virgola –fra cui due per l’inciso ed un’altra che precede il ma al posto del punto e virgola- le giova)

Vivien non aveva portato con sè l'ombrello, ma non si preoccupò più di tanto: chissà, magari lei e Linda sarebbero andate a cena insieme da qualche parte per poter parlare con calma, (la seconda frase spiega la prima, ergo i due punti)

(...) di Linda, che l'avevano(...), Vivien si rese conto che, nonostante(...) (le virgole per gli incisi. Ed ho cercato di non spoilerare per le altre concorrenti ;) )

(...) ma lì non aveva sofferto... e in più non aveva assolutamente ricordi di quei giorni, quindi non contava). (saltato uno spazio)

Quella notte si era svegliata scossa da violenti brividi di freddo, nonostante il riscaldamento fosse al massimo, e aveva passato ore seduta sul pavimento del bagno, vomitando anche l'anima. (Trovo più leggibile invertire le due parti ad inizio frase e, ancora una volta, un inciso)

Quella mattina, quando aveva chiamato sua nonna, aveva minimizzato le sue condizioni per non farla preoccupare, ma la realtà era che il termometro ora segnava 40.2, inoltre il suo stomaco non si era calmato abbastanza a lungo per permetterle di alzarsi dal pavimento del bagno e tornare a letto, e Vivien era abbastanza certa che stava iniziando ad avere delle allucinazioni. (una pausa breve ci sta bene, e ho sostituito la congiunzione per cercare di mantenere il senso della frase così come suppongo tu l’abbia intesa.)

Vivien cercò di parlare, ma dopo aver passato buona parte della notte e un'intera mattinata a rimettere, la sua gola era bruciava terribilmente se cercava di emettere un suono. (l’era è di troppo –che comunque abbisognerebbe di bruciata.)

Quando cercò di muoversi, Vivien si rese conto che c'era qualcuno che dormiva con la testa appoggiata sul bordo del letto, una mano stretta in quella di Vivien nella sua e l'altra ancora appoggiata sulla pezza ormai asciutta sulla fronte della rossa. (una ripetizione che, come vedi, poteva essere evitata senza perdere il senso della frase.)

Addison aveva solo quattordici anni più di Vivien, e quest'ultima non l'aveva mai considerata una matrigna, ma un'amica, soprattutto considerato che Addison e suo il padre di Vivien si erano sposati che Vivien lei aveva già ventidue anni e non viveva più in casa con loro. Eppure, quel giorno, Addison si era presa cura di Vivien come se fosse stata sua figlia. (idem con patate)

(...) e, per la prima volta, aveva sentito che (...) (inciso)

 

- Originalità: 8,5/10

Fattelo dire, ragazza, il fatto che tu abbia usato come figura unitaria la figlia, può essere considerato barare rispetto alla consegna: mi vedo costretta, quindi, a toglierti mezzo punto a parte.

A parte questo e cercando di restare più su un piano oggettivo, devo ammettere che le situazioni da te descritte, nella vita reale, non è che siano rare: bambini cresciuti dai nonni o altri parenti e adolescenti che decidono di incontrare la madre naturale ce ne sono a bizzeffe, tanto che scommetto che ognuno di noi ne abbia incrociato un caso almeno una volta. E l’originalità, sta proprio qui: a parte i personaggi della letteratura sfigata di fine Ottocento, non sono mai incappata in racconti amatoriali che affrontano queste tematiche. La chicca, da questo punto di vista, è l’ultimo racconto: solitamente in una situazione simile ci si attenderebbe un rapporto alla “Cenerentola” e non alla “Tartufo”.

 

- Stile e Lessico: 7/10

Per quanto riguarda il lessico, nulla da dire a parte qualche ripetizione di troppo che, purtroppo, fanno sentire il loro effetto sullo stile che, a volte, si appanna un pochetto in alcune arzigogolature, soprattutto nell’ultima parte.

 

- Trama: 10/10

La trama è sviluppata in modo interessante, senza buchi e rispondendo a tutte le domande che il lettore si potrebbe porre durante la lettura –anche se, a volte, non sono quelle che si vorrebbe leggere. Inoltre, vediamo il personaggio principale maturare ed evolvere, non solo fra una parte e l’altra, ma anche all’interno delle stesse, assieme alle sue consapevolezze.

 

Totale: 42,3/50