io non so davvero cosa dire. semplicemente grazie, ci conosciamo da pochissimo ma grazie.
grazie per le tue parole, per le tue frasi e i tuoi capitoli, per ciò che interpreti con una semplice "Youngbae scattò al nome dell’amico; si voltò a guardare il controllore che l’aveva urlato, corse verso di lui e aspettò a pochi metri l’arrivo del suddetto.
Un sospiro di sollievo fiorì nel suo petto quando vide che era davvero il Daesung che conosceva, accompagnato da Jiyong. Youngbae si sentì un pochino meglio.
Non era solo, e non era poco."
sei speciale in ogni cosa, sul serio. ed è così strano da sentire, perché so a malapena che ti chiami Silvia e che scrivi su di loro, non so nient'altro. ma tutto questo, tutto quello che tu scrivi e che io leggo, mi da modo di conoscerti.
anche a me piacerebbe parlarti.
“Seunghyun!”
Sbatté un paio di volta le palpebre, per focalizzare il suo sguardo sul volto di sua madre.
“Sì, mamma” - le dita gentili di sua madre gli sfiorarono i capelli nerissimi.
“Sono così fiera di te” gli disse, un torpore affettuoso negli occhi. Seungri la abbracciò forte, fortissimo, si lasciò accarezzare la nuca da lei, proprio come quando era un bambino: e dopotutto non si sentiva diversamente. Un bambino che sta provando a saltare un burrone troppo, troppo aldilà delle sue possibilità.
questo è decisamente il Seungri più dolce che io abbia mai letto. è ancora un bambino, come tu stessa l'hai descritto e come lui s'è sentito, ma non come gli altri. e lo si può capire dal coraggio che ha avuto nell'arruolarsi. perché diciamocelo, nessuno in questa epoca lo farebbe mai.
Le parole volarono via dalla mente del più grande. Perché, chiedeva Seungri? Non lo sapeva.
Mille probabili risposte sarebbero state plausibili - sei come un fratello, mi preoccupo per te, penso alla tua famiglia, sei troppo giovane -, ma nessuna di loro gli sembrava abbastanza.
“Puoi...puoi non domandarlo?”
questa parte mi ha colpito l'anima, ti giuro. posso immaginare il perché Youngbae non voglia, ma preferisco non dirlo. in caso io non abbia capito, me lo tengo per me.
ma vorrei tanto che fosse come penso. morirei di gioia.
Il più piccolo si asciugava le lacrime con la manica del cappotto nero, ma era sorridente; il più grande guardava il terreno ma ridacchiava. Parlavano con una tranquillità così silenziosa e strisciante; accennata, ma forte come mille tempeste. Jiyong la vedeva riflessa nei loro occhi, la quiete dopo la tempesta, il silenzio dopo il rombo dei tuoni, la pace dopo il dolore tagliente.
"la pace dopo il dolore tagliente".
non posso farcela. non reggo tutto questo. è troppo forte per me, immenso.
dio, non posso farcela.
Un petalo cadde sul naso di Jiyong, pingendo la sua vista di quello stesso colore pastello che era proprio di tutto l’albero. Fra quel colore e quel bianco del cielo c’erano i suoi amici. Il cuore gli batté forte nel petto.
Un ruggito potente delle arterie.
Un tremolio fin nei capillari più azzurrini.
Seppe che non avrebbe mai più vissuto una tale felicità.
non posso farcela, l'ho già detto?
sono due volte di fila che piango, e dovrei odiarti. ma non ti odio.
perché amo questa storia, amo loro e detesto immaginare la mia vita se tutto questo accadesse.
sei magnifica, Silvia.
non c'è bisogno di ringraziarmi, dovrei essere sempre io a ringraziare te. e lo farò in ogni capitolo.
grazie. <3 |