Innanzitutto, complimenti per la scelta della situazione del gioco da descrivere e narrare. E' sicuramente uno dei momenti più struggenti di tutto il gioco e sono d'accordo con te quando dici che anche se la fine di Brahne è stata del tutto meritata, era pur sempre la madre di Garnet e quindi dobbiamo comprendere il suo dolore, pur tenendo da conto tutto il male che lei e la sua ambizione hanno fatto a lei, la sua unica e adorata figlia, e a noi, poveri ignari giocatori.
Detto questo, secondo me lo stile che hai avuto è stato davvero ottimo. Leggero, sottile, evanescente come un filo di fumo, quello che era la forza di Garnet in quel momento atroce e critico, di immensa perdita e contemporaneamente di forzosa assunzione di gravose responsabilità.
Noi che conosciamo la Principessa, sappiamo quale difficoltà segue la presa in carico del suo regno e tutte le difficoltà di un passaggio di trono così tortuoso e complicato. Brahne, nonostante tutto, era molto amata dal popolo, per la sua forza e la sua determinazione, mentre lei, così dolce, fragile e piena di difficoltà non era sicura di poter soddisfare la necessità del popolo di una guida salda e sicura.
Dalle tue parole emerge tutta la Garnet figlia, la principessa bambina, che, non dimentichiamoci, a quell'epoca aveva solo sedici anni, la piccola bambina a cui ancora manca la mano della madre ad asciugarle le lacrime e a sorreggerla in un momento in cui le forze le mancavano. I suoi dubbi, sul fatto di convincere la madre della malvagità delle sue azioni, che nel gioco emergono, ma molto poco (come gran parte della introspezione dei personaggi) è stata resa molto molto bene nel tuo scritto.
Una delle frasi che mi è piaciuta veramente tanto della tua storia è stata:“Le sue labbra erano immobili come se fossero fatte di cemento, il lutto la convinceva che non avrebbe mai più sorriso.”, che introduce il tema del silenzio, uno dei temi più profondi di Garnet, che la chiude e la rende “viva”: un personaggio umano, di quelli che non sopravvive a tutto e contro tutto, ma che fa mostra delle sue debolezze e della sua umanità. Un silenzio quasi autistico che la differenzia dai soliti personaggi dei videogiochi, potentissimi e immortali, e che la rende REALE, fragile e vicina al nostro essere granelli di sabbia contro un mondo infinitamente più grande di noi.
L'altra frase che mi è piaciuta davvero molto e che mi ha commosso è stata: “Le sue guance sentivano ancora la mano tozza di Brahne accarezzarla per un'ultima volta.”, perché questo periodo racchiude dentro di sé tutto il sentimento che intercorreva tra la madre e la figlia. Un sentimento che tutti noi proviamo nei confronti della nostra, di madre, e che apre la finestra dei nostri occhi ad una Brahne diversa, ad una mamma, prima che ad una malvagia Regina ambiziosa, e ad una figlia, prima che una principessa in fuga, sognante un bandito che la porti a scoprire il mondo.
L'unico difetto, che se possibile ti chiedo di rivedere il prima possibile, perché impoverisce uno scritto così bello e delicato, è questo:
“Pensò a come fosse stato quel momento se l'avrebbe salvata per poi fermarla dalle continue cattiverie che la tenevano prigioniera[...]”.
E' normale che ogni tanto, presi dalla foga di scrivere, ci perdiamo in un bicchier d'acqua, sono errori molto comuni. Tuttavia parlo davvero, questa coppia di verbi “stonati” colpisce mentre leggi, anche perché indurisce la lettura scorrevole che mantieni per tutto il resto del tuo scritto. Correggi i due verbi in “sarebbe stato” e in “se l'avesse salvata” e sentirai anche tu, rileggendo subito dopo, una diversa leggibilità e una continuità di scorrevolezza.
Grazie di averci regalato questa perla di delicatezza
A presto,
A. S. C. |