Valutazione/recensione valida per il contest "Nella mia città..." indetto sul contest di EFP
1° posto: mamie1: Il Principe e l’Orco
Grammatica e ortografia: 10/10
Nulla da eccepire, almeno alla luce delle mie conoscenze in materia, alcuni eventuali dubbi che potevo avere in materia me li hai chiariti in sede di presentazione, ergo nulla quaestio, perché in un certo senso ero preparato a incontrarli, per amore di verità tengo a dire che al tuo posto forse avrei operato diversamente, ma trattasi di semplice opinione personale, senza appoggi in passi della letteratura (o almeno io non ne conosco) nelle controversie tra i dotti in materia).
Stile: 10/10
Ottimo, l’uso della prima persona riesce molto bene a mostrare il personaggio a tutto tondo, specie in un momento nel quale più di ogni altro si tende a essere sinceri, ho solo un dubbio, sull’uso del termine “pantegane”, non so se un uomo di origine spagnola potesse conoscerlo e poi (correggimi se sbaglio) mi sembra più collegato all’area lombarda che non romagnola, comunque il voto massimo mi sembra ben assegnato.
Originalità: 9/10
Non proprio originalissima la scelta di scrivere gli ultimi momenti di un condannato a morte, però nello spirito del contest (ammetto che in fase di stesura del bando non avevo pensato si potesse scrivere una storia di questo tipo) ergo voto alto meritatissimo.
Gradimento personale: 10/10
Conoscevo già questo macabro episodio perché descritto nel Principe del Machiavelli (non a caso la copia in mio possesso ha in copertina un famoso ritratto di Cesare Borgia, che per l’autore era simbolo di governante severo ma giusto), il cui passo di riferimento hai saggiamente deciso di riportare, tra l’altro, non so se ho interpretato male il passo o meno, ho sempre pensato che quello scempio fosse stato effettivamente realizzato in altro luogo, appunto per far trovare una particolare sorpresa mattutina per i Cesenati dell’epoca, non mi dà l’idea di un’esecuzione pubblica propriamente detta, vero è che in tal caso l’autore forse avrebbe usato “porre” anziché “mettere”, dunque probabilmente, come scrivi nella tua storia, gli spettatori c’erano e non volevano perdersi il sinistro “spettacolo”, cosa che all’epoca veniva considerata cosa normale, le esecuzioni capitali venivano, se così si può dire, teatralizzate al massimo. Per il resto, è dibattuto nella critica letteraria e nella filosofia politica abbia davvero pensato che il fine giustifichi i mezzi, certo nel caso del duca Valentino e del suo collaboratore questo concetto traspare abbastanza bene, per assicurarsi la pacificazione delle terre che dovevano costituire il suo stato dà disordini e ribalderie non esito a riporre la sua fiducia in qualcuno di ancora più ribaldo dei suoi nemici, e al momento opportuno non esitò a sacrificarlo, merito di questa storia (che mi ha fatto propendere all’attribuire il voto massimo a questa parte della valutazione è stato proprio quello di aver dato voce a un personaggio che se non fosse stato per il trattato del segretario fiorentino e per il successo che ha arriso l’opera nei secoli forse non sarebbe stato nemmeno conosciuto, scomparso nelle pieghe della storia, semmai ricordato appunto come un “orco” confinato nelle leggende.
Caratterizzazione dei personaggi: 4/5
Senza girarci attorno e senza voler dare al protagonista un’aria titanica che gli starebbe larga, il messere protagonista di questa storia non è un uomo dabbene, in altre circostanza forse sarebbe stato al posto di chi combatteva, ha interpretato (per fedeltà al suo signore o per disposizione d’animo) il ruolo del cattivo sperando forse in una ricompensa dal proprio signore, che s’è concretizzata in una crudelissima messa a morte; in queste condizioni, nella disperante condizione di chi non ha più nulla da perdere, riesce a essere duro, perfino sarcastico nei confronti del destino che lo attende e di chi ha deciso in tal modo, conscio che nulla di buono c’è da sperare da lui e sicuro che può dire quello che vuole, tanto l’altro non priverà i cittadini dello spettacolo che ha loro promesso; quanto al Valentino, c’è da pensare che ascolti sprezzante le parole dell’ex-collaboratore, forse pensa che sono le tipiche maledizioni che i condannati a morte rivolgono ai loro carnefici, non sa ancora come invece saranno veritiere…
Attinenza al tema: 4/5
Direi che c’è eccome, il contest prevedeva di ambientare una storia nella propria città, non c’erano limitazioni temporali, ergo è secondario da questo punto di vista pensare a quanto la città potesse esse diversa dall’attuale.
Totale: 47/50 |