Prima di rifiondarmi su Falmy, ero proprio curiosa di leggere la tua prima opera su AoT. Spero che il maresciallo non si offenderà per questa mia decisione, tornerò presto anche da lui :)
Passiamo alla storia. Sin dalle prime righe, tracci un quadro generale di quello che è un personaggio decisamente sopra le righe. Per quanto possa essere bizzarra come persona, Hanji non può che suscitare una certa simpatia in chi la osserva. Come ribadisci anche tu, è caratterizzata da questa forte e apparentemente inconcepibile passione verso i Titani, esseri per cui lei soltanto sembra mostrare un sentimento diverso dall’odio o dalla paura. Mi diverte moltissimo l’espressione insana che assume quando fiuta la presenza di queste creature: non vede l’ora di lanciarsi all’azione per scoprire qualcosa di nuovo su di loro. Sarebbe davvero bello capire da dove le arrivi questo spropositato interesse, ma a quanto pare non si può ottenere una risposta precisa neanche chiedendo direttamente a lei.
Sono d’accordo col paragone che hai fatto del suo modo di rapportarsi ai Titani come una mamma si rapporta ai propri figli. In effetti, di bambinesco i Titani hanno molto, e di lei non si può certo dire che sia una persona severa…
Ma per quanto possa essere comico il suo profilo, sappiamo benissimo che, come tutti i personaggi di questo meraviglioso manga, anche lei nasconde un lato profondo che scorgiamo nelle righe a seguire. Già la prima riga del secondo paragrafo pone una divisione netta con l’introduzione iniziale, in maniera piuttosto brusca anche. Abbiamo un contesto più delineato, meno generico che ci trasporta con la mente a un punto preciso della storia: quello in cui, prima con Eren, poi con Annie, scopriamo che alcuni umani sono in grado di trasformarsi in Titani. La voglia di svelare il mistero che si cela dietro a queste creature cresce sempre di più nella nostra protagonista e sembra quasi estraniarla da qualsiasi altra cosa.
Sembra, perché basta una porta socchiusa a ricordarle cosa per lei è realmente importante. È straziante vedere Levi in quelle condizioni. È così afflitto dalla morte dei suoi compagni che appare come una statua la cui malinconia è visibile a pochi (e, ovviamente, Hanji è fra questi). La contraddizione che affermi appartenergli poche righe prima calza a pennello con la concezione che ho del suo personaggio: “l’impassibilità era la sua esternazione”, il suo modo di nascondersi, che è diverso da quello di Zoe, ma perfettamente efficace. Poi certo, l’unico vero rimedio al dolore sappiamo bene che è il tempo, ma qui abbiamo a che fare con una ferita più che fresca: appena inferta.
Il sorriso dolce che appare sulle labbra di Hanji quando guarda Levi è il primo elemento che ci fa intendere il tipo di affetto che la lega al caporale, soprattutto perché si tratta di qualcosa che nessun altro ha avuto il privilegio di scorgere sul suo viso.
Il silenzio che li avvolge un attimo dopo quando lei rimane a fargli compagnia è perfettamente naturale: non c’è nessun imbarazzo, perché nessuno dei due ha intenzione di rimarcare quanto avvenuto nei giorni precedenti. Non ce n’è bisogno, non serve; l’unica cosa che entrambi necessitano è un po’ di compagnia, ma non una qualsiasi, quella dell’altro. Ed è quindi fermando la mente che si può godere appieno di un momento come questo.
Davvero dolcissima, complimenti!
Strato <3 |
