A me è piaciuta da morire.
Non so, forse perché mi è sempre piaciuto il flusso di pensieri.
Mi è piaciuto il modo disilluso e realistico con cui Marco osserva gli altri, mi è piaciuta la mitologia, mi è piaciuta la fine realistica.
Ci sono parti che ho amato davvero, davvero tanto.
E ora mi sento scema perché non so spiegare perché.
Sono una logorroica che usa miliardi di parole per ogni concetto, ma qui le ho perse: la tua storia mi ha coinvolta e mi ha toccata, mi ci sono ritrovata molto, l'ho capita subito.
"Se la chiamerà resterà cristallizzato nel suo ruolo – un bel ragazzo di diciotto anni, intelligente-ma-non-si-applica, una relazione complicata con una ragazza fuori dagli schemi col collo più bello dalla storia, un futuro tutto da distruggere, nessun ideale, nessun sogno, nessuna speranza – è il copione.
Butta giù il bicchiere."
Tipo questa, questa è una frase che mi ha lasciata senza parole.
Boh, perché mi ritrovo in questo amore per i particolari, in questi cliché, in questa paura di non realizzarsi a pieno.
Circe: la ragazza che appartiene sempre a qualcun altro.
Circe con il collo bello e i commenti intelligenti, Circe quella giusta che non è mai quella giusta ma lo sembra, Circa che ti aspetta mentre Penelope non lo fa.
Penelope è perfetta, amata da tutti, e come si fa ad avvicinarla?
"Quelli come lui non scelgono mai" mi ha proprio colpita.
E' vero, chi osserva, fa attenzione, immagina, a volte è troppo legato ai suoi sogni per poter adattarsi alla realtà.
Perché nessuno è perfetto, neanche Penelope, ma la Penelope di Marco, quella che sa di borotalco e ha il cuore caldo, la Penelope che ride di una risata contagiosa, la Penelope che vuole solo essere baciata, quella forse non esiste.
Spero che tu abbia capito quanto ho apprezzato.
Ho apprezzato davvero, davvero, tanto.
Complimenti.
Frà |
