Recensione a cura di Janet Mourfaaill su Criticoni.net:
Draco sa che può suonare stupido, ma le abitudini sono le uniche cose di cui si può fidare. Se un’abitudine cambia, Draco può dare la colpa solo a se stesso: è lui l’unica persona che ha fatto partire l’abitudine, è lui l’unica persona a decidere che l’abitudine non funziona più così bene. Questo accade perché, di norma, le sue abitudini non includono la presenza di un’altra persona.
Non accade spesso di sentirsi dentro a una storia; capita di sentirsi partecipe, trasportato, colpito o ammirato, ma raramente si percepisce quella netta differenza che distingue la piacevolezza di uno scritto dalla sconcertante veridicità di quanto contiene.
Draco Malfoy è un personaggio che non si può non descrivere con dovuto distacco e intima curiosità, andando oltre al suo essere maleducato, infantile e per certi versi insignificante - perché è esattamente così che lo descrive J.K. Rowling, senza ricamare troppo sul perché della sua arroganza, senza attribuirgli tutto quello spessore che spesso si può trovare in una qualsiasi fanfiction su lui incentrata.
La cosa stucchevole, che davvero colpisce e dà l'impressione di star leggendo l'autentica biografia di Draco Malfoy, è l'incredibile continuità che il Draco descritto nella storia ha con il Draco del libro originale: l'autrice non si limita infatti a conferirgli i tipici tratti altezzosi che spesso si associano alla sua persona, va anzi oltre e arriva a parlare della sua quotidianità, delle sue abitudini e di ogni singola cosa che nel corso degli anni lo ha colpito, lo ha mutato, lo ha reso quello che attualmente è.
Non si tratta di un processo basato su congetture a pura discriminazione dell'autrice, non solo almeno; sembra quasi che il libro originale continui, soffermandosi in maniera squisitamente naturale sul futuro di quel medesimo arrogante Draco Malfoy, bimbo infido ed egoista.
Ed è proprio questo il merito: Draco Malfoy è se stesso nel suo modo di vivere la giornata, nella sua indifferenza e nel suo essere solo a seguito di un'evoluzione che sembra al lettore del tutto ovvia, contrariamente a quanto succede in molte altre caratterizzazioni forzate che possono sì renderlo più interessante, tenebroso e magnetico, ma che sfociano spesso in una personalità che quindi non è più la sua.
Draco è un grande ammiratore del pensiero scritto, ma ancora di più di quello pensato. Parlare gli sembra un inutile spreco di tempo, e l’eco che risuona è sempre controproducente.
Il Draco Malfoy di una volta avrebbe parlato anche troppo: avrebbe insultato, ironizzato, raggirato e colpito basso perché era quello che al momento gli riusciva meglio. Ma qui siamo in un futuro nemmeno poi così ipotetico, e Draco è temperato, quasi muto, pensieroso; non è inverosimile perché il tutto fa sempre parte di quell'evoluzione affatto fastidiosa che accompagna il personaggio nel suo percorso, che lo segna e lo mette per una volta nel fulcro di una narrazione - lui e solo lui, nessun altro.
A rendere il lavoro ancora migliore è lo stile sobrio ma al contempo quasi indulgente nei confronti del protagonista, accompagnandolo in ogni fase, tra parentesi e penseri mai espressi a parole.
Persino i guanti di Pansy che Draco riceve in regalo assumono un significato tutto particolare sebbene descritti in modo stringato, minimo; egli non li indossa mai, quei guanti, proprio perché ha stima di loro e di chi glieli a regalati. Tutto questo, letto e riletto, rende Draco un uomo finalmente descritto nella sua interezza, nel suo bene e nel suo male.
In conclusione questa è la sua storia, il suo lavoro, il suo pensiero, questi sono i suoi libri, queste le sue idee, le sue convinzioni e le sue abitudini notevolmente condizionate da più e più paranoie; questo è Draco Malfoy. |