Attenzione, possibili spoiler sulla conclusione delle storia: lettori avvisati, mezzi salvati.
Questa storia mi è piaciuta tantissimo per come sei riuscita a esplorare il subconscio di Adrian, senza cadere nella trappola dei sensi di colpa o del rimorso. Il tuo Adrian è sempre pienamente lucido e consapevole, ma mai pentito. Trovo molto innovativo il significato che hai attribuito agli incubi di Adrian, collegandoli alla metafora de I Racconti Del Vascello Nero: nel film Adrian afferma di essersi costretto a guardare tutte le sue “vittime”, a soffrire con loro, l’idea che abbia edificato nel suo subconscio un luogo in cui rivederle ogni notte è azzeccatissima.
Per quanto riguarda il tipo di buona azione che Adrian compie, all’inizio ero un po’ combattuta. Considerato il personaggio e il suo incredibile intelletto, mi aspettavo qualcosa di molto più… complesso o arzigogolato, che alla fine mi facesse sbarrare gli occhi per la sorpresa ed emettere un “ooooh” di ammirazione. Invece la buona azione di cui Adrian si rende artefice è alquanto banale (termine che non deve essere inteso in senso negativo, adesso ci arrivo e mi spiego meglio) per un uomo geniale come lui. Rileggendo la storia e riflettendoci bene, invece, mi sono resa conto che era una scelta azzeccata, forse la più azzeccata per questo personaggio. Proprio il fatto che la buona azione di Adrian non sia arzigogolata come il lettore si aspettava costituisce già di per sé una sorpresa. In più questa buona azione così semplice e “banale” si contrappone al machiavellico piano di Adrian, creando un bel contrasto: un uomo capace di tessere un trama tanto intricata è anche capace del più lineare dei gesti.
Mi è piaciuta tantissimo anche la motivazione che spinge Adrian a prendersi cura della madre di Lysa. Nessun rimorso o senso di colpa, non sarebbe stato per niente coerente con il suo personaggio, solo il rammarico per una morte non necessaria: “una perdita spiacevole, proprio perché superflua”.
Di Eddie, la mia scena preferita è l’ultima in cui appare (fermo restando che è perfetto fin dalla prima): “Alla fine, anche il sigaro scomparve e rimase solo quel sorriso bianco privo di contorni”. Mi ha fatto pensare allo Stregatto di Alice Nel Paese Delle Meraviglie e al suo sorriso a mezzaluna che scompare sempre per ultimo. Non so se sia un riferimento voluto o inconscio, ma in ogni caso lo trovo azzeccatissimo per il personaggio.
Margaret è il mio OC preferito di questa storia, credo che tu abbia fatto un ottimo lavoro di caratterizzazione su di lei. Come anziana affetta da Alzheimer è credibilissima, oltre che adorabile e simpaticissima. Philips e Lysa (non è proprio un OC, ma quasi), purtroppo, rimangono sullo sfondo rispetto agli altri, ma anche loro sono dei personaggi tridimensionali: si vede che non sono stati stipati a forza nella storia, che sono ben calati nei loro ruoli.
Stile fluido e scorrevole. Ottima gestione del punto di vista e della voce narrante. Dialoghi funzionali e caratterizzanti. Lessico pertinente, che si adatta di volta in volta ai personaggi. Uno sviluppo ineccepibile della storia: nonostante i continui salti temporali e le incursioni nel subconscio di Adrian, il districamento della matassa non si inceppa mai, prosegue fino al raggiungimento del bandolo con una linearità che è solo apparente, vista la complessa architettura della storia.
Ancora complimenti. |