Ho letto la tua ultima poesia e scoraggiato dalla lunghezza ho deciso di lasciar perdere il commento: ci penserò a fine sessione, ora se no ci perderei un pomeriggio scrivendo troppo cose senza filo logico.
Questa però non l'avevo ancora scoperta! Vedo che è cambiato qualcosa dalle precedenti impaginazioni, adesso sei più asciutta e cerchi di rendere più povero l'effetto visivo, evitando caratteri più pieni. Allo stesso modo hai anche ingrandito il.. Ok la smetto, è molto inutile stare a dire cosa hai fatto e cosa non hai fatto, anche se penso che c'entri anche questo, nel tuo nuovo stile. Continui sulla strada del personale, e dei tuoi giochi surreali e ricchi rimane sempre meno, come se volessi via via spogliare quel vecchio modo, così ricco di suggestioni, per renderlo più comprensibile, aperto a chi legge, e, come dire, più elegiaco. Già quell'inizio: "hanno detto che" e proverbio (io adoro quando un testo inizia con il dicono che), popolare e al tempo stesso triste, e poi immediatamente dopo, con la parentesi lugubre dei morti che parlano, la parte più elegiaca. C'è un che di barbaro e romantico, è la parte che mi è piaciuta di più, l'interno che modifica l'esterno, la rabbia che tramuta le cose che ci stanno attorno. Bellissima l'immagine del relitto, la debolezza come scarnificazione, tale per cui si riesce a vedere dentro, come i tesori contenuti in un vascello affondato. Le città, senza nesso tra loro, una immagine di finzione, l'altra di opulenza e l'altra ancora di distruzione: di nuovo l'interno che ingloba in sé il mondo, così come ciascuno lo legge. Bello il recupero dell'immagine del relitto e dei suoi tesori, di nuovo, la vita scarnificata sul fondale, stanca ed aperta, che mostra fuori di sé tutte le macchie e le colpe. Si conclude il tutto in una simmetria perfetta. Lo specchio, di nuovo - specchio e mare, che mostrano entrambi il relitto. Personalissimo l'ultimo verso, ma spettacolare e direi geniale, quel volto dall'altra parte, che vede quello di qua. Il tentativo di riunificare eterno ed esterno non lo ricomponi per nulla, anzi, la stessa persona è divisa tra il sé riflesso e il sé interiore, con la tipica immagine dello specchio. C'è moltissimo in così pochi versi, anche se non più come quelli vecchi, ma forse sono anche migliori, perché estremamente personali e limati, direi perfetti! L'ultima strofa poi, rispetto alla prima, è d'una dolcezza e rassegnazione impressionante.
Bravissima! :) |