Recensioni per
Yesterday I died
di Helena Kanbara

Questa storia ha ottenuto 2 recensioni.
Positive : 2
Neutre o critiche: 0


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Recensore Veterano
05/08/15, ore 14:28

Rieccomi!
Ovviamente dopo aver letto l'altra tua storia mi sembrava quasi d'obbligo passare qui e sono molto contenta di averlo fatto. Questa è una drabble (?) che dice così tanto con così poco. Non hai avuto bisogno di scrivere righe e righe su un foglio word per esprimere quella che è la vita di Arya. E' ormai così dentro al problema che non pensa a nessun'altra soluzione eccetto la morte e, in realtà, per lei non è tanto una soluzione ma come qualcosa che sa già per certo che accadrà. Il che è incredibilmente triste ma anche così incredibilmente vero perché quando soffri e stai male e vuoi solo che il mondo scompaia e tu con esso, non puoi pensare a migliorare o a cosa c'è di buono o a chi potresti mancare. Pensi al tuo dolore così ingombrante da non potertelo scrollare di dosso e a come non farà altro che trascinarti sempre di più giù finché non ci sarà più un posto dove andare.
Tu hai reso tutto ciò perfettamente e nuovamente ti faccio i miei complimenti, hai uno stile davvero accattivante e onesto di scrivere e mi piace davvero molto!
Brava, Alex.

Recensore Junior
24/12/13, ore 01:42

Ciao. Non avrei avuto un quadro completo e sensato se non fossi approdata a questo componimento, no? Eccomi qui, dunque.
Sai di cosa mi complimento con te, aldilà del contenuto del testo che può essere opinabile o no? Del fatto che tu abbia saputo avvalerti di tempi verbali apparentemente in contrasto tra loro, al fine di affermare prima la teoria presentata dalla protagonista e poi di avvalorarne la tesi con maggior forza e rilevanza.
Sembrano tanti controsensi, però in realtà sono modi e tempi verbali ben piazzati e con significato specifico dietro da cogliere: ti faccio i miei complimenti, davvero sono colpita.
“Non le sarebbe dispiaciuto morire”, perché tanto si sentiva morta dentro e aveva finito di illudersi che ci fosse una possibile svolta dietro l’angolo per lei; aveva deciso di convincersi che sapeva esattamente tutto quello che c’è da sapere dell’esistenza sulla terra, aggrappandosi all’intelligenza dei suoi pochi anni e all’esperienza accumulata fin là. Ella aveva creduto di esser giunta alla conoscenza dell’essenza di ogni cosa, ponendosi al di sopra di Dio o del destino o del caso o della natura o semplicemente al di sopra di tutte le altre creature del pianeta; in virtù di ciò ha pensato di non avere più niente da aspettarsi da questa esistenza terrena che pensava di conoscere così profondamente bene sotto ogni sfaccettatura, perciò ha deciso di suicidarsi.
Attualizzando il concetto, ci credo che Arya vuole morire. Certo che ambisce a questo una persona che presume di sapere cosa le accadrà sempre e quanto infelice dovrà essere necessariamente per sempre se resta in vita… una persona che presume, appunto, purtroppo.
Vivere momenti di mer_a orribili e duraturi, fa convincere che niente potrà cambiare mai e che sarà sempre così, ma nessuno ha la sfera di cristallo per poter affermare con certezza che la sua esistenza sarà sempre così brutta o se invece prenderà una direzione migliore e quando.
Chi come la tua protagonista si arroga il diritto di guardare al suo futuro senza averne i mezzi, l’unica cosa che può vedere è altra mer_a, ma non sa capirlo, si prende sul serio e si crede saggia e pure matura, ma non lo è.
Suicidarsi infatti non è solo debolezza, perché si va contro il proprio istinto di sopravvivenza, perciò ci vuole anche coraggio per togliersi la vita, per questo la tua Arya è credibile: in lei si evince una presunzione lampante, enorme, radicata e a cui ormai la ragazza crede ciecamente senza nemmeno più mettersi in discussione.
“Non le sarebbe dispiaciuto morire”, ma Arya ha deciso che è già morta, convinta di sapere esattamente come sarà la sua esistenza, quindi si sente di esser morta, da qui ci sta il suo “Yesterday I died”, anche se di fatto ancora deve compiersi il suo decantato “One day I will kill myself”, come testimonia il fatto che dica: “Who's going to die young?You?” E lo farà alla fine, perché chiude tutto con: “I'm feeling it” e buonasera a tutti.
Nessuno può salvare una persona che non vuole essere salvata, però leggere di persone con disagi così non può lasciare indifferenti, soprattutto pensando che di Arya ne esistono tante nella realtà e noi lo scopriamo spesso guardando la tv. A quel punto poi, mi ritrovo spesso a chiedermi se questi ragazzi deboli/forti/presuntuosi/fragili che si sono tolti la vita credendo di non poter ambire a nient’altro di diverso, sarebbero felici di vedere tutta la mobilitazione dell’intero corpo studentesco che puntualmente si accinge a piangere per la loro morte e a commemorarli… tante facce affrante di sconosciuti dai quali sono stati beatamente ignorati in vita o possibilmente trattati male.
Ipocrisia.
Non vale la pena gettare la propria vita uscendo letteralmente folli per appagare un vastissimo e mai univoco occhio sociale, come non è realistico illudersi di sapere esattamente cosa la vita ci riserverà nel bene e nel male, perché i mezzi che abbiamo a disposizione sono solamente un cervello, l’intuito e un sesto senso, ma tutti e tre servono a formulare una ipotesi e non una certezza, perciò MAI presumere che la nostra esistenza andrà in una certa direzione con assoluta certezza, perché ancora persone che abbiano saputo utilizzare interamente le capacità del loro cervello umano non esistono, a meno che non siano attualmente oggetto di studio in segreto al pentagono e, in questo caso, noi comuni mortali ahimè non otterremmo alcun beneficio da tale prodigio altrui.
P.S. Non sono stata mai una persona che indossava maschere, perché la mia vita è sempre stata complicata di suo, perciò non ho voluto pormi nella condizione di dovermi preoccupare anche di dovere sembrare una ragazza splendida. No no, al manicomio me ne sarei andata!
Ora chiudo e mi dispiace se il commento è lungo, ma ci tenevo a leggere quest’altro tuo componimento legato al precedente e a risponderti poi, anche se è tardi e magari non connetto più e non rileggo ciò che ho scritto. Sorry.