Per l'ultima recensione premio mi era venuta voglia di leggere un'originale, invece che un'altra storia potteriana e questa mi ha intrigata. Premesso che il tema del suicido resta molto delicato e quindi lungi da me lodare i pensieri di autodistruzione in se stessi, ho apprezzato la semplicità schietta di questa storia.
Mi piace come il protagonista ci sembri vivo e presente davanti a noi, fermo a fissare i binari, a riflettere sulla fine di Anna Karenina, e bisogna dire che, se non ricordo male dato che non rileggo il libro da almeno 5 o 6 anni, lei una volta buttatasi si era un po' pentita eh, e sarebbe quasi scappata se il treno non l'avesse chiappata, quindi anche lei in qualche modo era passata al chiedersi se bastava uccidersi per risolvere tutto.
Mi piace anche che la struttura sia tale per cui all'inizio abbiamo la riflessione e poi alla fine il treno passa e ci viene descritto in maniera tanto enfatica e poetica, come se davvero quei binari fossero il centro di tutta l'attenzione.
Io a volte quando sono alla stazione fisso i binari mentre sta arrivando il treno pensando invece a quanto siano terrificanti, siccome sono una persona super ansiosa, ho il terrore di quello che succederebbe se per qualche ragione divina dovessi improvvisamente scivolare e finire di sotto (facciamo tutti gli scongiuri del caso) e infatti sto sempre un metro dietro alla famosa linea gialla... Quindi, in qualche modo questa riflessione sul qualcosa di ipnotico e potente riguardo i binari mi ha colpita davvero. Senza contare che lo stile mi piace tantissimo.