Recensioni per
Amami alla vigilia della Festa dei Morti
di Feles 85

Questa storia ha ottenuto 104 recensioni.
Positive : 104
Neutre o critiche: 0


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Recensore Master
02/10/18, ore 21:41

Capitolo di partenza molto dettagliato, nella serie uno dei miei personaggi preferiti era Ottavia perchè rappresentazione piena di una pedina che nella tua storia ho ritrovato ben rappresentata (in poche parole l'ho trovata per ora ben caratterizzata)come anche Bruto, forse uno degli uomini più subdoli della serie. Essendo solo all'inizio non posso dir di più
Ci vediamo ai prossimi capitoli

Recensore Master
23/03/18, ore 19:35

Eccomi qua!
Come sempre, come non apprezzare i continui riferimenti al mondo romano, che ci riportano dritti ai tempi che furono? Il Lapis Niger, le Vestali, i Luperci, Marte e Rea Silvia...
Bellissima la descrizione del rituale che apre il capitolo (che, tra l'altro, porta a smentire uno dei luoghi comuni sulla storia romana più duri a morire di sempre: quello secondo cui le matrone non avessero alcun peso all'interno della famiglia), e bellissima la voce di Azia che trasfigura in quella di Bruto, donando la pace all'anima inquieta del povero Glabio... del resto, questo tipo di suggestione è un po' un filo conduttore in tutto il capitolo, ed è proprio alla fine che l'illusione s'infrange: è impossibile, per Ottavia, immaginare il rude e marziale Marco Antonio nei panni del raffinato e segaligno Bruto. Sono due anime contrapposte: Marco Antonio è solare, selvaggio, sanguigno; Bruto è crepuscolare, posato, "flemmatico". E Ottavia si colloca esattamente a metà, tra impeto e languore, tra imbarazzo e leggera malizia. Con Bruto è spontanea e tira fuori la sua anima più autentica, ed è questa sua autenticità a sedurre Marco Antonio. Un'autenticità che lui ricerca, ma che lei non riesce a restituirgli durante quell'amplesso: dapprima imbarazzata e infastidita, Ottavia gli riversa addosso tutta la propria stizza, lasciando uscire fuori un suo lato selvaggio e indomabile che non credeva di possedere.
Ed è proprio qui che il generale ci rivela il suo spessore: non un donnaiolo dissoluto ma un uomo dotato di una certa sensibilità, che non concepisce l'ars amatoria come sesso fine a se stesso, bensì come un'esperienza sensoriale e spirituale più profonda, che non può essere forzata.
Bello, molto bello. Mi piace come tratti l'erotismo in maniera sottile e mai banale.
Complimenti! :)
(Recensione modificata il 23/03/2018 - 07:38 pm)

Recensore Master
22/03/18, ore 02:50

Ciao cara!^^
È un grandissimo piacere riprendere (ricominciare, a dire il vero, visto che mi sono accorta di non aver recensito questo capitolo la prima volta...) la lettura di questa storia, di cui sto cogliendo sfumature che all'inizio non avevo colto. Non conoscendo la serie, la prenderò come un'originale storica.
Innanzitutto, devo farti i miei sinceri complimenti per la tua profondissima conoscenza della Tradizione romana, non soltanto per quanto riguarda gli usi e i costumi, ma anche i rituali, i miti (come quello di Claudia Quinta), misteri legati alla dimensione religiosa... partendo dalle Lemuria, la Festa dei Morti. Notte lugubre, in cui le anime insoddisfatte dei morti tornano a tormentare i vivi, ma anche un collegamento tra Presente e Passato (e idealmente, Futuro, perché le generazioni future si reggeranno sulle radici degli Avi): donare pace ai loro spiriti è un po' anche un modo di onorare le generazioni passate.
Come sempre non ho potuto non apprezzare l'atmosfera che hai saputo ricreare: una notte calda, sul principio dell'estate, ombre danzanti, e un gufo che canta da qualche parte... e io ero lì che mi immaginavo in una domus romana, tende di seta che ondeggiavano al vento, con sullo sfondo le sagome degli edifici di Roma antica - con le loro bianche colonne e i loro tetti rossi - che si stagliavano contro l'oscurità del cielo... sarà che viaggio troppo con la fantasia?^^
Inutile dire che la civiltà romana è forse la mia civiltà antica preferita, in quel suo perfetto equilibrio tra sobrietà e magnificenza, rigore e solennità. Ma qui inizio a divagare troppo... era solo per dirti che questa tua storia mi trasmette molto dello spirito romano (e mi riferisco anche ai capitoli che ho già letto), e non è che valore aggiunto a qualcosa che già di per sé è ben scritto.
Bruto mi appare molto tormentato, non cupo e serioso, bensì pronto a sfoderare un certo sottile sarcasmo nei momenti più propizi. Un personaggio "crepuscolare", passami il termine, molto rigoroso e chiuso in se stesso.
Ed ecco che si imbatte in Ottavia: emotiva, impacciata, ma dotata di una leggera e "frizzante" ironia, che ha il potere di stuzzicare un certo interesse in lui...
Hai reso bene, attraverso l'esposizione diretta dei pensieri di entrambi e senza bisogno di lunghe digressioni, le preoccupazioni di entrambi. Azia e Servilia hanno sfaccettature diverse (la prima è mondana e frivola, l'altra è più subdola), ma sono accomunate dall'essere due figure dispotiche e sempre pronte a macchinazioni d'ogni sorta (e che le loro figure storiche ci perdonino...^^).
Menzione d'onore per la descrizione di Ottavia, che sembra uscita dai versi di un poeta classico. Una bellezza d'altri tempi, che riporta alla purezza primigenia di Roma arcaica, lontana dai fasti ellenizzanti del periodo tardorepubblicano.
Ho notato alcune ripetizioni nel testo, ma nulla di grave, considerando che questa è la prima versione della storia^^
Nei prossimi giorni passo a recensire i prossimi capitoli, ai quali dedicherò una lettura più attenta. Spero che questo mio modesto contributo possa servirti come incentivo a continuare questa storia! :)
Alla prossima!
(Recensione modificata il 22/03/2018 - 02:55 am)

Recensore Master
01/08/17, ore 21:57

Ciao, finalmente, dopo una lunga assenza, torno a leggere e recensire questa storia.
Che dire, la prima parte del capitolo è una lunga serie di istantanee; sembra quasi di vederle scorrere davanti agli occhi mentre le scene si susseguono una dietro l'altra.

Nella seconda parte, invece, una scena molto vivida, in cui scavi a fondo nelle sensazioni visive, fisiche ed emotive di Ottavia, fino al duello incalzante con Antonio, fatto di battute pungenti e provocazioni.

"Non é un mio problema se la tua, come si dice, virilità ha cominciato a far cilecca! La vecchiaia è un mal comune!"
Questa frase mi ha fatto morire, giuro. Le interazioni tra Ottavia e Antonio sono sempre esilaranti xD

Recensore Master
06/07/17, ore 16:47

Bellissimo questo capitolo! :D

Il tuo modo di scrivere e il tuo stile, fluido e armonico ma carico di significati nascosti, mi piace sempre di più. :)
Hai saputo rendere con incredibile profondità gli stati d'animo di Cesare, sotto la cui "maschera" beffarda si nasconde un uomo profondamente fragile e nervoso, e di Marco Antonio, il Marte dal piglio fiero, ora tormentato dalle insidie dell'Amore, con quelle atmosfere baudelairiane e decadenti che si sposano perfettamente col contesto e si intrecciano sapientemente ad allusioni provenienti dalla mitologia classica, tanto care ai poeti latini.

L'allusione finale sulla caccia di Diana, poi, l'ho letteralmente adorata.

Recensore Master
29/06/17, ore 18:18

Innanzitutto, bell'immagine! :D

Mi è piaciuto il ritmo onirico ed evocativo di questo capitolo, interrotto appena dalle discussioni politiche dei due amanti. La situazione si delinea sempre di più... è in atto un grosso cambiamento.

Staremo a vedere!

Recensore Master
29/06/17, ore 16:41

Ciao, rieccomi finalmente! :)
 
Ho letto con molto piacere questo nuovo capitolo.
Assistiamo all'ingresso del giovane Ottaviano nell'età virile, alle aspettative di Cesare che l'ha designato come suo erede, alla premura di Ottavia nei confronti del fratello minore.
 
Bello l'incontro tra Bruto e Cassio… sembra un incontro come un altro tra due uomini tormentati dai rispettivi pensieri, ma da qui traspare l'essenziale per comprendere la situazione in atto.

E poi... Plot twist! Si profila un'evoluzione per la vecchia Azia?

Recensore Master
10/06/17, ore 03:43

Allora, che dire... mi piace il tuo modo di inserire intermezzi comici all'interno dei tuoi capitoli; prima la scenetta tra Marco Antonio e Cesare (che tra l'altro, non la smette mai di ridere istericamente eheheheheh), poi la scena dei Pullo con gli schiavi non me l'aspettavo proprio! xD

...Questi Tagelieder mi perseguitano! La scena tra Bruto e Ottavia mi ha provocato dolci ricordi (non miei).

Recensore Master
10/06/17, ore 02:40

Un colpo di scena inaspettato, la comparsa di Tito Pullo sulla "scena del crimine", e il modo pacato con cui Ottavia lo affronta. Sorprende ancora una volta l'incrollabile fedeltà di questo gigante buono, pronto a obbedire fino all'abnegazione, vincolandosi a un giuramento in nome di Amore. Un capitolo in cui Amore, senz'altro, è il protagonista assoluto, nel bene e nel male, e in cui le maschere a poco a poco cadono, svelando il volto più autentico di questi personaggi pubblici. Ottavia, tormentata dalla gelosia nel vedere il suo Bruto accodarsi a Licoride e Marco Antonio; Cesare, uomo tormentato ma sempre pronto a fare battute di spirito, che rievoca con nostalgia la sua amata Cornelia; Pullo che ripensa con tenerezza alla sua Eirene..

In questi ultimi due capitoli hai saputo rendere benissimo questo contesto tardorepubblicano, acuito dal forte contrasto tra l'antica e frugale semplicità della Roma prisca, ormai in decadenza, e la mollezza dei vizi che si fanno sempre più presenti nell'Urbe Eterna. E la guerra civile, pur facendo da sfondo, che sta logorando tutti coloro che, direttamente o indirettamente, vi sono coinvolti.

Inutile dire che mi trovo a simpatizzare sempre di più per Ottavia, in cui rivedo alcuni tratti del mio carattere ;)
(Recensione modificata il 10/06/2017 - 02:44 am)

Recensore Master
09/06/17, ore 16:12

Subentra la politica, e la situazione si fa sempre più intrigante... nuovi attori e comparse, come l'irritante Cicerone, il sobrio e arcaico sacerdote Lars Spurinna, depositario di una saggezza misteriosa, il legionario Tito Pullo, si fanno strada sulla scena... si inizia a dipanare sempre più il filo della congiura ai danni di Cesare... e nel frattempo, Bruto e Ottavia continuano a consumarsi nel reciproco desiderio...
Inutile dire che la curiosità cresce sempre di più... :)

Recensore Master
08/06/17, ore 22:06

Inizio sinceramente ad apprezzare Marco Antonio e la sua evoluzione interiore. Non più un donnaiolo dissoluto, ma un uomo dalle mille sfaccettature, capace di provare profondi sentimenti  e di analizzare (e comprendere) a fondo l'animo delle persone a lui vicine.

Il fatto che Licoride, storica amante di Bruto, si frequenti ora anche con lui, unitamente alla storicità del personaggio, rende il tutto ancora più intrigante!

Recensore Master

Capitolo intenso ed emozionante, scritto con uno stile onirico, leggero, allusivo e mai volgare. Chissà perché, ho sospettato sin dall'inizio che dietro il "pizzino" di Servilia ci fosse Bruto ;) Finalmente i due amanti possono lasciarsi andare a questo gioco di seduzione, fuori dal tempo, fuori dal mondo, e godersi quest'eterno attimo di beatitudine. Nemmeno la gelosia, che si fa capolino prepotente cercando di rovinare quell'immacolato attimo di passione, rende anzi il loro sentimento ancor più profondo e violento. Come si suol dire, "amor omnia vincit". E anche per questa volta, ha vinto!

Tra l'altro, nel capitolo precedente ("Veni, Vidi, Vici"), oltre ad aver apprezzato le digressioni sui tempi mitici di Roma, ho subito pensato che quella citazione si addicesse perfettamente anche all'amore tra Bruto e Ottavia :)

 
(Recensione modificata il 08/06/2017 - 08:57 pm)

Recensore Master
08/06/17, ore 17:39


"Se qualcuno pensasse che sia difficile credere che l'Amore, quello vero e pericoloso, origine vorticante del cosmo, non possa nascere nel giro di un sospiro, si sbaglia.
L'Amore nasce non appena due nature si scoprono nella loro essenza, e allora non c'è più bisogno di panegirici o discorsi intrisi di logica."

Di nuovo complimenti sinceri per come, ancora una volta, sei riuscita a rendere lo spessore introspettivo dei personaggi. Tutti molto diversi tra loro, ma decisamente accomunati da questo segreto gravoso, delizia e tormento al tempo stesso. Perfino Marco Antonio, il Luperco dissoluto e incurante dei legami, è rimasto invischiato nelle trame di Amore ;) 

Recensore Master
08/06/17, ore 17:09

Vedo che ti piace giocare coi contrasti! Stavolta è il turno della dissoluta frivolezza dell'empia Azia e della strenua difesa degli arcaici valori italici portata avanti dai suoi figli.

Molto bello e filologico, poi, il modo in cui Ottaviano e Cesare parlano dei Galli!

Un finale di capitolo che lascia il fiato sospeso...

Recensore Master
08/06/17, ore 14:53


Rieccomi, carissima^^ Modifico un po' la recensione che ti avevo lasciato, aggiungendo qualcosa in più.
Non posso che adorare il tuo modo, così fedele e filologico, di riportare in vita lo spirito del tempo, facendolo risplendere di luce nuova... e devo dire che ho trovato davvero impeccabile e assai evocativa la descrizione della domus, dell'abbigliamento di Ottavia e della quiete vespertina che fa loro da sfondo.
È lontano sia dalle esagerazioni da kolossal che dalle ricostruzioni fredde di certi rievocatori che riproducono minuziosamente le usanze ma non riescono a fare proprio lo spirito del periodo che si trovano a ricreare. Qui, invece, lo spirito romano vibra e si sente, e trapela un profondo senso di "appartenenza" a quella cultura... un senso di profonda sintonia con gli antenati, i nostri antenati, che vivono - o perlomeno dovrebbero vivere - in ognuno di noi.

Non ho potuto fare a meno di sentire un brivido quando, attraverso i pensieri di Ottaviano, ci hai resi partecipi delle leggende di fondazione legate ai Patres di Roma, alle Gentes più antiche, a quelle zolle di terra che essi gettarono nel Mundus per placare gli spiriti dei Manes, alle tre tribù (Etruschi, Sabini e Latini)... perché era questo che erano, in fondo, i Patrizi romani: custodi della Tradizione e detentori del mos maiorum, e non certo, come in certe narrazioni superficiali della Storia, i "ricchi che opprimevano i plebei"; erano i pilastri su cui Roma si reggeva, da tempo immemore, e dai quali essa traeva la propria dignità di Urbs, intesa non come agglomerato urbano e congregazione di genti, bensì come terra dotata di un confine sacro - il Solco - e sede degli Dei.
Venendo alla trama, e qui riprendo il vecchio commento, Marco Antonio non si smentisce mai... tanto da inscenare con falsa disinvoltura, in un'occasione così solenne, un'imbarazzante conversazione velata di nonsense e allusioni, solo per "vendicarsi" della ragazza. Un risvolto divertente, a tratti quasi comico, che stempera con leggerezza la tensione di quelle passioni inconfessate! Sono morta all'allusione sui luperci xD Certo che è proprio un birichino ahah
E che dire dei disegni? Bellissimi!^^
A presto :)
(Recensione modificata il 07/04/2018 - 04:21 pm)

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