Recensioni per
Pagine di uno spirito distrutto
di Watashiwa

Questa storia ha ottenuto 61 recensioni.
Positive : 60
Neutre o critiche: 1 (guarda)


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Nuovo recensore
30/04/19, ore 15:51

Ci sono dei sentimenti ambivalenti in questo lavoro, dei toniche passano come il passare del tempo e delle cose, anche se la descrivi come un momento breve, ma in realtà ha uno spazio molto più ampio, compre un campionario di sentimenti estesi in modo significativo.

Recensore Junior
08/05/18, ore 15:51

Ciao! Non sto seguendo un ordine preciso da quando ho iniziato a dare una spulciata a queste poesie, tuttavia spero che non ci sia nessun problema a riguardo!!
Sono della convinzione che questa poesia sia un qualcosa che voglia esprimere dei concetti dapprima molto vicini alla propria persona, emozioni di rivalsa e ricomposizione dopo un grande dolore, per poi affacciarsi alla propria quotidianità e cercare di trovare persone da rincuorare, esprimere un concetto universale e donare loro nuova fede.
Ecco, direi che per me proprio di fede si parla, non so se sia l'interpretazione canonica e generale del componimento - mi riferisco alla sua componente religiosa, per capirci - però ci sono diversi termini che mi hanno fatto avvertire la religione in sè, per la precisione nei versi (tra l'altro bellissimi):
"Speranza,sii il mio cibo, il mio specchio"; "l'Hallelujah delle rovine esili, del lottatore servizievole"; e lo stesso titolo.
Per fare un grido di liberazione penso bisogna veramente credere in qualcosa, anche per dare modo agli altri di risollevarsi, ci sono dei cardini ai quali aggrapparsi anche quando si tocca il fondo più oscuro, che permettono di superare periodacci e stare a galla, magari anche uscendo dagli abissi e toccare la terra.
Personalmente mi è piaciuto il tono in alcune parti, oscilla tra profondità, anche linguistica, e determinazione, credo che vuole infondere la luce e il messaggio di personalità nonostante il caos attorno possa aumentare e non accenna a dare tranquillità a tutti noi che viviamo.
Un bellissimo insegnamento genuino e di rivincita, che tutti noi dovremo sicuramente sentire vicino e di avvertire nella sua fortezza!!!

Recensore Junior
27/01/18, ore 15:06
Cap. 17:

Ciao! Poesia molto esplicativa e piena di un'angoscia che pian piano si libera di quella nebbia di delusione che ha circondato chi è padrone di questi versi sinceri, volenterosi di rivalsa e una nuova vita, che sia meno egoista e ricca di persone di questo altrettanto stampo, sicuramente nocivo e dolente.
La struttura della poesia mi sembra elegante come se vestisse un abito molto formale e questa cosa che ho notato mi è piaciuta perché è come se avesse voluto dare un tono all'idea, suggerendo però di andare oltre l'apparenza e di leggere ciò che si ha da dire tra le righe... spero sia chiaro il ragionamento e che sia sensato per te.
Il tono della poesia è secco e perentorio, la persona che parla vuole dire basta a persone che non fanno altro che dare attenzione unicamente a se stesse o che feriscono calpestando i sentimenti, poi c'è una riflessione personale che aggiunge un po' di malinconia e fragilità, con quel miserere che è quasi un canto pieno di tristezza che serve per alleviare tutto ciò che è passato e ha provocato malessere e solitudine.
Si è pensato di smettere a fare qualcosa che si faceva in continuazione proprio per i fallimenti (l'interpretazione presumo sia personale e non così scontata) ma si è deciso di andare avanti per cercare un punto d'equilibrio che dovrebbe dare un senso al percorso fino a ora vissuto, crescendo e facendo l'esperienza in modo da non ricadere di nuovo in trappole così affascinanti come tempo prima..
È un bel messaggio di indipendenza ma anche di sentimentalismo celato, più verso se stessi che per forza per gente altrui, che spesso regala sorprese spiacevoli di questo tipo.
Per quanto mi riguarda è promossa e degna di uno spirito distrutto, che a volte si rende conto che esserlo non è solamente una sconfitta ma anche imparare e poi ritornare in piedi e in superficie.
Bravo!

Nuovo recensore
06/07/17, ore 12:58
Cap. 16:

Ciao.
Sono qui perchè una mia carissima amica mi ha fatto leggere questa poesia e devo dire che mi ha molto colpito per il messaggio e il modo in cui l'hai scritta.
Non ne so tantissimo di poesia o narrativa però nel suo messaggio mi ci sono rivisto, ripensando alla mia vita e a quello che mi è successo con certe persone durante questi anni di vita che ho passato.
Dare tutto a qualcuno e vedere come fosse una bugia immensa o un'illusione è qualcosa che capisco profondamente, così come perdere la luce che ha un simbolismo d'effetto ma micidiale.
Mi fa piacere leggere che il protagonista sembra esserne uscito sminuendo ciò che gli è stato fatto, uscendone più forte e con la schiena più temprata di un'esperienza e di una luce che possa infondere il riflesso che stai cercando di vedere in te stesso.
C'è un messaggio di speranza che riesce a creare determinazione in chi si riconosce nei versi che hai scritto.
Ho apprezzato molto e penso di aver detto tutto quanto volessi dire.
In bocca al lupo e buona giornata.

Recensore Junior
30/04/17, ore 20:01
Cap. 16:

Ciao! Alla ricerca di qualche altro tuo scritto poetico sono piombata in questo, colpita come prima cosa dal titolo donatogli, per via del suo significato misterioso.
Mi ha ricordato molto i sonetti per la sua impostazione grafica e per quanto riguarda il messaggio penso sia molto forte e pieno di riscatto personale ma comunque introspettivo.
Parli di una persona che per varie motivazioni ha deciso di affidare la sua esistenza o le sue giornate a qualcuno in cambio di una luce che credo si possa allineare a una sorta di speranza da donare e riflettere.
Però poi questo qualcuno se ne va per la sua strada senza curarsi di quanto lasciato indietro, quindi è qui che chi racconta si rende conto di molte cose, come l'identità della persona alla quale sono rivolte queste parole malinconiche e la sua non valenza totale per tutto quel tempo che avevate a che fare insieme.
Mi ha ricordato molto il verso di Exodus degli Evanescence (come puoi vedere dall'avatar il mio gruppo del cuore) che dice: show me the shadow where true meaning lies.
Infatti credo che il narratore avesse solamente voglia di un qualcosa di oscuro che potesse rappresentare in sé il vero significato di quanto cercato e desiderato nella propria vita.
Scusa per questo parallelismo ma non ho potuto farne a meno, più forte di me.
Hai usato delle parole con coraggio e quasi rabbiose nella loro malinconia e nella perdita, anche se non nell'intento di offendere o insultare ma come per rappresentare frustrazione e desiderio di ottenere un qualcosa con le proprie forze dopo quella delusione.
Davvero i miei complimenti per aver scritto una poesia che può essere d'ispirazione per molti che si sentono imprigionati in qualcosa di troppo grande e pericoloso!

Recensore Master
04/12/16, ore 15:13
Cap. 3:

Ciao, Watashiwa!
Ho letto questa poesia la prima volta ormai dieci giorni fa, e ho scritto e riscritto l’inizio di questa recensione tantissime volte…
Il titolo di questa poesia doveva essermi sfuggito… Possibile? C’è un mondo che gira intorno a quella singola parola. Ecco perché stavolta ho scelto di tornare a un testo un po’ vecchiotto, sperando di non offenderti.

Passiamo alla recensione!
I primi versi di questa poesia mi hanno ricordato una canzone degli anni passati, tant’è che ho visto un gruppetto di case sparse in cima a una collina (nella mia mente, sarà che pensare a “casa” per me vuol dire valli, colline e paesi abbarbicati sulle cime) e pensare a questa illusione, o per meglio dire “delusione”, di qualcuno che cerca casa, che si guarda intorno senza riuscire a vederla, è estremamente triste. Almeno per me.

Bellissima la parte dove questa persona, in cerca di un qualcosa da chiamare casa, o meglio, dalla fine si capisce che in realtà “casa” rappresenta “calore”, quindi vicinanza, famiglia, amore.
“Fingere di sbagliare la strada per tornarci” è quasi uguale, secondo me (!), a far finta di continuare a cercare casa, di continuare a cercare un rapporto caloroso, quando in realtà ci si è già arresi all’evidenza.

Anche il fatto di sentire il vuoto sotto i piedi, sotto di sé, come se non ci fosse nulla ad attendere questa persona, che però si ostina a proseguire, come se, quasi, peccasse d’orgoglio…
Come se non volesse ammettere di aver bisogno, di sentire la necessità di questo posto chiamato casa, chiamato calore…
Specialmente perché nessuno l’ha mai fatto prima.

Direi quasi che è uguale a dire “non chiedo aiuto perché tanto non mi ha mai aiutato nessuno.”
Anche le voci che sente nella testa, come se si confondessero con ciò che realmente desidera, ma non sa nemmeno lui cos’è accaduto davvero.

Le notti gelide sembrano rappresentare la solitudine, tant’è che la persona in questione arriva a chiedersi se valga la pena andare avanti, resistere e sopportare il dolore.
Se non sarebbe meglio fermare tutto.
Però qualcuno c’è… i consigli li riceve, qualcuno che suggerisce di perdonare sempre e comunque, che potrebbe essere uguale, forse, a “non smettere di cercare”. Non smettere di tormentarti. Continua a provare.

Infine, direi che la conclusione ha un significato, almeno per me:
Trovare se stessi, ossia farsi bastare quel calore che possiamo infonderci da soli, per sostenerci senza bisogno di aiuto altrui.
Bella!
A presto, spero!

Recensore Veterano
18/11/16, ore 17:19
Cap. 3:

Ciao!
Ti confesso che di solito non leggo poesie su efp, tuttavia il titolo di questa raccolta mi ha incuriosita, visto che comunque tratta di un tema drammatico e io adoro i temi drammatici, specialmente se si parla di anime. La cosa bella delle poesie a mio parere è che forse c'è più tanto di noi che in tutte le altre storie che scriviamo e che chiunque le leggerà non saprà mai il reale confine tra noi e il fantastico.
Devo quindi ammettere, dopo averne lette alcune, che mi piace il modo in cui lei hai improntate. Io personalmente avrei fatto lo stesso, sebbene sia dai tempi delle medie che non scriva più poesie, bisogna essere ispirati per quello. Molti pensano che la poesia sia tale solo perchè fatta di rime, beh molte volte non c'è bisogno di rime, ma sono le parole stesse a farne poesie. Una parola piuttosto che un altra, un verbo piuttosto di quel'altro.
Ti dirò sol una cosa, fai attenzione agli errori grammaticali. Ce ne sono pochissimi, ma essendo le tue poesie corte e molto dirette si nota molto nella lettura ed è un vero peccato perchè sono veramente fatte bene.
Detto questo a rileggersi!

CK

Recensore Master
04/10/16, ore 14:52
Cap. 19:

Ciao!
Rispondo alla tua premessa di un’altra storia (che avevo intenzione di leggere, anche se poi ho preferito rimandare): anche io sono una nostalgica della vecchia (e adorata) play! La prima, intendo, arrivata a illuminare le giornate degli ultimi anni alle elementari! Tanti ricordi e situazioni che, lo so, non c’entrano nulla con la storia. Ah, e aggiungo: non ho mai giocato, né conosco, il gioco da te citato: Bugs e Taz a spasso nel tempo (motivo che mi ha spinta a tornare su questa raccolta!).

Ci credi che noto solo ora la lista dei titoli in ordine alfabetico? Non ci avevo mai fatto caso…
Bene, passiamo alla poesia!

Adoro le immagini che trapelano dai vari versi… Sono immagini in movimento, mai statiche, mai descrittive, proprio come se volessi dirci che tutto è vivo e sta accadendo anche ora.

La prima parte colpisce agli occhi, lasciatelo dire. Mi piacciono molto le frasi che cominciano con “Non”. Sembri rivolgerti a qualcuno che… posso dirlo? Non ascolta. A qualcuno che si ritrova a “sentire” i problemi di altre persone, minimizzandoli. Qualcuno che trova sempre il buono (io spesso ci provo) e che ti fa saltare i nervi.
Qualcuno che predica bene… ma senza conoscere, senza aver vissuto sulla propria pelle ciò che sta sentendo.
“Idee giuste e sicure che la creatività e l’estro uccidono”. Qui mi viene da pensare alle emozioni, non so perché. Per quanto tu possa aver avuto un’idea totalmente diversa, ora è questo che mi appare. Qualcuno che non ha “vissuto”, che non ha provato determinati sentimenti, e pensa che sia facile distruggerli con un niente. Non so, ho pensato a questo, anche perché senza emozioni non c’è creatività (per me!).

La seconda parte è bellissima.
Con “caro amico” mostri una malinconia, secondo me, totalmente diversa dalla rabbia del primo paragrafo. È come se, dopo una discussione, ti fossi stancato e arreso. “Non capisci, caro amico?” è un inizio dolce.
Ecco le prime immagini… Le nottate trascorse in discoteca, le storie, brevi e prive di sentimento, a cui si arrendono i più solo per potersene vantare, per “collezionare” storie… e il denaro. Il denaro tanto desiderato da tutti, quello che potrebbe cambiare la vita, ma che, come fai capire, ti porta a non desiderare più niente. Ti porta alla noia.

Mi ricorda, quasi, una lettera a un amico, perché stai facendo un discorso più a te stesso che a lui. Sai chi sei e cosa vuoi essere, conosci la strada che vuoi intraprendere, e (verso che ho adorato) prendi i fallimenti con filosofia.
Anzi, sembra quasi che aneli al fallimento, per poter prendere il volo e affrontarli bene, rialzandoti da solo, senza indugio. E sarà proprio questo fallimento, questo rialzarsi e trasformarti in uccello (libero) a darti la forza di andare avanti, ad affrontare ciò che non conosci.

Sembri dire, chiaro e tondo, che ti conosci perfettamente.
Che sai di essere uno che ascolta (al contrario di qualcun altro), qualcuno che sa già qualcosa, ma che continua a voler imparare. Qualcuno che si considera adulto, maturo abbastanza per non cadere nella trappola delle “menti chiuse” (o almeno, questo è il paragone che mi è venuto quando hai parlato della scatola metallica).

Ecco che poi tutto si sposta. Non ti stai più rivolgendo a qualcun altro. Parli per te, per dire dove sei, con chi sei. Un campo innevato… freddo e solitudine mi riporta alla mente, per quanto io ami la neve. Aggiungiamo che sei circondato da persone isteriche, da “bambole” dagli occhi distrutti… Ecco, quest’ultima cosa, sulle bambole, è bellissima. Ti prego, spiegami cosa intendi! Perché l’immagine dà un’idea di tristezza, è quasi raggelante, quindi perfetta con il resto del paragrafo.

Ecco che gli ultimi tre paragrafi sono uniti.
Fai il paragone con il tuo amico, dicendo che la gente dice le stesse cose che diceva lui (collegandoti all’inizio, suppongo), e a te viene solo voglia di fuggire… Scappare lontano, fino a rimanere solo, nel “silenzio”.
E sei ancora nel campo innevato, a cercare qualcosa che non esiste.

Bella, molto bravo!

Recensore Master
16/09/16, ore 13:04
Cap. 16:

Ciao!
Scusa se sono lenta, e scusa se, finalmente, ho scelto di tornare a recensire proprio questa raccolta. Vado sempre a casaccio, puntando sui titoli che in un dato momento sento più vicini. Ci credi che ho “puntato” i titoli già recensiti in precedenza? Qualcosa vorrà dire, o no?
Alla fine torniamo sempre al punto di partenza, facciamo sempre le stesse scelte, nonostante l’eterna illusione di essere “cambiati”.
Ma passiamo alla tua poesia!

L’inizio è bellissimo: tu infondevi luce alla tua ombra. “Tu”! Ti rivolgi a qualcuno, in modo diretto, e devo dire che l’impatto è molto forte. Stai parlando, e si ha l’impressione che questa persona abbia conquistato la tua ammirazione.
“Infondevi luce alla tua ombra”. Visto il titolo di questa poesia, mi sorge un dubbio… Sei tu che ti rivolgi alla tua ombra? Perché quando il sole scompare, la luce va via, e anche questo “tu” svanisce…
Potrebbe solo essere una bellissima metafora, e di sicuro lo sarà; il bello delle tue poesie, o anzi, della poesia in generale, è che puoi darle il significato che preferisci. Quello che senti più tuo. Anche se poi, l’idea e la creazione appartengono all’autore… Puoi decidere se tenerlo per te o renderlo pubblico!
Resta comunque una bellissima frase iniziale, perché infondere luce alla propria ombra è quasi come dire a (e questo è solo un pessimo esempio, di scarsa qualità) una persona brutta che è tanto simpatica da rendersi bella.

Allo stesso modo, questo mio paragone può essere sbagliatissimo: “in modo che i miei occhi CIECHI”. Se sei cieco, non puoi vedere bellezza… e anzi, ogni cosa è ombra, è buio, per te.
Quindi, questa persona potrebbe aver donato luce, speranza, illusione a “occhi ciechi”, occhi che magari prima vedevano solo il brutto delle cose…

Tant’è che dopo continui con “potessero credere e osservare un mondo in continua penombra, per dar l’illusione d’esser a me similare”. Come se, finalmente, dopo tempo immemore, qualcuno avesse ridato la vista a questi occhi, facendolo sentire anche meno solo, quasi a dirgli: siamo simili, non temere.
(se sto sbagliando tutto, perdonami!)

Ecco che il sole scompare, la luce va via, si “sposta” altrove, “albori nuovi”, come se questa persona avesse semplicemente abbandonato “occhi ciechi”… per qualcun altro. Magari per donare luce, speranza, virtù a qualcuno più bisognoso?
O forse no, visto che sei convinto (parlo a te perché sei tu che ti rivolgi a qualcun altro XD ) che a questa persona giovi starti lontano, semplicemente è arrivato il senso di abbandono, di disillusione.

Ecco che ritorna la metafora dell’ombra… La cosa più divertente sarebbe proprio scoprire che questa poesia è rivolta alla tua ombra, riflessa “in un muro di un maniero dismesso”.

Mi è piaciuta molto questa poesia, Watashiwa!
Mi ha ricordato il mio amato pessimista… Leopardi. Forse perché ho voluto credere a una sorta di speranza, che poi è morta con l’andar via della luce… Non lo so, so solo che mi ha ricordato lui, ed è stata davvero una cosa apprezzatissima. Grazie per questa poesia.
A presto!

Recensore Junior
29/07/16, ore 22:16
Cap. 21:

Ciao, so bene di essere spuntata fuori dal nulla, ma ho trovato la tua raccolta ed è stato per me come un richiamo. So per esperienza che due anni possono cambiare tutto nella vita di una persona, e la scrittura subisce tale riflesso. In effetti, certe poesie da me scritte tempo fa sono state cancellate, proprio perché non riuscivo più a sentirle mie in qualche modo, o forse ll'atto di stracciarle è stato per me un gesto d'esorcismo a certi errori del passato. Tuttavia non è di me che voglio parlare, non è giusto, nonostante moltissime frasi da te scritte avrei voluto ricopiarle da qualche parte, perché rispecchiano profondamente il mio essere. Non c'è in questa raccolta una poesia che ho preferito rispetto alle altre, poiché credo che tutte vadano lette di seguito, come fossero un unico canto. Un canto straziante e oscuro, che tuttavia trova la sua conclusione in sprazzi di luce che inneggiano alla vita e ad un "ricominciare" che è proprio di un'anima distrutta (come da titolo) pronta a migliorare se stessa per sè e per gli altri.
Scusa per questa recensione sgrammaticata...e forse un po ' strampalata, vorrei dire di più, ma le parole si bloccano e penso di non essere in grado di commentare ulteriormente un'opera tanto pregiata.
I miei complimenti.

Recensore Master
29/06/16, ore 03:59
Cap. 21:

Ancora fatico a crederlo eppure ehi, ce l'ho fatta! Ci ho messo qualche mese, ma sono riuscita a leggere e commentare una a una le tue poesie come mi ero prefissa di fare.
Come da premessa in quella precedente, questa mi ha attratto fin da subito per via del suo titolo particolare ed ero molto curiosa di leggerla. E lo trovo un ottimo modo di concludere a prescindere, perché la Z è l'ultima lettera dell'alfabeto e di conseguenza è carino che lo sia anche dell'ultimo capitolo di una raccolta (non ci ho mai pensato a una cosa del genere, sinceramente).
Come al solito, prenderò a commentare come riesco verso per verso.
Nel primo mi rispecchio molto: quando si è disperati e non si sa cosa fare, si può solo attendere che il dolore s'insinui lentamente dentro di noi, o la tristezza, o comunque un mare di emozioni negative che ci attaccano l'anima da tante direzioni diverse come pistole laser (non è il massimo come paragone ma dovrebbe rendere l'idea).
Non avevo mai sentito l'aggettivo florido, ma calza a pennello per esaltare la differenza da qualcosa di confusionario come un oceano in tempesta, dando una sorta di idea di calma.
Trovo che non voler più sognare sia brutto, a meno che tu non intendessi illudersi: in questo caso allora è l'inno di una persona che vuole rialzarsi e vivere meglio e non posso che rispettarla per questo, perché ci vuole non poca forza per cambiare in positivo. A questo proposito penso che tu intendessi così dati i versi successivi e, dato che più avanti ripeti sogni, forse ti conviene sostituire il verbo sognare con qualcos'altro che faccia immediatamente capire a che ti riferisci.
Ovviamente le insicurezze non possono mancare, ma ho notato anche una grandissima positività e volontà, che spesso traspare in molte delle tue poesie – in contrasto totale con altre.
Il campo di battaglia che intendi in questo caso penso sia la vita, bel modo per descriverla, anche se alla fine non siamo tutti guerrieri – c'è chi sta comodo in tribuna a bersi una bibita, chi più chi meno.
Fiori della delusione è un altro dei tuoi giochi di parole a cui al posto tuo non avrei mai pensato, ma effettivamente potrebbero esserci fiori di qualsiasi cosa: di tristezza, di felicità… Quindi anche di delusione e strapparli è un segno estremo e importante.
Anche il verso finale è molto bello e lo trovo davvero un ottimo modo di concludere questo tuo percorso, che ti è servito per sfogarti e per migliorare te stesso.
Non credevo che sarei giunta al termine così presto… Ma come ho già detto altre volte, trovo che tu abbia molto talento per le poesie, anche se spesso dovresti buttarti molto di più sulla semplicità, è l'unico consiglio che mi sento oggettivamente di darti.
Bene… Direi che per questa volta non c'è altro da dire!
Alla prossima!
-H.H.-♥    

Recensore Master
29/06/16, ore 03:35

Salve! Eccomi di nuovo. (Oggi conto di terminare questa raccolta, finalmente).
Trovo perfetta la descrizione che hai voluto dare del rosso, che personalmente non avrei associato al tramonto perché ci vedo di più l'arancione, ma se si parla di un tramonto particolarmente intenso anche il rosso può starci – e un tramonto che esplode nell'atmosfera è un'immagine carina, perché alla fine è questo che il tramonto fa: si propaga, come una specie di esplosione.
Il verso della luna mi è piaciuto molto, perché alla fine è così: la notte a farci compagnia c'è soltanto la luna insieme alle stelle, a darci taciti consigli e sorvegliarci con il suo sguardo.
Da ciò che si può intuire, qui si parla di una persona speciale che per un motivo o per l'altro è uscita dalla tua vita, magari per un motivo anche sciocco. È qualcosa che purtroppo fa parte della vita, perché almeno una volta è successo a tutti, ciò non toglie che faccia male e per quanto ci si provi, è difficile smettere di pensare a qualcuno, se appunto era davvero importante – e penso che in questo caso lo fosse, altrimenti non ti saresti lasciato guidare dalle emozioni per dar vita a questa poesia.
Spesso quando siamo arrabbiati ci comportiamo male con le persone – e mi duole ammetterlo ma soprattutto noi ragazze, che ce ne pentiamo quando è troppo tardi. Persone come te, disposte ad accogliere e aiutare qualcuno anche in una situazione brutta, sono piuttosto rare ormai, perché spesso regna l'egoismo e l'incomprensione.
Stavolta, il significato, credo di averlo compreso tutto e anche in modo abbastanza immediato: è carino descrivere il tramonto come la fine del rapporto e poi parlare dell'alba per simboleggiare in qualche modo una tua rinascita, un andare avanti e chiudere il capitolo che ti legava a quella persona importante.
Passare da paradiso a desolazione… Sì, direi che è una metafora (perdonami se dico una cavolata ma non studio le definizioni della letteratura dalla seconda media) che rende davvero bene come tu ti sia sentito e come la situazione sia degenerata. Apparentemente, sembra stupido rinunciare a un bel rapporto, rovinarlo e cercarne un altro… Basta, la curiosità mi sta divorando troppo.
Ognuno ha le proprie imperfezioni e gli amici sono i primi a doverle accettare e sopportare, altrimenti l'amicizia non dovrebbe proprio esserci.
Ho ancora la speranza per te che alla fine con questa persona si sia risolto, ma da una parte spero anche di no perché dev'essere stata davvero una brutta esperienza per averti spinto a scriverci una poesia sopra.
Direi che stavolta sono stata a commentare più il significato lampante nascosto dietro a tutto che i versi in sé, ma sappi che questa sono riuscita ad apprezzarla molto più di altre.
Adesso mi fiondo dall'ultima: il titolo mi ha ispirata fin dal primo momento in cui l'avevo letto e, ti dirò la verità, non vedevo l'ora di scoprire come fosse.
Perciò vado!
Au revoir
-H.H.-

Recensore Master
29/06/16, ore 03:19
Cap. 19:

Buonasera! (Anche se non è sera, ma va beh).
So di essere stata imperdonabile non facendomi sentire per così tanto tempo, per cui oggi ho deciso di mettermi sotto con le recensioni per farmi perdonare ed eccomi qui.
Che tu ci creda o no, prima di due anni fa non conoscevo la parola utopia e l'ho imparata grazie all'ultima serie di Yu-gi-oh, dove c'è una carta con questo nome. Il reale significato l'ho scoperto dopo, ma per lungo tempo l'ho considerata solo una carta! (Ma questo poco c'entra).
Direi che il primo paragrafetto non potrebbe contenere più verità tutte in una volta. Questo perché fanno abbastanza salire l'odio le persone ottimiste, sempre pronte a dirti che andrà tutto bene, quando non hanno vissuto neanche un briciolo delle esperienze negative che hai vissuto tu – ecco perché non bisogna accettare consigli su argomenti delicati da chi non sa di cosa si parla, secondo me (potrei fare un esempio che mi riguarda molto da vicino, ma evitiamo). Uno dei problemi più brutti al giorno d'oggi è che, appunto, la gente parla troppo e ascolta poco gli altri.
E penso che soprattutto in questo sito siano migliaia le persone che avrebbero altre mille cose da fare che reputano migliori piuttosto che sballarsi il sabato sera in discoteca con alcol e roba varia (non è il mio caso, perché a me piacerebbe, ma solo in determinate condizioni). E con “di una storia veloce per puro vanto” immagino tu ti riferisca proprio alla scrittura e posso capire, forse, cosa intendi: io stessa mi sento in colpa a pubblicare qualcosa di troppo corto e semplice, insomma, che sarebbe alla portata di tutti – e poi viene ingiustamente elogiato.
Il verso successivo, come al solito, fa figurare chiaramente in mente una determinata immagine che rende benissimo il concetto che tu desideri esprimere: in questo caso gli abissi sono sinonimo di oblio e di oppressione, mentre un uccello è simbolo di libertà e volendo fierezza (sto pensando a un'aquila, che mi sembra molto adatta e forse scontata in questo caso).
Quello dove si parla della scatola metallica rappresenta il conformismo della società odierna, o almeno da come l'ho interpretato io, e anche qui torniamo al volersi distinguere da queste mode di cui molti sono inevitabilmente schiavi.
A volte capita di chiedersi se la realtà abbia senso o meno, ma beh, chi lo sa. La risposta con molte probabilità sarebbe no se ci mettessimo a pensarci, perciò meglio vivere e basta!
Come al solito è una poesia un po' enigmatica da capire al primo colpo e bisogna soffermarsi molto per poter cogliere il senso di tutte le parole messe insieme. A volte penso che dovresti essere più immediato, ma ovviamente non è l'artista a decidere cosa scrivere! Soprattutto i poeti, che si lasciano guidare dall'ispirazione e dalle emozioni più dei normali scrittori.
Un bel lavoro!
Volo alla prossima,
Au revoir
-H.H.-
(P.S. Scusa se questa recensione ti sarà sembrata un po' “strana”, ma è venuta così XD).

Recensore Master
12/06/16, ore 00:51
Cap. 18:

Salve, rieccomi!
Non mi aspettavo una poesia su Halloween in questa raccolta, credevo che l'avresti pubblicata separatamente una cosa di questo genere ma è stata un'idea carina. Mi sorprendo infatti che non abbia avuto recensioni prima, ma la gente è strana e pigra e si sa lol
Hai dipinto perfettamente l'immagine che regna in quel tetro giorno. La pioggia che cade, rumori sinistri e un silenzio inquietante...
Non ho mai sentito definire dei lupi timidi d'animo ma a pensarci un attimo è così: se non si invade il loro territorio e quindi li si provoca, i lupi sono schivi e furtivi; ecco cosa li rende animali così amati e dall'immagine sempre fiera, un po' come i leoni, solo più misteriosi.
Forse è vero che la natura a volte punisce, non ci avevo mai pensato.
Come al solito hai voluto usare parole particolari, come pregna e sopraffine, che non saranno il massimo della rarità ma al posto tuo non le avrei usate e quindi tutto ciò che io al posto degli altri non userei, o comunque non rientra nel mio vocabolario immediato, lo considero geniale.
Hai creato una bella atmosfera di mistero e libera interpretazione su ciò in cui può essersi trasformato un uomo dopo essersi ridestato: vampiro, zombie o lupo mannaro/licantropo – amo i vampiri e mi permetto di immaginarla così, anche se i riferimenti animali fanno pensare di più a un lupo mannaro/licantropo. Il finale, dove si paragona diciamo l'apparente tranquillità e la nebbia che vengono intervallati da atroci urla, è come al solito molto ad effetto – o almeno secondo me.
Insomma, una poesia che si addice al titolo che le è stato dato e trasmette un senso di oscurità e di cupezza che solitamente aleggia nei libri di scrittori molto bravi o nei film più curati a tema.
Scusa se sono stata più breve, ma non penso di avere altro da aggiungere. Molto azzeccato come tributo per questa festività e il tuo talento come al solito emerge!
Alla prossima
-H.H.-

Recensore Master
12/06/16, ore 00:39
Cap. 17:

Eccomi anche di qua, stasera intendo saldare tutti i miei debiti meglio che posso.
Sinceramente non capisco la scelta di un carattere così piccolo, fossi in te non lo avrei usato, ma come al solito sono scelte stilistiche che sta all'autore stesso decidere e sono incontestabili – certo, a meno che non si parli di cose inappropriate tipo pasticci di colori o eccessività, ma non è questo il caso. Solo, un piccolo appunto che mi è subito saltato all'occhio ancor prima di leggere.
Mi ritrovo di nuovo a catapultare tutto ciò nel contesto scolastico, laddove avvengono sempre cose di questo tipo. Ossia persone che cercano a tutti i costi di mostrarsi più furbe e migliori degli altri che, ancora più sciocchi e privi di carattere, si lasciano abbindolare con uno schiocco di dita.
E forse sì, è vero, quando qualcuno ti prende in giro usa quel tono da finto ingenuo, appunto ricollegabile al candore, mentre in realtà sta dicendo parole intrise di stupidità e veleno. Si sentono forti, invincibili, perché si sono creati questa forza immaginaria tirando fuori un po' di spavalderia, ma in realtà le persone davvero forti sono quelle che sopportano e si distinguono, non volendo partecipare a quello squallido teatro – che avviene appunto nelle scuole, di frequente, nell'età dove si cerca morbosamente l'approvazione degli altri per non sentirsi emarginati dal gruppo.
L'aggettivo crudo è perfetto per descrivere l'assenza di affetto: un'assenza di cui si può fare a meno anche per lunghi periodi, ma farà sempre male dentro per quanto si cerchi di negarlo, perché noi esseri umani abbiamo bisogno dell'affetto anche in piccole dosi e non si riuscirebbe a vivere sereni.
A volte si può pensare a delle parole cattive anche per ore, chiedendosi perché ci sono state rivolte, ma senza mai trovare una risposta che non sia un'accusa verso noi stessi. Quella frase pensata non credo di poterla comprendere in quanto riguarda la tua soggettività rivolta a quel momento in particolare.
Non sapevo che Miserere fosse una canzone – o almeno così ho trovato – e stavo quasi per segnalartela come errore. Comunque concordo in pieno con la fine: per uscire da un tunnel di depressione spesso bisogna solo crescere, con la voglia di cambiare e di ignorare le cattiverie. Un po' cliché il paragone del mare di lacrime – se non ricordo male in un videogioco a cui avevo giocato c'era un luogo con questo nome – ma adatto alla situazione come sempre.
Anche la frase a destra ha il suo perché. L'anima di un ragazzo che si rialza e decide di vivere meglio pensando a se stesso e non agli altri.
Mi è piaciuta molto e stavolta ho potuto comprenderla facilmente. Per cui non penso di avere altro da dire, se non che credo nasconda molto più di quanto noi lettori possiamo immaginare.
Alla prossima!
-H.H.-

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