Recensioni per
Pagine di uno spirito distrutto
di Watashiwa

Questa storia ha ottenuto 61 recensioni.
Positive : 60
Neutre o critiche: 1 (guarda)


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Recensore Junior
02/06/16, ore 22:22

Come detto poco fa, eccomi alla seconda. Mi sembra giusto lasciarti il mio parere su più di uno scritto, ok, lo ammetto non ho niente da fare e la tua raccolta mi incuriosisce. Passiamo al testo che è meglio.
Stavolta la musicalità è un po' più presente e questo è un grosso punto a favore, si è smorzata appena un po' nel quinto verso, quell' “un sacco”, così diffuso nel parlato, ha smorzato un po' il tono del testo, ma questa sarà l'unica, piccolissima critica, perdonami.
Per il resto questo testo mi è piaciuto molto, soprattutto il significato, lo scontro tra la presunzione dell'uomo giovane che si crede importante, come se fosse in grado di sapere e comprendere tutto (credo che sia una fase dell'età, tutti noi giovani ci sentiamo “onnipotenti” a volte) e la realtà che lo riporta con i piedi per terra, facendogli capire che non sarebbe nemmeno in grado di vivere autonomamente.
Non esiste fuga dalla realtà che ci possa far scappare da questa sensazione di impotenza, come dici bene tu il nostro beffardo destino è proprio questo.
Questo componimento mi è piaciuto davvero moltissimo, sia a livello di suono (come dicevo prima) sia a livello di significato, ho adorato questo paragone spietato tra l'illusione di noi giovani e la spietata realtà.
Bravo veramente.
Adesso passo al prossimo e per stasera smetto di tediarti.
A tra poco.

-Cass.

Recensore Master
27/03/16, ore 23:33

Ciao Watashiwa! Come ti ho anticipato poco fa, rieccomi su una delle tue stupende poesie.
Sono molto fluide ed enigmatiche, perché fanno immergere nel cuore e nei sentimenti difficili da esprimere di una persona. Sono chiari, ma allo stesso tempo lasciano un velo di mistero, perché si possono interpretare in modi davvero molteplici.
Innanzitutto ti ringrazio perché grazie a questa poesia ho appreso il termine becero, un po' inusuale nel parlato comune, ma è sempre una gioia scoprire termine antiquati e un po' particolari che, alla fine, possono sempre tornare utili prima o poi.
Una cosa che mi ahimè devo segnalarti è un errore che è stato ripetuto due volte, perciò non so se sia una duplice svista o un errore vero del tempo, ma penso proprio di sì, dato che parliamo del 2014 che è molto lontano da adesso, anche se non sembra. Si tratta semplicemente dell'errato accento su perché, nei seguenti punti: e il cuore vacilla perchè saperchè il destino è mio. Confido nel fatto che correggerai subito, perché in fondo basta un click per mettere a posto una piccola imperfezione.
Passando al significato della poesia, mi è piaciuta molto, forse più di quella precedente. Capita molto spesso di sentirsi in un qualche modo superiori agli altri, perchè si sa di esserlo e basta vedendo l'ignoranza di cui il mondo è pieno; poi però ci si ferma un attimo, accorgendosi di essere ridicoli, come hai detto tu. Mi rispecchio quasi paurosamente nelle righe seguenti, dove si parla di voler vivere autonomamente e volare via, vivere veramente. E l'amara verità però è appunto che per quante lacrime si versino, per quanto si soffra, le cose non cambieranno davvero da un giorno all'altro. Perciò l'ho trovata molto bella e profonda e, come ho detto, sento di rispecchiarmici perfettamente, perché anch'io voglio volare via ed intraprendere la mia vita, scappando da una situazione che non mi soddisfa in nessun modo... Ma il destino è beffardo, sempre citando i termini che hai utilizzato tu, e piangersi addosso non servirà a cambiare le cose, non quanto potrebbe esserlo cercare di fare qualcosa concretamente. Questo, in sostanza, è il significato che ho potuto cogliere. Per adesso delle tue è la mia poesia preferita, ma le altre potrebbero stupirmi, chissà; lo spero proprio!
Alla prossima, quindi
-H.H.- (nuova firma)

Recensore Veterano
08/01/16, ore 15:45

Ciao!
Eccomi infine qua, anche se non durante l'ora buca che ti avevo detto. Spero vada bene lo stesso.
Comunque, ho deciso di fare un salto di nuovo in questa tua raccolta di poesie.
Devo dire che anche in questo caso la tematica da te scelta è interessante e mi ha ricordato, in alcuni tratti, alcune riflessioni di poeti italiani di inizio Rinascimento. Mi ha infatti colpito la tua osservazione riguardo alla fine a cui è destinato ogni singolo individuo sin dalla sua nascita: d'altronde, ogni cosa, da una persona ad un impero, da un atto buono ad un atto cattivo, possiede un iniziò come anche una fine. Ubi sunt? dicevano appunto i rinascimentali parlando dei grandi imperi e regni che li avevano preceduti. Come hai giustamente fatto notare anche tu, sono terminati come qualsiasi altra cosa.
Un aspetto che invece mi ha coinvolto meno è stata la tua chiave di lettura riguardo a questo dato di fatto: se la tua poesia sottolinea la superbia e la presunzione di tutti noi, che tendiamo a concentrarci esclusivamente sulla nostra vita, sul nostro piccolo mondo, io invece credo che sia necessario sia riuscire ad avere uno sguardo globale (arrivando magari a capire che un piccolo inconveniente non è nulla in confronto all'immensità di certe tematiche), sia dare importanza alle proprie esperienze e alla propria vita, perché d'altronde, da quanto ne sappiamo, ne abbiamo una sola :)
Perciò, differisco leggermente riguardo all'ultima parte della tua poesia, ma ovviamente la mia è solo un'opinione personale.
Riguardo alla grammatica, non ho notato errori da segnalarti, anche se forse quel "dio" che tu citi, essendo un dio in generale (almeno credo) e non necessariamente quello dei cristiani, forse andrebbe trascritto con la lettera maiuscola. A meno che tu non stia parlando di qualche particolare forza cosmica e che io non abbia frainteso tutto... nel caso, mi scuso per la mia osservazione.
E qui chiudo, anche questo scambio è risultato essere interessante e spero possa essere stato lo stesso per te.
Baci e a presto,
Nox

Recensore Veterano
24/10/15, ore 18:46

Salve!
In questa poesia non ho trovato sviste, perciò passo subito al significato che ho percepito, potrei sbagliarmi, è probabile, ma ti dirò comunque quel che ne penso.
Io ci vedo una grande solitudine, una solitudine profonda e dell'anima. Una solitudine che ti porta a vedere tutto da lontano anche se tu, quelle cose, le vorresti vivere.
Vedo quasi una persona che rimane indietro, mentre il mondo va avanti, rimane indietro in quel silenzio che è la solitudine, in quel tempo immobile che è la sua vita.
E' un'anima che sente di non poter essere aiutata, che rimarrà indietro per quanto si sforzi.
Probabilmente mi sbaglio, ma questa è la mia interpretazione.
Alla prossima poesia!

Recensore Master
12/09/15, ore 15:07

Ciao Watashiwa, te l'avevo detto che sarei tornata!
Partendo dalla grammatica: non so se sia una ripetizione voluta, ma c'è "Tutto intorno a me tace
ma si muove allo stesso tempo
velocemente, forse troppo
tanto
che io rimango spiazzato"
Se usi tanto non puoi usare anche troppo (e se decidi di usare il secondo allora dovresti sostituire il che con e).

Sono in dubbio... perdonami, ma non trovo la musicalità che distingue la poesia dalla prosa.
Per il significato che io ho inteso, ti prego non arrabbiarti se sbaglio! Do la mia interpretazione.
La spavalderia, la giovinezza, gli occhi che tremano e il cuore che vacilla perché non può più vivere autonomamente mi fa pensare a due cose:
una, il protagonista è stato lasciato; due, è malato.
Propenderei per la seconda ipotesi visto come prosegue la poesia: l'ingenuità che spinge a vivere, ad andare avanti nonostante tutto, il mondo che va avanti silenzioso, il desiderio di scappare.
Volare via... beh, potrebbe non essere da escludere nemmeno la prima. Volare via per allontanarsi da un amore perduto? Eppure prosegue con questo destino dal quale non si può fuggire... Solitario ancora il dubbio che si tratti di amore e non di malattia.
Ti ho offeso? Spero di no.
A presto, spero.