Recensioni per
Laudate Hominem
di Secret Whispers

Questa storia ha ottenuto 1 recensioni.
Positive : 1
Neutre o critiche: 0


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Nuovo recensore
19/09/14, ore 18:28

La fiction presenta un abuso di espressioni in calce e di avverbi di modo; l’accostamento di quest’ultimi a parole, che esplicano di per sé il significato stesso dei termini accessori in –mente, crea un inutile effetto di ridondanza, fastidioso e in grado di distrarre nel corso della lettura. La soppressione o l’aggiramento di formule come ‘così perfettamente’, a seguito di un aggettivo con identica radice, renderebbero più scorrevole e pulito il testo.
L’utilizzo degli aggettivi qualificativi ha una funzione introduttiva che sporca il punto di vista esterno della narrazione, in quanto chi scrive giudica ciò che dipinge, non lasciando al lettore l’opportunità di crearsi un’idea propria, diversa o in contrasto con quella narrata nella fanfiction. Il filtro è in tal modo falsato e di precaria attendibilità, poiché guida in un’unica direzione le vicende.
Le domande retoriche rivolte al lettore non ampliano il bagaglio di riflessione sui temi scottanti dell’ambiguità e del pregiudizio della morale; gli angeli inquadrati e traviati dalla loro stessa dottrina, poiché esseri a immagine, quindi riflesso fallibile di una forza superiore, non appaiono in grado di instillare lo stesso dubbio in chi osserva. La loro condizione diventa quindi un dato di fatto, non un’eventualità che conduce lo spettatore a porsi quesiti.
Lo stereotipo dell’angelo caduto (corrotto dall’amore per un demone dal viso d’angelo) è comune materiale di traduzione letteraria e fumettistica, nello specifico in racconti omoerotici. La storia non manca di suggestione, ma risulta debole e fumosa.
Il ritmo è costruito a fatica, soprattutto per via della frammentazione del contenuto. L’autrice si muove per punti, più secondo una scaletta che attraverso un disegno coeso e ciò continua ad essere sintomo di una finalità didascalica – introduttiva, attraverso cui si arriva al quadro completo della situazione di angeli e demoni, non per gradi vissuti, ma raccontati. Lo show don’t tell non si concretizza se non nella parte finale del componimento; anche qui l’azione intrusiva della voce narrante destabilizza la naturalezza dell’incontro dei due personaggi e tramuta un’idea affascinante (per quanto inflazionata e non nuova) in un ‘saggio’.