Recensioni per
L'occasione
di elenri

Questa storia ha ottenuto 2 recensioni.
Positive : 2
Neutre o critiche: 0


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Recensore Master
05/07/14, ore 12:07
Cap. 1:

ottima storia carissima Elenri!!!!
l'ho scopertra perché ho eltto la storia delal compagna a cui sei stata affiancata nel contest!!!
bellissime entrambe le sotire,i miei complimenti!!!!

Recensore Master
24/02/14, ore 11:25
Cap. 1:

L’occasione – Elenri
Ortografia, sintassi, grammatica in genere 7/10
Caratterizzazione dei personaggi 8/10
Originalità 7/10
Gradimento 7/10
Tot 29/40
Storia fondamentalmente corretta, con alcune cose che, però, non mi hanno convinta. Quello che mi lascia un po’ perplessa è l’uso delle virgole, mentre alcune sono opinabili, altre mi hanno proprio dato l’impressione di spezzare il racconto là dove, a mio parere, era meglio proseguisse fluido. Come qui [tanto forte, che sembra]: la virgola prima del “che” congiunzione è molto spesso un errore, in quanto spezzi la frase, soprattutto in questo caso dove la locuzione ha il suo senso “tutta insieme” (ho riso tanto che mi fa male la pancia); se vuoi lasciare la virgola, toglierei il “che”. Poco dopo [laterale, ed estratto]: non solo ritengo superflua la virgola, non ha funzione enfatica né di inciso, ma l’uso della –d eufonica davanti a vocali diverse da quella che precede è ritenuto oggi sbagliato (ad aiutare, ok; ad educare, sbagliato). […mangiamo», aveva] trovo anche qui la virgola eccessiva, capisco che quello che segue sia un inciso, ma la chiusura delle virgolette già obbliga ad una pausa mentale e ciò che deve essere messo in risalto sono le parole del dialogo e le reazioni, non tanto “lui rispose”. [sparecchiato la tavola, avevo iniziato] anche qui, la virgola spezza la successione degli eventi, dà quasi l’idea che lei sparecchi, parli, pulisca, non che lo faccia insieme: eliminerei quella che ti ho riportato e lascerei solo quella prima del “mentre”. Infine anche [turbato dalle mie parole, non lo aveva dato sicuramente]: io non metterei virgole, è una frase breve e incisiva che non necessita di pause! Invece qui, secondo me, serve qualcosa di più forte: [lo dico per te, sai? Perché io ce la posso fare, le ragazze sono autonome qui, a casa, problemi non ce ne sarebbero] il senso si perde fra “autonome” e “qui”! Le ragazze sono autonome E qui a casa no problem? O le ragazze sono autonome qui E a casa nessun problema? So che sembra una sciocchezza, ma cambia il significato. Toglierei l’inciso – che non serve – e metterei un bel punto e virgola dopo “autonome”. [non avesse fatto nulla per trattenermi, aveva prevalso] anche qui, il prevalere della tristezza deve essere collegato all’azione che l’ha provocata, non servono pause! A maggior ragione, niente pause fra le correlative, in genere (si chiamano così perché devono stare insieme!) [sia per la somiglianza, sia per i soli 15 mesi] quindi la eliminerei, anche perché ne hai messe un sacco in quella specifica frase ^^ inoltre quindici, scritto in numero, è errato. Ancora una volta (poi smetto, di esempi ne hai tanti e non voglio fartele notare tutte :D) c’è una virgola di troppo: [per poter trascorrere il Natale, da me, in Brasile.] Perché mettere una pausa prima di “da me”? Le ragazze trascorreranno il Natale da lei, in Brasile. Non è un inciso, un’informazione in più eliminabile: il “con lei” è quasi più importante che “in Brasile”, dato che hai già detto dove lei sarà e che loro stan facendo i passaporti. [Marco, non aveva più sollevato il discorso, e mi aveva ] i nomi non sono sempre vocativi! :D poverino, Marco è soggetto della frase: non metterlo in un inciso, che non serve assolutamente, così come quello che segue… Ecco, ce ne sono ancora alcune di virgole un po’ inutili: ti consiglio di dare una rilettura ad alta voce ed eliminare tutte quelle virgole in cui non ti fermi a prendere il fiato – o dove ti accorgi a orecchio che prendere fiato spezza la frase.
Poi volevo farti notare un paio di parole che non mi convincono: [Aveva pronunciato] messo così, lapidario, all’interno di un dialogo… non lo so, non mi pare corretto. Migliore sarebbe stato “aveva risposto/ribattuto/bisbigliato (?) /scandito – se vuoi dare l’idea dell’affettazione con cui lo dice”… ma “aveva pronunciato” da solo, proprio no; [rifiuto a lasciarmi] rifiuto DI lasciarmi partire.
Attenta ai trattini! Usi quelli corti, quelli che escono solo premendo il tastino sulla tastiera; in realtà in italiano quello è sbagliato, servirebbe solo per le parole composte. Il segno corretto si forma con trattino-spazio-parola-spazio. Vedi che si allunga? [Procurati quello che ti pare, solo che mi vieni a prendere] dimenticato un “basta solo”? [di babbo Natale.] anche Babbo maiuscolo e [una donna nuova: più forte, più sicura: con alternative], dove sono si possono mettere due putni ad una frase già aperta dai due punti (io li toglierei a favore di una virgola) chiudono la parte di correzione in senso stretto. Ed ora entriamo nel mondo delle speculazioni. Perché, sì, non posso essere oggettiva nel valutare cose per forza soggettive! Quindi, sotto con la caratterizzazione. La ritengo buona, molto buona, soprattutto alla luce del fatto che detesto Luisa. E, di solito, quando un autore riesce a costruire un personaggio antipatico, vuol dire che il lavoro è ben fatto – anche se non credo che tu la volessi antipatica! Cerco di spiegarti perché mi ha davvero dato sui nervi: tutto quello che dice e fa mi sembrano le scuse che, normalmente, sentiamo in bocca ad UN cinquantenne, maschio, in crisi di mezza età. Per poi, però, finire con un “ah beh, sì, forse sto lasciando soffocare il mio matrimonio, ma ci lavorerò perché adesso sono forte, ora si che ho alternative, se mi fa male c’ho ‘sto pezzo di trentacinquenne brasiliano a cui appoggiarmi”. Non credo (?) che fosse in pieno il messaggio che volevi dare – o meglio, da come hai scritto credo che tu veda positivamente tutto questo. Io ho trovato una certa ipocrisia di fondo nel personaggio: non so quanto sia nella mia testa e quanto nella tua, ma vuol comunque dire che c’è un tentativo di tutto tondo, così come il tuo farle dire che è spaventata, quando il realtà ci sono solo eccitazione e speranza a farla da padrone. Dall’altro lato… mi aspettavo davvero più paura. Più rammarico per delle figlie sì, grandi, ma a casa. E il marito è completamente filtrato dal punto di vista della donna, non ha quasi voce: qua – parlo di gradimento, eh – non mi è andato giù che non ci sia nemmeno una riga di suo pensiero. Lo stile, infatti, per quanto adatto… non mi ha entusiasmato con la scelta della prima persona plurale e del flashback. I verbi sono risultati qua e là un po’ forzati – non sbagliati, solo… davano l’impressione di una racconto della nonna e non di uno praticamente attuale – e la narrazione ne è risultata, a mio avviso, un po’ piatta. Un trucco forse abusato come l’alternare i due punti di vista – oppure far parlare le due figlie alla fine? – avrebbe dato più spessore. Ma qui, siamo, appunto, nel gradimento: la caratterizzazione è davvero buona. Per l’originalità mi rifaccio a quanto detto nella presentazione generale: alla prima facciata sapevo che lei sarebbe partita e che si sarebbe guardata indietro molto poco. Per quanto realistica e ben strutturata, non lascia molto margine di dubbio: per questo è si, solida, ma non ricca di colpi di scena/ripensamenti/tormenti – anche perché sono certa che tu fossi la prima a non volere una storia rocambolesca, ma piana e intima. E quindi, davvero, è un’ottima storia, davvero particolare, ma un po’ troppo monologante per me – ma è un mio limite: ho sempre adorato la prima persona singolare, ultimamente invece mi accorgo che mi lascia insoddisfatta… sarà colpa di Hunger Games!
Ah, e sappi che ti ho amato di un amore puro e incondizionato: sei la prima persona da molto tempo che utilizza le stesse norme di interpunzione dei dialoghi che uso io. Niente stress da “devo correggere – ah no, cacchio, vero che è giusto anche così”. Tanto, tanto amore a te.

AFFINITÁ DI COPPIA 5/10:
Vi voglio chiedere subito scusa: sono certa che, quando leggerete le vostre valutazioni e mi risponderete, io mi scorticherò la fronte a furia di facepalm. Perché sono certa sia una mia mancanza… vedete, non ho trovato correlazione fra le vostre storie. Quando ho letto quella di Marge ho pensato che la protagonista potesse essere la ex moglie di Daniele… per ricredermi dopo poche righe. Allora mi son detta, sarà un qualcuno che incappa nel funerale. E invece nisba. C’è un filo rosso di fondo, ma è molto intellettuale, molto “tutte le famiglie hanno del marcio, tutti abbiamo i nostri problemi, vediamo di lavorarci su” – ma non so quanto sia questo il punto che volevate sollevare o quanto sia stata io a vedercelo. L’unica cosa davvero in comune è il setting – Roma con la pioggia. Ma anche altri due racconti sono ambientati a Roma, avete forse fatto un accordo a quattro :D? Sorrisi a parte, davvero: sono due ottime storie, ma non trovo quell’elemento fisico che mi faccia dire “Ah, diamine, ecco dove si collegano”. Se Marie fosse venuta dal Brasile… e Hilario fosse stato magari interprete nelle trattative… oppure su Luisa avesse sentito la curiosa notizia di un incidente al cimitero di Roma, in cui una bara quasi si apriva… ecco, sono esempi stupidi, me ne accorgo, ma era questo che cercavo. Colpa mia, una volta in più, se non ero stata capace di spiegarvelo nel bando.