Ciao, Eco! ♥
Inizio questa recensione rassicurandoti: non sei stata assolutamente superficiale, anzi, hai saputo gestire un tema tanto delicato come quello in questione con tatto e delicatezza.
Ti porgo i miei complimentarmi per lo stile che hai adoperato, incisivo e scorrevole.
Inoltre, a mio parere sei riuscita a esprimere magistralmente le emozioni di Carter. Le emozioni di una persona che ha assistito a scenari i quali dubito si possano dimenticare.
Il primo periodo è semplice, esprime semplicità. In un certo senso trae quasi in inganno, come se tu voglia parlare soltanto di un padre e sua figlia, in uno scenario sereno.
Poi però essa – la guerra – incomba come uno spettro con un paragone; come un'ombra fosca si staglia sui due. Come se, nonostante oramai sia a casa, l'uomo non riesca a sfuggirle. Come se sia una costante nella sua vita, nella sua mente.
Poi subentra la tenerezza. Una tenerezza genuina, una tenerezza evocata dall'affetto di un padre nei confronti di una figlia che con la sua vitalità – una vitalità che in un certo senso si contrappone all'oscurità, alla morte, agli spari, alla sofferenza – e la sua curiosità incarna l'essenza dei bambini.
La riflessione di Carter sulla bambola, dal proprio canto, è un pugno allo stomaco in cui il concetto di quell'onnipresenza degli eventi da lui vissuti viene ribadita, a incominciare da una parola che potrebbe apparire effimera: “prigioniera”. E non lo è, è tutto fuorché mera.
Non so se sia desiderato, ma il proseguo della descrizione del giocattolo mi ha rimandata all'immagine dei corpi delle vittime dei campi di concentramento che vengono mostrati nei documentari storici.
Inoltre, sono stata colpita dalla frase “una conchiglia senza mollusco”; mi ha trasmesso un terribile senso di vuoto. In fondo, credo che sia questo ciò che possano fare esperienze simili: svuotare. E d'altronde quelle persone sono state private di qualsiasi cosa.
Per quel che la riguarda, trovo che la scelta di inserire due esclamazioni dia un tono disperato ai pensieri trattati.
Tornando a Carter, nel suo reale dolore, quest'individuo trasmette una sorta di fiducia, di speranza. Ciò che è avvenuto durante la Seconda Guerra Mondiale, le gesta compiute da uomini nei confronti di altri uomini, è indescrivibile. E questo soldato è un po' una conferma che per fortuna c'è ancora pietà e solidarietà e bontà su questa terra.
Buona idea quella di rimandare al secondo pezzo, in tal modo hai creato una sorta di eco. Come se le parole della figlia e le frasi di prima stiano risuonando nella testa del protagonista.
Inutile dire quanto sia dolce e intrisa del desiderio di proteggere Jo la decisione finale.
E di nuovo complimenti. Seriamente, complimenti per questa storia, Eco.
Complimenti per la cura con cui hai ponderato le parole da utilizzare (un altro esempio ne è “la intrappola a metà”); per emozioni da te trasmesse e su cui penso che sia inutile che mi dilunghi – ti ribadirò soltanto che questa flashfic è un pugno allo stomaco – e nuovamente per la tua delicatezza. Ho avuto l'impressione che dietro a questo scritto ci sia molta maturità e profondità, quindi altri complimenti.
Ah, dimenticavo: naturalmente anche complimenti per la scelta azzeccata della poesia, la quale hai collocato all'inizio. Nel suo essere un ammonimento funge anche da ottima introduzione per il lettore.
Un abbraccio, Dream. ^-^ |