Ecco. Sono arrivata anche io, piano piano e lemme lemme.
Ho paura di parlare, però, ho paura di infrangere la bolla di silenzio che apparteneva solo a Brian e Matt, ho paura di giocare il ruolo di quelle auto che suonano il clacson alle tre di notte, dei fanali che attraversano le tende e le finestre dimenticate aperte. Ho paura di spezzare la magia sotto la punta delle scarpe.
Ha un senso strano, mi sono detta, appena ho finito di leggere. Non appartiene a vista, gusto, o che altro... non è nemmeno sesto senso, in realtà, però lo sento che volteggia attorno alla mia testa e mi anestetizza le gengive, con una sorta di sapore dolciastro in fondo alla gola.
Adoro questo capitolo, non posso farne a meno, non che io abbia poi molta scelta, quando ci siete di mezzo tu e le tue mazzate d'inchiostro.
Brian è lo stesso di Stato di Grazia? Oppure è solo che i Brian hanno un posto speciale nel tuo cuore?
Sai, credo di essermi affezionata al Brian di Stato di Grazia senza nemmeno accorgermene e anche se questo non era lui, appena il suo nome è scoppiato nell'aria non sono riuscita a fermarmi. La sua sagoma in penombra si è avvolta subito di mostri, di fantasmi, di demoni attorcigliati alle sue ciglia di buio. La luce mi ha fatta serrare gli occhi, mentre sentivo quelle presenze (come se fossero appendici di lui, di me) contorcersi, agonizzati, contro il suo viso massacrato, e non sono riuscita a fare a meno di voler azzannare Matt alla gola, per digli "spegni! spegni! non senti? non lo sopporto!".
Brian (questo e quello) mi spaventa, ma forse lo puoi sapere anche tu. Brian mi piace.
Davvero non riesci a capire cosa ci trovo, Gatto? Allora siediti qui con me, che provo a spiegartelo. Prendi in mano i tuoi pastelli, ok?, tutti quanti, dal rosa-il-mondo-non-può-essere-davvero-così-bello al nero-guarda-che-quando-è-fatto-è-fatto-non-si-cancella-più. Voglio che te li pianti nella pancia tutti quanti, uno ad uno, assieme a me, tutti tranne il blu pesante. Voglio che tu ascolti bene i ricordi che le mine colorate hanno risucchiato mentre vomitano nel tuo stomaco. E poi guarda come il blu pesante galleggia nel grigioblu. Voglio che tu capisca quanto hai condensato in due righe, come se fosse qualcosa di semplice da dire, ma no, non lo è, Gatto. Non lo è. Quanti pensi che riescano a vedere l'acqua salmastra che ondeggia nel mondo, quanti pensi che riescano a raccontarlo?
"Dimmi che capisci, perché altrimenti è tutto inutile."
Provavo a riguardare la mia storia su Menta, prima di arrendermi e ricordarmi che mi dovevo qualche momento di tempo-speso-bene, quella che a ora è interrotta bruscamente ad un punto morto.
Sai che dice?
"Insomma, riesci a capire? Dimmi di sì, ti prego, altrimenti è tutto inutile."
Io e te dobbiamo avere qualche problema a riguardo, qualche complesso irrisolto di tipo freudiano, perché ho la sensazione che tutto ci risulti incomprensibile, a volte, come se l'umanità parlasse una sola lingua che a noi sembra fatta solo di grugniti e lamenti. La cosa ha un che di nebulosamente ironico, vista un po' di lato.
I noccioli interiori e i caffé mi sono familiari, quanto e forse più del volto di mio fratello, e non so che aggiungere se non che ci sarebbe qualcosa da dire su ogni parola, ma preferisco farne a meno, tenere qualche parola per me, le mie, sdentate, assieme alle tue, che ho rubato da qui, come sempre.
Sorrisi di piombo, Gatto. Tanti, tanti, sorrisi di piombo.
LadraDiVita |