Ciao!
Ho subito pensato questo, leggendo le tue parole: piena, pesante, viva, tangibile. Vera.
Non vedo molte storie interessanti nella sezione introspettiva di solito, forse perché non ci navigo abbastanza, ma ho trovato il tuo stile particolarmente interessante e soprattutto una scelta mi ha fatto credere che questa storia sia ricca di significato dal principio: la maniera semplice in cui è presentata, con tanto di colonna sonora indicata dopo il titolo; ecco, è una di quelle cose che mi fa sorridere e che mi fa intendere che chi ho di fronte ha davvero le idee chiare nella sua confusione (?)
No, non è affatto un’offesa, credo anzi che per scrivere introspezioni bisogna essere un po’ in là con la testa e questo mi capita di frequente in prima persona, perciò posso dirti con esattezza che la correttezza che denota la tua storia da ogni angolazione la si guardi – lessicale, sintattica, grammaticale – è fronte di un’analisi postdatata alla stesura stessa che, così vivida, spiega chiaramente i suoi tratti distintivi e l’immedesimazione suprema che troneggia nel centro.
In questa storia ho visto un po’ di pulp sfuso, una caratteristica che ormai pare non essere da tutti, una scintilla e un modo di fare a dir poco affascinante, quindi posso solo farti i miei complimenti e assicurarti che questa storia rientra nelle mie preferite – per quel che vale.
Alla prossima,
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