Questa storia è un po’ un pasticcetto dall’inizio alla fine. Grammatica, stile, caratterizzazione, trama si accostano tutti in un insieme pesante e discorde, che non solo appesantisce la lettura, ma sminuisce incredibilmente tutti i buoni spunti disseminati nella storia.
Sotto la corteccia, quella dura e ruvida che riveste la tua fan fiction da capo a piedi, ci sono idee che hanno dell’adorabile. Il problema è che scovarle non è tanto semplice.
Ho apprezzato il come hai deciso di narrare la prima parte, intervallando il presente a momenti del passato: c’è Sasuke che torna a Konoha e che, allo stesso tempo, racconta frammenti della sua storia, quelli davvero importanti, analizzando il vero se stesso, ammettendo la sua stessa paura e i suoi stessi errori. Sasuke si apre al lettore, lo fa con memorie fugaci ma pregnanti. Questa scelta ti è stata utile per non superficializzare i sentimenti del personaggio, dando un perché all’amore provato, in qualche modo. Nei ricordi emergono le morse allo stomaco per il fastidio di Sakura che si dichiara falsamente a Naruto, il silenzioso piacere provato quando ha espresso l’affetto che nutriva per lui, l’appagante arrivo in guerra, che ha riempito il cuore di gioia. I ricordi sono spezzati dal viaggio presente, quello che fa alla riscoperta delle sue origini, pronto, per la prima volta dopo troppo tempo, a riscoprirle. È un momento importante per un personaggio con una storia familiare tanto travagliata, come è Sasuke. Ed è emblematico come proprio nel luogo in cui ha vissuto con la sua prima famiglia, quella che gli è stata strappata quando ancora era troppo presto, trovi l’inizio della sua seconda in Sakura addormentata nel letto patriarcale. Ciò che va a minare il piacere di tutti questi dettagli è la formattazione. So che può sembrare sciocco, ma, soprattutto nel computer, avere tutte le parole così stipate, con troppi pochi capoversi, stanca l’occhio e mina la fluidità della lettura. Sono cose di cui, purtroppo, si deve tenere conto sui internet. Senza contare che dividere fisicamente il momento presente con il racconto del passato avrebbe aiutato a mantenere ordine, senza spezzare il fluire naturale della narrazione.
Altro aspetto, che va a incidere negativamente in tutta la lettura e dal quale non si può prescindere, è la grammatica. La grammatica di questa storia è pessima. Sembra assente una rilettura approfondita, magari a distanza di qualche giorno. Proprio come hai detto tu nelle note conclusive: la storia sembra scritta di getto. Questo non è un male in sé, dall’ispirazione fulminante possono nascere grandi cose, ma diventa un aspetto negativo quando, alla prima stesura, non si accompagna una postuma e meticolosa rilettura. Così si possono eliminare tutta quella serie di fastidiose ripetizioni e di irritanti e piccoli errori che vanno un po’ tutti ad accumularsi, infastidendo la storia.
Non sono il tuo beta e non ritengo sia mio compitolo correggerti il testo integralmente, mi limiterò a riportare alcuni esempi per farti notare quali sono gli errori più comuni che hai commesso o i più gravi.
[C]la SENTO sussurrare di nuovo il mio nome. Non so perchè il mio cuore comincia a battere frenetico quando la SENTO stringersi a me nel sonno. SENTO come un calore riscaldarmi l'anima e il cuore, mi SENTO strano.[/C] – questo è un esempio eclatante di quello che ti accennavo sopra: nel giro di due righe quattro ripetizioni. L’effetto è che non ci sia stata una revisione neanche parziale della storia, ciò non vuol dire che sia vero.
In questa stessa frase c’è anche un “perché” scritto con l’accento dalla parte sbagliata – grave, invece che acuto come dovrebbe essere.
"-Perso nei miei pensieri non mi ero accorto che Sakura stava parlando nel sonno e mi avvicino un pò per capire cosa sta dicendo.
-Lei si calma un pò
-Un pò impacciato" – in tutti e tre i casi hai scritto “po’ ” accentandolo. “Po’ “ va apostrofato. È un errore molto grave, che necessita di essere corretto.
"non avevano problemi ne preoccupazioni" – “né” congiunzione richiede l’accento. Così scritto – “ne” – è pronome.
"io e Itachi chiesimo a nostra madre" – “chiesimo” non è una forma verbale esistente. La forma corretta sarebbe “chiedemmo”.
"disse Hinata per poi sorriderli" – “per poi sorridergli”.
Questi sono solo alcuni dei numerosi errori che hai commesso. Te ne ho riportati alcuni a titolo esemplificativo.
Altro problema, come già sai, è nei tempi verbali: sono tutti discordanti. Sono andata a vedere nei commenti lasciati alla storia, chiedendomi se qualcuno te lo avesse già fatto notare. La tua risposta è stata “ne sono consapevole, ma scrivere tutto nello stesso tempo verbale mi annoia”. Non metto in dubbio la cosa, io sono la prima a voler combattere contro la noia, ma in questo caso passare dal passato al presente all’interno della stessa frase non è questione di divertimento, quanto di grammatica. Ci sono diversi modi in cui si può impostare la storia che consentano di passare dal passato al presente senza che questo sia effettivamente un errore. La tua storia, tra l’altro, si prestava bene a un gioco simile: nella prima parte, quella in cui hai continuato a passare dai ricordi agli eventi presenti, avresti effettivamente potuto rendere i primi con l’uso del tempo passato, i secondi con l’uso del tempo presente. O ancora, avresti potuto scrivere tutta la prima parte al passato e quella relativa a “un anno dopo” al presente. Così non avrei potuto accusarti di errori grammaticali di sorta, sarebbe stata, piuttosto, un’interessante scelta stilistica. Capisco che può essere difficile sentir criticata così duramente una storia alla quale si tiene e nella quale si è messo il cuore, ma proprio perché noto la tua passione e l’amore che hai riversato nel testo, voglio aiutarti con piccoli suggerimenti per raddrizzare ciò che è un po’ storto. Dopotutto si tratta di errori di grammatica e la grammatica è migliorabile, non concerne minimamente la bravura dell’autore, ma soltanto l’attenzione e la rilettura. Scrivere in un italiano corretto non è chissà quale dote innata, ecco perché ti dico che non rappresenta materialmente un grande problema. Hai delle buone idee, uno stile attento all’introspezione, basta smussare un po’ il tutto con la pratica e stai certa che le storie miglioreranno in maniera esponenziale, te lo dice una che scrivere fan fiction da quando aveva quattordici anni e che nel tempo si è vista migliorare molto, sia stilisticamente che grammaticalmente. Sono una di quelle che credono nella politica della perseveranza per migliorarsi, poi se qualcuno ci dà una piccola dritta, allungando la mano verso di noi, è sempre bene non chiudere occhi e orecchie. Prendere in considerazione i suggerimenti può sempre tornare utile, poi non è detto che si debba concordare con gli altri su tutto, no?
Bene ora continuiamo con qualche ulteriore accorgimento sulla la punteggiatura: quando l’hai messa, l’hai messa bene. Si vede che di base sai usare punti e virgole, dosando la lunghezza delle frasi in modo sapiente, così che leggerle non diventi troppo stopposo. In diversi casi, tuttavia, ti sei dimenticata qualche virgola, soprattutto nei discorsi diretti, in cui è bene inserire più virgole di quello che si crede:
"-Già auguri teme!-" – “Già, auguri, teme!”
"-Sasuke vieni-" – “Sasuke, vieni” – è bene ricordare che la virgola va sempre posta dopo un nome proprio o un nomignolo usato per indicare la persona con cui si sta parlando. Per dirla semplice quando c’è il verbo alla seconda persona “tu vieni” e viene inserito il nome proprio o il nomignolo a cui il verbo si riferisce “Sasuke”, va inserita una virgola prima di tale nome. Lo stesso vale per la frase sopra “auguri, teme”, ma anche per – esempi inventati – “Mi hai stufato, Naruto”, “Ti amo, Sakura.” “Fratello, dove sei?”
"-Sì ma ci stanno mettendo decisamente troppo!” – “Sì, ma ci stanno mettendo […]” – dopo il “sì” affermazione va messa una virgola.
Per quel che concerne la caratterizzazione, ho molto apprezzato, come detto al principio della recensione, l’introspezione di Sasuke. La prima persona di certo ti ha aiutata nel compito di accompagnare il lettore verso la scoperta della sua intimità.
Con la prima persona, di solito, l’IC finisce per essere minato e, per quanto io non supporti la visione di un Sasuke spietato, non sostengo neanche l’idea del Sasuke troppo sentimentale, quello che ha sempre amato Sakura e che non si fa problemi a profondere coccole e carezze. Questo tuo Sasuke si lascia troppo trasportare dai sentimenti e, per quanto ritenga che negli ultimi capitoli abbia mostrato un profondo mutamento caratteriale, credo più che sia tornato come ai tempi del vecchio Team 7, quando aveva dodici anni e il fardello della morte della sua famiglia nel cuore, piuttosto che com’era nell’infanzia, spensierato e sorridente, dopotutto ci sono ferite che solo parzialmente si rimarginano e perché ciò avvenga ci vuole tempo, sono del parere che il tradimento di Konoha sia una di queste ferite profonde.
La caratterizzazione di Sakura è invece sfuggente, la prima persona di Sasuke non ti consente di esprimere al meglio il secondo personaggio della tua coppia, di cui si intravedono i tratti principali, ma che, rispetto al suo amante, rimane debole e piccola nella sua trattazione, come alla ricerca di una maggiore linfa vitale. Mi è piaciuta molto l’idea della Sakura premurosa, che si dedica alla pulizia di villa Uchiha con meticolosità e attenzione, come nella certezza, più che nella speranza, che Sasuke torni e che è quindi giusto prepararsi all’evento nel miglior modo possibile.
Poi c’è tutta quella serie di personaggi secondari, caratterizzati bene in linea generale. Hai ripreso il nervosismo di Naruto, la tranquillità di Hinata, il continuo e petulante battibeccare di Suigestu e Karin. Sono stati piccoli spiragli del loro carattere che ho apprezzato vedere riportati.
Ti sei rovinata con una sola frase:
"tutti a questa notizia si alzarono contenti cominciando a ridere e a festeggiare mentre io tirai un sospiro di sollievo." – queste reazioni di massa sono caldamente sconsigliate. Troppo impersonali per essere d’effetto o per dire qualcosa. È altamente improbabile che, messe dieci persone nella stessa stanza, all’accadere di un qualsiasi evento x, reagiscano tutte allo stesso modo. Una frase, una sola, che minaccia tutto il lavoro di caratterizzazione fatto prima – escluso Sasuke, che sospira, invece di ridere e festeggiare. Fai attenzione a questi particolari, sono davvero importanti per rendere una storia unica e aiutare il lettore a diventare parte della narrazione, provando ciò che provano i personaggi, vivendo ciò che loro vivono.
Spero sia chiaro, a questo punto, che il mio intento non è quello di demoralizzarti, quanto, al contrario, di incoraggiarti a scrivere ancora, tenendo d’occhio tutto ciò a cui ho fatto riferimento, soprattutto in relazione alla grammatica – quella non è opinabile. Non scoraggiarti, non pensare che la tua storia mi abbia fatto schifo, non è assolutamente così, ho letto molto di peggio nella mia vita. Tu devi solo imparare a prestare più attenzione, la tua scrittura ne uscirà sicuramente arricchita. |