Recensione premio per il concorso "I'd Die to be where you are"
Dunque, approdo qui, facendoti fin da subito i miei più sinceri complimenti per le tue scelte narrative. Questa storia è racconta con una vividezza impressionante, unita a una grande delicatezza.
L'argomento trattato è sicuramente delicato, difficilissimo da sviluppare bene. Ma tu sei riuscita a trattarlo con grande tatto, al punto da farlo risultare angosciante, come è giusto che sia, ma non pesante da leggere. Il lettore è accanto a Narcissa quando lei si vede strappato ciò che per lei conta di più, subito dopo la sua famiglia: la dignità. Si soffre con lei, vedendo tutto ciò su cui lei basava la sua vita distrutto in pochi minuti, e si rimane sconvolti per la crudeltà geniale di Voldemort, che, come è perfettamente plausibile che sia, riesce a farsi temete proprio perché sa come distruggere coloro che lo deludono nel modo più efficace possibile.
Inoltre, trovo eccellente anche il fatto che Voldemort "deleghi" la punizione. Lui non si sporca le mani, non si abbassa a trattare con i suoi sottoposti che l'hanno deluso; non concede nemmeno loro il lusso di essere puniti dalle sue stesse mani.
Mi piace inoltre moltissimo la "divisione" di Narcissa, che è sia madre sia donna orgogliosa, e lotta per conciliare le due cose. Il modo in cui mette la sua famiglia prima di tutto, nonostante tutto, nel suo modo contorto e perverso, è eccellete. Adoro anche la sua riflessione sul fatto che la casa e suo figlio non le appartengano più, e che Lucius non le sia mai appartenuto. È geniale.
Inoltre, ho trovato azzeccati asina la descrizione del castello: trasmette inquietudine, terrore. Il lettore rabbrividisce, proprio come farebbe se si trovasse a camminare attraverso quei corridoi gelidi.
Lo stile è scorrevole e riesce a creare immagini assolutamente vivide ed efficaci. |