Quindicesima classificata al contest Who we are
Grammatica e sintassi: 19/20
Stile e lessico: 13,6/15
Sviluppo della trama/originalità/gradimento personale: 9,8/10
IC: 4,2/5
Introspezione: 8,7/10
Eventuale bonus: -
Totale: 55,3/60
Grammatica e sintassi:
Grammatica e sintassi sono eccellenti: sono molto precise, senza alcun errore. Presti grande attenzione a ogni aspetto, dall’ortografia alla costruzione delle frasi.
Per quanto riguarda la punteggiatura, ci sono alcuni passaggi che non mi convincono fino in fondo. Te li segnalo, per potermi spiegare meglio:
- è il sapore che sento sulle labbra, è dolce, benché abbia un retrogusto amaro. Questa frase è un po’ troppo lungha, e le due frasi che dipendono dalla principale la “sovraccaricano” un po’ troppo. Personalmente la spezzerei, in modo da togliere qualcuna di quelle virgole. Ad esempio, qualcosa come (ma è una proposta del tutto soggettiva) “è il sapore che sento sulle labbra. È dolce, benché abbia un retrogusto amaro”
- Decido di aprire gli occhi, lo faccio lentamente perché sento le palpebre pesanti come saracinesche. Le due parti che compongono questo periodo, invece, pur avendo in comune la stessa azione risultano un po’ pesanti collegate così. Personalmente le spezzerei, sostituendo la virgola con un punto.
- Abbasso lentamente lo sguardo e vedo una sottile catenella d’oro stringersi alla mia caviglia e fissarsi a terra. Qui, invece, non si tratta di una questione di punteggiatura ma di significato vero e proprio della frase. I verbi, messi all’infinito, danno l’idea della catena che si stringe e si fissa in quel momento, ma logicamente questo è improbabile e la frase risulta per questo un po’ confuse. Io cambierei il tempo verbale, in qualcosa come “ vedo una sottile catenella d’oro stretta alla mia caviglia e fissata a terra”. In questo modo, la frase è un po’ più chiara.
In generale, la punteggiatura crea frasi un po’ troppo lunghe, dovute alla presenza di diverse virgole in successione, e questo “incrina” un po’ il ritmo della storia, rendendolo poco definito. Non c’è comunque mai una vera e propria violazione di regole legate alla punteggiatura, solo una questione di ritmo.
Stile e lessico:
Lo stile è indubbiamente molto chiaro: le frasi sono di immediate comprensione (eccetto quella frasetta che ho segnalato qui sopra). Per le molte virgole cui accennavo prima la storia non è proprio scorrevole dall’inizio alla fine, ma non è comunque mai pesante al punto da compromettere la lettura. Risulta un pochino “acerbo”, nel senso che utilizza una struttura e espressioni abbastanza comuni, abbastanza collaudate, ma comunque non è noioso e la storia rimane intrigante. Anche le scelte lessicali sono sempre abbastanza “tranquille”, mai troppo audaci, ma sono anche ben equilibrate e adatte al tipo di narrazione.
Sviluppo della trama/originalità/gradimento personale:
Trovo estremamente interessante e originale il presupposto su cui si basa la storia. L’idea di base è innovativa, forse la più innovativa fra tutte. Non solo è originale: è ben costruita.
Ben costruita al punto che, se i libri avessero contemplato una gamma più realistica di possibilità (la Collins ignora completamente le tematiche slash, sigh), sarebbe tranquillamente potuta essere una svolta plausibile del canon.
Ma la Collins sorvola completamente su certi argomenti (anche su tematiche a sfondo sessuale, a parte per la storia di Finnick) e quindi la tua storia “riempie” un buco. Dove la Collins non si avventura se non accennando pochissimo qualcosa sul destino dei vincitori attraenti, tu ti inserisci con una storia dalle tinte grottesche che “completa” il quadro di un mondo “depravato” e decadente della Collins.
Riesci a costruire uno scenario inquietante e profondamente distorto con una grande delicatezza: le tematiche di abuso, il concetto di non-con, e le altre tematiche “difficili” che compaiono nella storia sono accennate, perfettamente comprensibili tramite una serie di suggerimenti e implicazioni che non sono mai pesanti, mai eccessive. Si comprende perfettamente cosa succederà, si capiscono in modo completo le intenzioni di Snow, e forse questa comprensione tramite elementi che si sovrappongono e si incastrano rende l’idea ancora più efficace e inquietante di quanto lo sarebbe stata se la logica continuazione della storia fosse stata resa esplicita. Così, inoltre, metti perfettamente in luce la perversione delle intenzioni di Snow; perversione perché Seneca Crane non è certo d’accordo, perché è un prigioniero, perché Snow approfitta della propria posizione e del proprio potere, perché Seneca sa e capisce e non può ribellarsi. Non può fuggire.
È un oggetto ancor più che un prigioniero, e lo sa.
Inoltre, mi piace moltissimo la comprensione che colpisce Seneca quando somma le occhiate, le parole di Snow e arriva alla tremenda conclusione, perché il lettore lo segue nel ragionamento e si dispera insieme a lui, si immedesima in quella terribile comprensione e condivide tutte le implicazioni, tutte le conseguenze, tutta la disperazione di un futuro che si trasforma nell’inferno
La scelta del momento narrato, in particolare, è estremamente riuscita: prendi il momento di massima tensione, il momento in cui Seneca capisce che tutto è cambiato. Il momento della svolta.
IC:
Di Seneca Crane sappiamo pochissimo. Sappiamo quale fosse il suo ruolo, sappiamo che ha permesso a Katniss e Peeta di vivere e che per questo è stato giustiziato. Ma non sappiamo altro. Lo vediamo muoversi e agire pochissimo. Di lui vediamo solo i contorni, solo la sagoma.
Mi piace moltissimo il fatto che tu abbia riempito questi contorni.
Sei andata oltre ciò che sappiamo, costruendo un uomo. Hai ricostruito il personaggio basandoti sulle pochissime informazioni che avevamo, e l’hai fatto in modo accurato e intelligente. Forse non emerge fino in fondo una vera e propria personalità dalla storia, il punto di vista rimane un pochino generico senza tratti distintivi estremamente definiti, ma è anche vero che hai fatto un grande lavoro gestendo il punto di vista in prima persona in una situazione così difficile e anche solo per questo meriti un sacco di complimenti. Più che IC, si tratta di vera e propria capacità di ricostruire un personaggio “vuoto” (non perché la Collins non sia capace di caratterizzare i personaggi, ma perché con Seneca ha fatto una scelta precisa), di riempirlo.
Hai preso ciò che c’era (pochissimo) e l’hai completato, in modo che secondo me risulta molto riuscito.
Introspezione:
Il lavoro di introspezione, soprattutto dal momento in cui Seneca comprende dove si trovi in poi, è accurato e coinvolgente. Le primissime righe forse sono un pochino dispersive, un pochino un “riempitivo” perché non possiedono una carica emotiva paragonabile al resto della storia, ma ciò non danneggia eccessivamente la lettura.
A tratti si perde un pochino la “forza” dell’introspezione, ma riesci sempre a recuperarla e rialzare il tono in pochissime parole. E considerando la difficoltà del momento narrato, qualche piccola “scivolata” è assolutamente comprensibile: è del tutto naturale che per “costruire” il momento ogni tanto ci si ritrovi a trascurare qualche dettaglio nella serie di riflessioni, o ad abbassare involontariamente un pochino il tono. Ma, nelle ultimissime righe, sia il tono sia la vivacità della storia hanno una ripresa eccellente. Il finale è incisivo e completo nell’introspezione, abbastanza da portare il lettore a immedesimarsi e a rabbrividire.
Il modo in cui Seneca percepisce le intenzioni di Snow, il modo in cui legge i suoi gesti e le sue parole è davvero efficace. Forse una o due righe in più da parte di Seneca su ciò che le parole finali di Snow (non l’ultimissima battuta, il mini-discorso precedente) comportano avrebbe arricchito ancora meglio l’introspezione, ma già così l’effetto che le azioni e le parole di Snow hanno su Crane è percepito con chiarezza.
Mi piace molto, inoltre, il modo in cui si susseguono i pensieri: non sono mai caotici, mai difficili da seguire. Forse all’inizio avresti potuto sbilanciarti un po’ verso la confusione dato che racconti del risveglio, durante il quale i pensieri difficilmente sono così coerenti, ma per il resto della storia il tono “ordinato” e coerente è assolutamente appropriato. Questo, inoltre, fa sì che tutti gli “indizi” che ricostruiscono il quadro della situazione siano immediatamente visibili, e così il lettore non fa alcuna fatica a metterli insieme per comprendere cosa stia accadendo. |