Questa storia merita certamente i miei complimenti. Stilisticamente, la trovo davvero ben lavorata. Lo si nota subito, già dalla scelta del lessico, molto ricercato, molto elegante e accattivante.
Il testo è piuttosto potente e incisivo. Senza dubbio il contenuto mirava proprio a questo. Sono un fautore delle storie in medias res, non adoro quelle descrizioni fin nei dettagli di ogni cosa. Mi attira ciò che non conosco. Quei personaggi indagati ma non fino in fondo, che possono prendere diverse forme nella mente di chi legge. Stranamente, questa storia mi lascia un minimo di frustrazione. Per una volta, desidererei conoscere un poco di più. Questo non conoscere nulla di Irene mi spiazza un poco in realtà. Odia il mondo, prova un rigetto infinito verso tutta una serie di fattori che ha individuato come un male, anzi come il male, la causa del male. Un male che vince tutto il resto. E allora il mondo è male. La vita è male. E la morte è un dono.
Mi lascia pensare quando scrivi "la sua mente malata". Se hai scritto questo testo, non ha senso che ti chieda "malata in che senso?". Eppure mi ronza questa domanda in testa. Sarebbe bello potersi sentire un momento dentro la testa di Irene, essere malati come lei, darle ragione. E poi finire il testo e tornare a terra.
Ecco se ho un consiglio penso sarebbe quello di farlo vivere un poco di più questo mondo malato, questa mente malata che è Irene.
Detto ciò l'ho trovata interessante. Davvero molto.
Una domanda: se dovessi dare a questa storia un significato, un'interpretazione, cosa diresti? Come la intendi tu? |
