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Eravamo liberi e schiavi del dolore
di Nero inchiostro

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Nuovo recensore
22/04/14, ore 21:01

Ciao Nero Inchiostro,
ho letto la tua OS tutta d’un fiato. Poi l’ho riletta, lentamente. Assaporandola paragrafo dopo paragrafo.
La prima cosa che ti dico è che scrivi molto bene, hai il dono di saper miscelare descrizioni, sensazioni, metafore in modo fluido e scorrevole. E non è facile. Finalmente trovo un racconto dove non mi viene detto il colore degli occhi e dei capelli della protagonista! Forse qualche frase è troppo lunga e forse la punteggiatura, soprattutto le virgole, sono un po’ carenti, ma queste sono cose rimediabilissime.
Hai fotografato la vita di Anna in due attimi così distanti l’uno dall’altro (l’inizio della sua vita adulta e la fine, settant’anni dopo) e, senza raccontarci niente di quanto le è capitato in quest’arco di tempo, ci hai comunque detto tutto: il rimpianto, l’amarezza, la maternità, quel senso di amaro in bocca, la voglia di testimonianza. Un racconto poteva essere il flashback dell’altro (in realtà è così) ma non lo sembra, i piani temporali sembrano perfettamente allineati. E non è facile nemmeno questo!
Hai raccontato il dolore delle famiglie, di qualunque famiglia si tratti, gente straziata da una perdita importante: perché di fronte al dolore siamo tutti uguali, di fronte all’ingiustizia della guerra siamo tutti uguali. E anche di fronte al rimpianto. Non è un caso se prima ho parlato di voglia di testimonianza: quanto scrivi nelle note mi ha fatto capire ancora una volta che, parlando ai nostri giovani e alle generazioni che non hanno vissuto personalmente quello scempio, la memoria possa ancora sopravvivere e l’ingiustizia subita dai nostri avi possa ancora urlare la sua voglia di riscatto.
Ora ti scrivo qualche piccolo appunto sulla grammatica o su qualche refuso:
- nella prima frase c’è una ripetizione che penso sia di troppo (era sera, quella sera) (mentre “il buio”, “ancora più buio”, suona bene);
- scrivi le guance, e non guancie;
- dove scrivi “con la sua speranza e la sua allegria avrebbe risollevano le macerie di Busto Arsizio” sostituisci “risollevato”;
- questa frase, secondo me, va sistemata: “che Andrea, suo figlio, portava al collo quando morì, l’altra metà bianca per rispecchiare la purezza di un animo che ancora, dopo tutto quel dolore, aveva la forza di alzarsi la mattina e avere voglia di combattere.”;
- forse le SS “super stupide e super stronze” non è un gergo in uso nel 1945;
- dove scrivi “e se mai sarebbe tornato” forse è meglio inserire un “e se mai fosse tornato”;
- alla fine di questa frase io metterei un punto di domanda (?): “Amore, ricordi il lago? Ricordi quando, abbracciati nel fresco della sera, mi dicesti che un giorno i nostri bambini avrebbero giocato sulla sua riva ed io, da premurosa come sono, sarei impazzita al pensiero che si facessero male.”.
Un’ultima cosa: spero che Anna abbia battezzato il suo bambino con il nome Giovanni.
Ciao, Nero Inchiostro, e tanti, tanti complimenti.
eb