Carissima,
ecco un altro capitolo di grande potenza espressiva ed emozionale. I due nemici sono l’uno di fronte all’altro sulla piana di Maratona e il flashback ci palesa l’eziologia del loro turbamento: l’assedio di Sardi, durante il quale i due si sono misurati per la prima volta in duello e si sono conosciuti e, loro malgrado, hanno subito l’uno l’intrigante e ineludibile fascino dell’altro. La costruzione della singolar tenzone è di riconoscibile matrice omerica, con la similitudine zoologica del gatto e del cane che rammenta quelle così densamente attestate nelle tenzoni iliadiche. Ma qui non è più solo uno scontro di popoli, o come ci insegna bene Erodoto, la guerra tra i Greci e i “Barbari”, poiché intervengono eros e thanatos a complicare il quadro: il misterioso e agilissimo “omino” persiano che viene bloccato dal prestante ed imbattibile Harmonios è una donna, dagli ammaliantissimi occhi grigi con pagliuzze d’ambra (un’irresistibile calamita, non c’è che dire!). “Ahi vista! Ahi conoscenza!”, canterebbe intenso e vibrante il baritono/ contralto monteverdiano sul testo della “Gerusalemme Liberata” (e io con lui): qui c’è tutta l’eco del combattimento tra Achille –glaucopide e beniamino di Atena come ora il figliolo di Milziade- e Pentesilea, che rimbalza fino a Tasso. E Tancredi e Clorinda divengono anch’essi archetipici, almeno per me che qui li rivedo e rileggo con tanta emozione ed ammirazione. La (magra) consolazione è che qui l’attrazione non è a senso unico, ma anche l’odio e l’ostilità sono altrettanto implacabili, e perciò la posta in gioco (per i personaggi ma soprattutto per te, aedo) si fa davvero alta!
Nel finale, la rabbia di Sara è autentico furor e la promessa che fa a se stessa di tagliare la testa al suo adorabile nemico, colui che l’ha umiliata, trattandola come un ragazzetto che gioca alla guerra, apre uno scenario quanto mai fosco e carico di pathos. Il sogno cruento dell’invitta generalessa di ritornare al campo con il capo mozzato di Harmonios come trofeo mi rievoca Giuditta, non tanto la figura biblica, quanto la sua interpretazione moderna e post-moderna (Artemisia Gentileschi, Metastasio-Mozart, Klimt…).
Cresce quindi l’aspettativa per il terzo capitolo di questo tuo nuovo romanzo storico, che si rivela sempre più genere a te congeniale, in cui dispieghi una capillare conoscenza di quell’epoca e una rara capacità di rielaborare gli elementi documentari in una forma gradevolissima e mai aridamente erudita.
Un carissimo saluto, KK
PS. In ottemperanza al realismo italico: ‘ndo stanno Ottavia e Bbrruto? :)))) |