Recensioni per
Che si dice alla fine di sedici anni di solida antipatia?
di ElenSofy

Questa storia ha ottenuto 1 recensioni.
Positive : 1
Neutre o critiche: 0


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Recensore Master

Giudizio per il contest "Lontano dagli occhi"

Titolo 3/5
Sinossi in 200 parole 2/5
Formattazione 4/10
Grammatica ed ortografia: 5/10
Stile/lessico: 6/10
Originalità: 3/5
Gradimento personale: 4/5
Caratterizzazione dei personaggi: 7/10
Attinenza al tema: 7/10
41//70

Ora ti spiego questi voti:

Titolo: troppo lungo e poco incisivo
Sinossi in 200 parole: il protagonista è Dudley, ma, dall’introduzione, si direbbe sia Harry perché è su di lui che poni l’accento.
Formattazione: cominciamo col dire che la scelta di usare l’italic (il testo inclinato) per tutto il testo e quindi il grassetto per differenziarlo dal testo della lettera, non è molto corretto: avresti dovuto usare il testo normale, dritto e netto, lasciando l’inclinazione per la lettera.
Ti suggerisco, inoltre, di usare il formato giustificato e di rientrare con il tasto Tab dove serve, così da rendere più dinamico il testo. Si tratta di un accorgimento grafico che aiuta la vista del lettore.
Grammatica ed ortografia: ci sono alcune incertezze nella punteggiatura e nella consecutio temporum. L’uso di tre punti esclamativi è sbagliato: uno è più che sufficiente; c’è qualche virgola mancante, ma ho preferito non segnartela dato che la cosa importante è che non ce ne siano dove non dovrebbero.
Manca lo spazio dopo i tre punti di sospensione.
La cosa più “grave” è la mancata concordanza temporale tra i verbi, ma di questo ti ho segnalato ogni caso nella parte sottostante.
Stile/lessico: particolare e difficile la scelta dell’imperfetto come tempo principale. Nella seconda parte del racconto passi all’uso del passato remoto e per tutta la durata della storia oscilli tra i due tempi. Come detto prima, scrivere un racconto all’imperfetto non è facile e, tutto sommato, te la sei cavata abbastanza bene, anche se ti suggerisco di fare più attenzione, in futuro, così da evitare certi errori.
Qualche imprecisione c’è anche nell’uso del lessico, per esempio nella frase: “Per tutte le mattine rimanenti alla partenza”: sono solo tre, quindi avresti potuto essere più precisa con un “Per le tre mattine rimanenti”. Altri esempi sono nella parte successiva.
Originalità: il racconto si inserisce perfettamente nella trama originale, senza uscirne, riuscendo ad arricchire i fatti narrati dall’autrice. Mi piace.
Gradimento personale: la storia getta una luce se non proprio positiva, almeno di speranza sull’ottuso cugino dell’eroe, che nel suo pentimento e nel suo cercare, forse infantilmente, di rimettere le cose a posto, risulta persino simpatico.
Caratterizzazione dei personaggi: Dudley è verosimile: impacciato nell’esprimere affetto e forse persino confuso su come dovrebbe essere un rapporto familiare normale. Testardo, ma con un barlume di neonata consapevolezza. Mi è piaciuta particolarmente la sua difficoltà iniziale nel “pensare”.
Attinenza al tema: probabilmente, l’ottusità di Dudley non permette di sperimentare sentimenti troppo profondi, tuttavia il suo desiderio di essere perdonato, il senso di colpa verso Harry, hanno messo in luce un certo disagio, quindi direi che ci siamo.
“Doveva essergli grato e infatti lo era veramente, ma soprattutto il gesto di Harry era stato nobile:
sapeva che non doveva praticare magia fuori della scuola e lui ha infranto le regole, ha passato tanti guai per salvare ME.”: (Dudley) Doveva – me (Dudley): dopo i due punti hai cambiato persona (Egli – io); inoltre l’uso del maiuscolo per sottolineare il concetto non è il modo più indicato (il maiuscolo, generalmente indica un “grido”): ti sarebbe bastato cambiare l’inclinazione della parola.
“[...]non riusciva a dormire, le sue notti erano insonni […]”: questa volta ripeti un concetto, per di più usando solo la virgola, quando, per giustificare la spiegazione avresti potuto usare i due punti.
“non pensandoci minimamente ad un tale servizio”: l’enclitico “-ci” è di troppo, nella frase, data la ripetizione dell’oggetto; inoltre Harry non sapeva “prima” della colazione lasciata fuori dalla porta, quindi non può proprio pensarci, perché non lo può nemmeno immaginare.
“Ma”: sarebbe meglio evitare di iniziare una frase con congiunzioni e verbo essere. So che si fa comunque, quindi mi limito a farlo presente, senza tenerne conto ai fini della valutazione.
“lui aveva tutto il tempo, anche se più passava il tempo”: il tempo, il tempo. Occhio alle ripetizioni
“La partenza era fissata tra tre giorni [...]”: era (passato), tra (futuro). Occhio alla concordanza temporale.
“[...] manifestare tutto il suo perdono[...]”: messa così pare che Dudley perdoni Harry, non che gli voglia chiedere di essere perdonato.
“un raggio di luna flebile“: un raggio flebile di luna, suppongo: attenta alla posizione degli aggettivi perché, così posizionati, sembra che sia la luna ad essere flebile.
“[...] gli dispiaceva che per tre giorni che si era ripromesso [...]“: “che nei tre giorni in cui si era”: la forma da te usata è gergale, ma non corretta grammaticalmente.
“[...] si era ripromesso di scusarsi con il cugino, non aveva avuto il coraggio.”: in questo caso manca un “ne”: “non ne aveva avuto...”
“Chissà se dove sarebbero andati si vedeva un cielo così oppure proprio non si vedeva!”: qui la consecutio temporum è saltata proprio: “Chissà se dove sarebbero andati si sarebbe visto un cielo così bello oppure non di sarebbe visto”.
“Ammiccò un cenno di sorriso”: ammiccare significa già “fare un cenno”, quindi risulta ridondante. Ugualmente fare “un cenno di sorriso” non scorre. Forme corrette sono: “abbozzare un sorriso” o “ accennare un sorriso”
“Per tutta la notte rimanente i due cugini ripensarono a quello che si erano appena detti, non sapendo che entrambi tengono l’uno all’altro, nonostante possa sembrare alquanto strano.”: di nuovo un problema di consecutio temporum: “ripensarono” e quindi: “tenevano” e “potesse sembrare”.
“Ma ce la doveva mettere tutta, perché Dudley Dursley quando vuole fare qualcosa, riesce sempre a farla.”: come sopra: “doveva mettere” e quindi “voleva fare” e “riusciva”
“mettere le cose apposto”: “apposto” è la prima persona singolare del verbo “appostare”. Le cose si mettono “a posto”.
“Avrei voglia che tu mi faccia vedere qualche magia e che tu mi faccia conoscere [...]”: “Avrei voglia che tu mi facessi vedere... che mi facessi conoscere”. Di nuovo i tempi verbali.
“Quando Harry lesse la lettera aveva un insolito tremolio”: Lesse, ebbe.