Leggendo questa shot mi sono venute in mente le parole sentite in un dibattito in tv: sembrano storie tutte uguali, queste, quasi stereotipate. Identità sessuale, bulli, genitori assenti o esigenti. Mi sono arrabbiata quando ho sentito queste parole perché no, questi non sono stereotipi, sono persone. E ringrazio te che hai cercato di dare una voce a una sofferenza inascoltata. A un cuore che soffre. A un cuore, sì, non al sesso. E gli attacchi esterni non fanno che lacerare quello che forse è già lacerato. Sentirsi sbagliati è già lacerazione.
Quello su cui rifletto è che sono e sono stati tanti, troppi, gli Alessandro: chi si è tenuto tutto dentro e sopravvive (come si sopravvive?), chi non ce l’ha fatta. E non si tratta di crisi di identità: quella è una causa, fra tante e diverse potenziali cause. Non si riduce tutto a problemi di sessualità, di famiglia, di adolescenza. Non si bolla tutto con un’espressione creata ad hoc. È la solitudine il problema. La solitudine silente, che tace.
Mia se sapessi. Se tutti sapessero e se tutti non voltassero le spalle. Se ognuno di noi sapesse che anche una singola parola può far male, molto male. Se non si arrivasse alla fredda normalità del dolore che rende sterili dibattiti già sterili.
Io ci spero: spero che esista una Mia che arrivi in tempo per ognuna di queste farfalle rinchiuse dentro il bozzolo e spero che ad ognuno di loro sia data l’occasione di uscir fuori al momento opportuno e di crescere in modo sano. E credere per davvero che di sbagliato c'è solo il giudizio ignorante. La comprensione e l'ascolto sono la strada. Nessuno merita di andar via da solo.
Grazie per ogni singolo pensiero che sei riuscita a trasmettermi. |
