Perdonami. Come tempistica faccio sempre più schifo...
Per prima cosa vorrei chiederti, se c'è un motivo particolare per cui l'ha chiamata con il nome della dea greca della neve, figlia di Poseidone e Borea (quale ironia, la dea del vento dell'est) la protagonista.
Secondariamente, ti dirò che l'ho trovata molto delicata e finanche commovente in certi tratti. Credo che la parte più bella sia l'inizio, quando prendi per mano il lettore e lo porti nel mondo delle favole con te. Perché è vero, Iaele, di sognare abbiamo bisogno tutti. E no, come giustamente dici tu, non è un regresso all'infanzia, ricordare che siamo fatti per la bellezza con la B maiuscola, per la felicità con la F maiuscola. Anzi, è proprio ciò che ci rende uomini più veri, completi.
L'unico, misero appunto che oso farti è che, forse, lo svolgimento della conclusione è troppo frettoloso. Come se una volta risolta in noi la tensione del dialogo tra Chione e il vento, fossi andata un tantino troppo di corsa. Ma è solo una mia impressione.
Spero di aver colto appieno il messaggio di questa storia, e come sempre, ti ringrazio inifinitamente di averla scritta.
Alla prossima.
Xandalphon |