Ciao!
Giungo qui in veste di eschimese: sono nella mia stanza, con coperta sulle gambe e cappuccio di lana in testa; ho le mani assiderate e le dita fanno il rumore di un grissino che si spezza mentre pigiano sulla tastieraXD
Leggere di Luglio, quindi, può solo farmi bene!^.^
La tua protagonista parla del caldo d'estate, con le magliette che lasciano la schiena scoperta e la confusione insopportabile delle discoteche, proprio chiuse a pochi metri alle sue spalle, dietro a qualche porta, mentre lei se ne sta in un vicolo malamente illuminato, fatta per intero.
Sei stata molto brava a farmi immergere nella mente di una drogata, nelle sensazioni allucinanti che ella prova, dai suoi sbalzi d'umore, ai suoi pensieri che si spostano con differente umore da una critica qua e un ricordo là, fino alla malinconia che permea questo suo mondo brutto, fatto di fumo e depressione, di solitudine e incomprensione, di una sensazione che ricerca e che, nonostante tutto, non sembra ottenere. Perché è vero che dice che la droga le dà il paradiso, ma la verità è che l'inferno non sparisce, la droga non lo elimina: semplicemente irretisce a tal punto i sensi che il pensiero e le emozioni che proverebbe una mente lucida nei confronti degli eventi si spengono, si smorzano, e in questa apatia lei può smettere di restarci male o di provare sensazioni forti e dolorose. Ma l'inferno continua, e a mio dire peggio di prima.
Se non si è capito, stai affrontando quello che per me è un punto incomprensibile. Luna si sente invincibile, dice "provo una volta, in nome della conoscenza, tanto la cosa in sé non mi interessa", ma la vera forza, secondo me, sta nel non provare affatto. Il sentire il bisogno, che sia mascherato da curiosità o quello che di si voglia, di provare una droga denota già una mancanza o un dolore nella vita, è il segnale per riconoscere chi ha il desiderio di trovare una cura a qualche male interiore che lo affligge. Non proverebbe se non fosse alla ricerca di una scappatoia. In un certo senso, nel ricordo in cui tu la mostri a guardare Stefano farsi, sembra quasi invidiare il suo calare in un languore. E' proprio quella promessa di effimera pace che ella insegue.
Per tutta la prima parte di questa storia, quindi, ho potuto provare tristezza e immergermi nello squallore della vita che ella affronta. Ciò che fa più male è che chi le sta attorno - metà dei quali sembrano non vederla neanche - non se ne accorge. E io penso: ma come fa a non vedere? E allora lì arriva la comprensione di ciò che la spinge. Un altro fattore che lo esalta è il modo in cui lei si lascia affascinare dalla perfezione di quello ragazzo, dalla sua bellezza e dal profumo di soldi che emana. Voglio dire, è ancora una volta il bisogno di una cura, di qualcosa di bello e pacifico che le fa rincorrere questo tizio.
Emil, di suo, è un ragazzo strano, lasciamelo dire. E in realtà mi inquieta. Non per qualcosa in particolare, la verità è che si presenta con la calma e l'eleganza di un cavaliere: getta via la sigaretta e l'accendino, la porta a fare una passeggiata, la invita a cercare un divertimento più "sano"... ma è uno sconosciuto, che è rimasto fermo a guardarla per diverso tempo, che sembra incurante del suo stato - seppure mi pare ovvio - e di chi ella sia. Ed è questo interesse che non trova una vera spiegazione, seppure viene mascherato da una chiacchierata innocente, ha mettermi i brividi.
Questa prima parte l'ho letta con davvero gusto e interesse. Adesso procederò nella lettura, parte per parte, in modo da recensire cercando di analizzare più cose possibile.
Ti dico solo che ci sono due refusi, per ora:
E se fosse un manico? O uno schifoso drogato? E se… -> maniaco
il fumo della sigaretta che si perde nella pallore della luna. -> nel pallore
Infondo, non è una bugia vera e propria, no? -> è un errore che ripeti nel testo. Tutto unito "infondo" è una coniugazione del verbo infondere, mentre in questo caso va scritto "in fondo".
Questa seconda parte è altrettanto travolgente, crea il passaggio tra l'inferno della vita di Luna e il paradiso dei suoi sogni, dove ogni sua convinzione viene abilmente smentita dai modi e dalle conoscenze di Emil. Posso dire che è un vampiro? Sai, può darsi che ho mancato la soluzione a questo grande mistero che è, ma è dall'inizio che penso ai vampiri, non so perché... è tutta la questione delle persone che sembrano guardarle dentro, oltre i vestiti, fino alle vene... il cocktail della ragazza gelosa, gli occhi blu accesi di Emil... tutto urla sovrannaturale.
In ogni caso, mi è piaciuto tantissimo il paragone con gli ippopotami, per descrivere il sorriso denso di sottintesi che si scambiano Emile e la ragazza. Adesso devo solo capire cosa il giovane voglia davvero da Luna e se è il riscatto o qualche specie di vendetta che stia cercando... o forse Luna è il regalo di compleanno per il festeggiato?
Mi piace il modo in cui mi hai trasportato all'interno della discoteca, con questa modernizzazione dei classici, fa apparire tutto un new gotic, dove l'antico si mischia con i piaceri del moderno, in questa combinazione che è eleganza e perfezione agli occhi della protagonista.
L'inizio della terza parte mi ha dato un senso di trance, nel senso che il trasporto che prova Luna, il suo immergersi totalmente nella musica e nel sogno che sta vivendo, mi ha fatto credere che il tempo passasse senza che lei se ne rendesse conto e che d'un tratto, tornando, cosciente, si sia accorta che Emil non c'era più. Un effetto particolare, che mi è piaciuto.
In questa frase si crea un attimo di confusione a causa delle virgole:
Lei dà le spalle alla rossa che continua a fissarla, perforandole la schiena con i suoi occhi penetranti. -> dovresti mettere una virgola prima di "che", perché in questo momento "perforandole" sembra legato al soggetto, mentre in realtà è la rossa che le perfora la schiena.
Jordan sembra più "giovane" degli altri, nuovo, più alla mano. In effetti, è un pesce fuor d'acqua tra quei signori di altri tempi, però la sua genuinità mi piace.
Luna sembra trattata come un animale da tenere al guinzaglio, Emile non la lascia sola, e quando lo fa le mette a fianco una guardia. Sembra non volersi far sfuggire la sua preda. Ma siccome è attraverso gli occhi di Luna che assistiamo a tutta la scena, questa inquietudine di sottofondo viene abilmente placata dalle sue ansie di gelosia, dal suo sentirsi fantastica tra persone fantastiche, il suo ancora una volta sognare a occhi aperti.
E finalmente tutti i sotterfugi si chiarificano. Felice di non aver perso qualcosa per strada. L'inquietudine che mi aveva fatto provare Emile sin dall'inizio è stata ben ripagata. I suoi modi così gentili ed eleganti dovevano avere per forza un secondo fine. Luna è stata un'ingenua, e non credo sia stata colpa delle droghe. L'ho percepita come troppo propensa a "lagnarsi", come se il mondo fosse orrendo e tutto ciò che di non favoloso riguardasse la sua vita "mediocre" fosse colpa degli altri. Alla fine, questo mi è stata in parte confermato dalla sequenza di pensieri che ha avuto mentre Moritz la dissanguava.
Sei stata bravissima a controllare il narratore interno, a far percepire il tutto attraverso il punto di vista di Luna, ma allo stesso tempo a disseminare indizi nelle descrizioni dei luoghi e dei personaggi. E' stato uno stile non solo elegante ma molto curato. Complimenti.
Il titolo credo che sia perfetto, perché racchiude l'essenza di questi vampiri - Mosquito è l'emblema della loro vita notturna, dell'ebbrezza della loro vita, dell'eleganza, dell'elité e della suggestione che queste creature fanno provare e provocano nella gente - ma non imbocca alcuna soluzione al grande mistero che si nasconde dietro l'interesse di Emil o alla vita di Luna. E' perfetto.
Ho solo una domanda: quando clicco, mi spunta come sottotitolo "e guardo il mondo da un oblò", ma non capisco a cosa faccio riferimento. Forse al modo di vedere le cose di Luna, non esattamente reale ma pieno di illusioni e verità nascoste... In ogni caso, una storia davvero entusiasmante, dallo stile e dai personaggi coinvolgenti.
A presto! |