Recensioni per
Lost And Found
di Impossible Prince

Questa storia ha ottenuto 68 recensioni.
Positive : 61
Neutre o critiche: 7 (guarda)


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Recensore Junior
27/09/15, ore 12:38

Scrivere finali è molto difficile. Serve avere lucidità, non farsi prendere dal sentimento del momento e dare la chiusura premeditata. Allo stesso tempo bisogna concedere spazio a tutti, perché tutti i personaggi (o almeno quelli rilevanti) devono avere la chance di brillare. Non un bel lavoro.
Forse l’unica cosa più difficile di scrivere finali è recensirli. Chi legge inevitabilmente si fa un’idea di come “dovrebbe” finire la storia (specie se è uno scrittore a sua volta), e anche la minima variazione rispetto alle attese provoca un senso di delusione che è duro da ammaestrare. Insomma cerco di dire che, se tu hai odiato scrivere il 20, io odierò scrivere la sua recensione. Ma è un odio un po’ amore, quello che si dice scherzosamente quando il proprio figlio fa impazzire.
Come tu hai dovuto concedere il giusto spazio a ogni personaggio e sottotrama, così anche io devo concederne a ogni parte del capitolo. Quindi, per evitare di affrettare le cose, lo recensirò un po’ per volta. Un pezzetto qui, un pezzetto là, e questa diverrà presto la recensione più lunga che abbia mai scritto. Via alle danze.
 
La prima parte risponde alla domanda più impellente: cosa sta succedendo ora nella Repubblica? Mentre si svolge il processo della Corte Costituzionale a RN, che si limita a essere una sorta di roundup dell’origine della crisi governativa inframmezzato da informazioni circa lo stato politico delle regioni, all’esterno le manifestazioni generano scompiglio e bagni di sangue. Ho trovato particolarmente interessante che il broglio sia stato perpetrato mediante Pokémon, perché solleva un problema che la natura idealistica di giochi e anime tende a ignorare: in un mondo in cui creature del genere sono di accesso libero a chiunque, come è possibile garantire la legalità? È facile, troppo facile sottomettere una nazione se puoi truccare così agevolmente le elezioni. Viene da chiedersi come possa Giovanni essere stato il primo a riuscire.
 
E rimanendo in tema Giovanni, assistiamo immediatamente dopo alle prove della sua decadenza non solo politica ma anche mentale. Questo è un uomo che non è abituato a perdere, e di fronte a una sconfitta reagisce nell’unico modo che conosce: la violenza. Quando un pazzo non ha nulla da perdere è al suo picco di pericolosità, e il dialogo con Bryan Wids ne è il simbolo. Anche più avanti, quando lo stesso Wids sarà destituito, Giovanni non si fermerà e condurrà una guerra civile; e ciò, come viene fatto notare, non per guadagnare consensi ma per puro orgoglio, per maniacale desiderio di non essere sconfitto, anche se ciò rischia di portare al collasso tutto il sistema. Ho conosciuto personalmente un paio di personaggi del genere, quindi so che un ritratto simile è tutto fuorché irrealistico (nonché per molti versi simile alle vicende della Repubblica di Salò).
 
Primo stacco significativo, e subito abbiamo il primo grande alto del capitolo: il confronto Dream-Rosso. Ammetto che quando è iniziato il monologo di Dream, così presuntuoso come suo solito, ho pensato che gli avresti lasciato carta bianca. Ma non avrei dovuto dubitare di te, perché il dialogo che segue è un capolavoro. Stessi temi del Capitolo 1, ma con il beneficio di aver indagato nei 18 in mezzo le circostanze in cui le opinioni dei due sono nate. L’inerzia di Dream contro il desiderio di agire di Rosso; e se nel Capitolo 1 siamo portati a parteggiare per il primo, questa volta è il secondo a vincere. Dream è un ipocrita, e questo è il momento in cui anche al lettore viene spiegato per filo e per segno. Dream ritiene di non dover nulla agli abitanti della Repubblica perché ha predicato nel deserto a suo tempo, ma Rosso sa che è proprio per questo che sono superiori: perché hanno la facoltà di perdonare la cecità del popolo e combattere al loro fianco. Il menefreghismo è ciò che ha portato Giovanni al potere, e la folle posizione di Dream (“ho combattuto prima, quindi ora se la devono cavare da soli”) è messa a nudo.
Ma non è solo questo a rendere il dialogo ottimo: è che coglie appieno perché i due sono amici. L’amicizia non è andare d’accordo su tutto, è affrontare le divergenze senza nascondersi, senza fingere che non esistano per poi sparlare alle spalle. E anzi, forse è proprio questo il momento in cui la loro amicizia è più importante: quando sono in disaccordo e se lo dicono in faccia.
 
La prima parte del segmento di Platan, probabilmente per la sua ingrata posizione dopo quel dialogo, paga lo scotto di rallentare a mio parere un po’ troppo il ritmo del capitolo. Il botta e risposta circa il questionario è piacevole, capiamoci, ma fuori luogo in una storia dai toni cupi come quella di questo finale. Meglio la seconda parte, preceduta da un accenno alle somiglianze tra Kalos e Johto e costituita, di fatto, da un brillante callback al primo capitolo. Tornare a parlare di Austropoli è una mossa che non mi aspettavo, ancora migliore perché (come tutti i migliori meaningful echoes), sovverte il significato iniziale. Nel Capitolo 1 per Dream è colpa di Austropoli, ma in questo 20 si rende conto di essere lui il problema, lui che aveva smesso di vivere dopo Umbreon. Un’autoaccusa che celebra il suo percorso spirituale in quelle lunghe pagine.
 
Dopo un intermezzo narrante gli orrori della guerra attraverso gli occhi di Rosso, che molto mi ha ricordato lo stile e i temi di Beppe Fenoglio, abbiamo una nuova scena focale del capitolo: il dialogo tra Dream e Umbreon. Il tropo del “dialogo con il morto” (o più propriamente un “dialogo nella mente con il morto”, in cui non sia mai ben chiaro se il morto sia vero o no) è un altro dei miei favoriti insieme ai dialoghi a doppia personalità, e non credo sia casuale. Entrambi infatti sono un pretesto per analizzare un singolo personaggio. Anche se l’illusione è mantenuta contestualmente noi sappiamo che quello non è veramente Umbreon, è Dream che parla con se stesso. Dream che studia il suo rapporto con la morte, prima eventualità così lontana e di colpo realtà crudele che centra gli affetti più cari (ma in fondo non è così per tutti?).
Va detto, però, che hai deviato sostanzialmente da quanto mi aspettassi. Quando scrivo iterazioni del “dialogo con il morto” (me ne viene in mente solo una che però fa parte di un progetto ancora incompleto, ma sicuramente ne ho fatti altri usi e non me li ricordo) tendo a rendere il morto una figura quasi onnisciente, una personificazione del saggio teorizzato da Propp nelle fiabe; qui, invece, Umbreon è solo marginalmente in una situazione di maggior sapienza rispetto a Dream, e di fatto sembra anche lui cercare se stesso. L’intera conversazione assume quindi un sapore quasi surreale, e mi ha rammentato certi scambi tra Bastiano e il leone Graogramàn in La storia infinita. Lì, come in questo capitolo, i due interlocutori sono l’uno il padrone dell’altro, entrambi sono confusi ed entrambi cercano nell’altro risposte ai loro dubbi. In questo caso Umbreon non è propriamente una creatura reale (è una proiezione, o quantomeno ti astieni dal negare questa interpretazione), il che lo rende ancora più interessante: è Dream che parla con Dream, ma i due Dream cercano risposte diverse.
 
La transizione successiva è un’interessante scelta stilistica: nessuno stacco da una scena all’altra, e veniamo introdotti senza soluzione di continuità al dialogo ubriaco di Dream con Michael. Devo dire che la parte migliore è proprio come hai reso lo stato di ebbrezza del ragazzo: non hai commesso l’errore frequente di fargli fare cose completamente diverse dalle sue abitudini da sobrio. L’alcool non rende folli ma disinibisce, quindi l’effetto finale è, come dovrebbe essere, un Dream che dice tutto ciò che pensa e vive la vita come la immagina nella sua testa. Il lapsus in cui scambia Michael per Rosso è particolarmente significativo: nella mente Dream è rimasto indietro, si è fermato prima che tutto degenerasse. E non si può fare a meno di pensare che gli piacesse, dopotutto, fare la guerra al sistema, essere lui e i suoi pochi accoliti contro il Malvagio Presidente e la sua schiera di seguaci. Ora che ha ottenuto ciò che voleva, ora che Giovanni è in procinto di cadere, si ha la sensazione che Dream si trovi spaesato, che non sappia veramente che farsene della libertà. Così come il giornalismo (e anche per il lavoro di giornalista), la politica era un’attività che lo teneva impegnato. Non è un caso che abbia finalmente elaborato il lutto di Umbreon solo quando la sua principale occupazione è venuta a mancare.
 
La narrazione che conclude la vicenda sarebbe una pessima idea in molte situazioni, ma per qualche ragione in questo caso mi è sembrata adatta. Non so dire il perché, ma conferisce un tono solenne al capitolo, nonché un certo tocco di realismo nel fatto che alla fine Dream non faccia una differenza nella guerra. La carrellata di immagini belliche che viene offerta è struggente, e due sono particolarmente forti. La prima è la descrizione della morte di un Dragonite. La seconda, che devo dire è uno dei dettagli che più ho apprezzato, è la descrizione della morte di Rosso. Non viene sbattuta in faccia e non ci si perde in descrizioni troppo pompate: viene quasi menzionata di sfuggita, e forse proprio per questo ha un impatto maggiore. Il lettore senza preavviso la riceve come un colpo alle spalle, leggendo la morte prima che la vittima sia rivelata. La prima volta che si legge del proiettile ci si passa sopra pigramente, ed è solo quando si scopre che è Rosso a cadere che si va a rileggere la scena. Volontariamente o involontariamente è anche un commento sulla superficialità di alcuni lettori (sottoscritto compreso).
 
E giungiamo quindi alla scena finale, quella che ha il compito di tirare le fila di venti capitoli. Si tratta, a tutti gli effetti, del momento della redenzione per Dream. Nel corso di questa storia abbiamo conosciuto poco a poco il suo passato, perciò adesso i cambiamenti che ha fatto per prepararsi al futuro sono evidenti. Non solo riprende ad allenare mostrando di aver elaborato il lutto di Umbreon, ma si appronta a partire con Michael mentre quando si era avviato da Borgo Foglianova nella sua prima avventura aveva scelto di rimanere da solo per non essere rallentato. Non è una completa inversione di marcia (sceglie pur sempre Michael, un campione affermato che certo non sarà di peso), ma anche questo è parte del realismo della fan fiction. Certo è che Dream è desideroso di ricominciare da zero più di ogni altra cosa, e forse di ritrovare i sentimenti che provava prima che il suo mondo si ingrigisse (altro parallelismo con i giocatori reali: chi, in un certo momento della sua vita, non ha desiderato provare le emozioni che aveva provato con il suo primo gioco Pokémon?). È un finale agrodolce, perché molte perdite sono state necessarie (Rosso In Peace) e non tutto nella Repubblica si è risolto. Ma è, e lo dico con la più assoluta onestà, il miglior finale che potessi immaginare per Lost & Found. Sarebbe stato facile andare sul postmodernismo e concludere tutto su una nota grigia, ma tu hai preferito lo spiraglio di luce in fondo al tunnel. Applauso, inchino e bacio accademico: la seconda volta che l’ho letto è stata anche meglio della prima.
 
Ed eccoci alla fine! Restate sintonizzati fino a dopo i titoli di coda, dove commenteremo il racconto in generale dando il verdetto definitivo. Intanto ecco gli ultimi outtakes (andiamo in overkill!):

  • - “«Vorrei che il test descrivesse esattamente come ha rinvenuto le schede elettorali nei pressi del Monte Cammino»”. Il sinonimo giuridico di testimone è teste. (Also Monte Camino, ma l’ho già detto la scorsa volta quindi chissene.)

    - Il sondaggio sui singoli leader vede Giovanni al 16%, Darco al 60%, Walter al 5% e Mattei al 30%. Totale: 111%. Avranno beccato Repubblica Nuova, ma i brogli elettorali si perpetuano.

    - Nel corso del capitolo sono presenti quesiti per cui non ricordo risposte. Le propongo qui perché sono quasi certo di essermele perse. Perché hanno sepolto le schede? Perché non le hanno semplicemente bruciate? E chi era la voce robotica che ha avvisato il ragazzo delle “pepite” al Passo Selvaggio? È tutto parte del non molto approfondito complotto ai danni di Giovanni di cui mi parlavi?

    - “Non era esplosa solo la pancia del Paese, ma anche tutte le forze intellettuali che fino a qualche momento prima avevano sorretto e incoraggiato il Governo di Giovanni, improvvisamente fecero retrofront”. Quasi: il termine corretto è dietrofront.

    - “Ma fattene una ragione, sei inferiore a me, sei meno realistico di me”. Su, Character!Dream e Rosso, non litigate: siete entrambi dei personaggi ben caratterizzati.

    - “Dal tardo ‘800 in poi solo i san pietrini venivano utilizzati nell’edificazione delle strade, tentando di lasciare nella Capitale un aspetto storico”. Sarebbe sanpietrini o sampietrini.

    - “Era una piccola villetta su due piani, costruita tra due palazzi di una decina di piani”. Architettura surrealista in quel di Luminopoli.

    - “«Nove? Un numero davvero notevole» disse l’uomo stupito, «E’ per caso nei Guinnes?» ”. Intendendo quello dei primati, è il Guinness. Intendendo la birra, è sempre Guinness. Ovviamente non era la birra, ma una birretta ci sta sempre.

    - Oh, certo, ovviamente Platan riconosce le citazioni di Dostoevskij appena le sente. Tutti laureati in Lettere Moderne nei socialisti, eh? EH?

    - Non penso sia casuale che le due scene migliori del capitolo siano dialoghi. Il dialogo è, dopotutto, la forma basilare di espressione artistica. Tutto il resto è solo una derivazione. (Questa me la vendo da qualche parte.)

    - “Se torturassi metà popolazione mondiale e l’altra metà la condannerei alla fame perpetua a nessuno importerebbe  niente”. Da un po’ ho lasciato perdere le correzioni sintattiche, ma questa era troppo grossa: per consecutio ci vuole condannassi.
 
 
Ci siamo? Qualcuno è riuscito ad arrivare fino a qui? Sono sorpreso. Perché ora, come feci con la PTT Season 1, è il momento dei voti globali! Ovvero numeri dati in base a come mi sento al momento, per nulla oggettivi e in nessun modo paragonabili neppure per categorie a quelli di altre storie recensite con il medesimo metro! A che servono? Risponderemo un’altra volta.
 
PERSONAGGI: 7,5. Ero indeciso tra questo e un 7, ma di fatto se una storia fondata sui personaggi mi è piaciuta non avrebbe senso dare un voto basso. Tralasciando l’ovvio caso di Dream, tutti i comprimari risultano perfino nei casi peggiori comunque ben caratterizzati. Talvolta tendi a propendere per le scelte “ovvie”, se vogliamo (cfr. Rosso tenebroso, o lo stesso Dream che molto deve al tropo dell’eroe imperscrutabile), ma le differenzi quanto basta per non annoiare il lettore (specie nella seconda parte della storia, quando hai iniziato ad avere maggiore controllo su ciò che accadeva).
 
STORIA: 7. La trama non è il focus di Lost & Found, ma ehi, dovevo metterla da qualche parte. Dal Capitolo 13 in poi per quanto mi riguarda è un 7 pieno, con elevata progressione orizzontale e ottime strategie per accattivare il lettore; ma nei capitoli precedenti il ritmo risente di una struttura episodica che ricorda un po’ i primi episodi di 1992. Questo farebbe scendere il voto globale a un 6,75, ma ho assegnato un quarto di punto in più perché la risoluzione vale il prezzo del biglietto.
 
STILE: 6,5. La prosa che utilizzi funziona e fa il suo lavoro egregiamente, ma a volte ho riscontrato che rendi alcuni periodi più lunghi di quello che sarebbe necessario, usando virgole dove un punto andrebbe più che bene. (Nota: ho avuto recentemente un’epifania circa ciò che è il “ben scrivere” che mi ha portato a ripudiare tutto LKNA e buona parte del resto della mia produzione. Come risultato, questa categoria è bassa per tutti.)
 
DIALOGHI: 7. Ho lottato con me stesso per non assegnare un 6,5 per una singola ragione: Dream. Le grandi declamazioni e i suoi discorsi che si rifanno molto Leonardo Notte (azz, torno sempre lì) non mi sono mai molto andate a genio, perché, e vale sia per Lost & Found che per 1992, nessuno parla così. Ma non sarebbe stato corretto abbassare il giudizio per questo: quella di Dream è una scelta ben precisa. Inoltre, a differenza del caso di Notte, i monologhi di Dream non sono mai giustificati quanto tollerati dagli altri personaggi, e tutto sommato riesco a credere che esista qualcuno, nel mondo dei Pokémon come nel nostro, che possa avere un’autostima tanto elevata da parlare in quel modo.
 
Cosa? Due nuove sfidanti nelle categorie? (Ovvero: quando Novecento ha provato a valutare LKNA con le stesse categorie del PTT e si è reso conto che prendeva un voto infimo.)
 
WORLDBUILDING: 8. Qui non ho nulla da dire: il modo in cui nello spazio di venti capitoli hai caratterizzato la tua versione del mondo Pokémon è esemplare. Dai retroscena di saldatura per farlo collimare con il mondo reale all’introduzione di spiegazioni per alcune delle irrazionalità più lampanti dell’universo videoludico (i tre Pokémon iniziali, ad esempio), tutto è gestito con una naturalezza disarmante.
 
EMOZIONE: 7. Per essere un racconto drammatico, Lost & Found è atipicamente avara di scene emozionali. Probabilmente ciò è anche dovuto al fatto che il suo personaggio principale è presentato come un elemento inerte alle influenze esterne. Ciò si ha, ovviamente, con l’eccezione di Umbreon. E quell’unico, isolato evento (e più precisamente il modo in cui è trattato nel Capitolo 16) è sufficiente a guadagnarsi un 7 tondo.
 
E infine, il momento che tutti stavamo aspettando: il voto finale.
 
OVERALL: 7,5. Come d’abitudine il voto non è una media dei precedenti, ma un mio giudizio personale sull’opera nel complesso. Come dovresti aver intuito ho apprezzato molto la storia, e in particolare credo che la seconda parte sia uno dei lavori più interessanti a tema Pokémon che abbia letto. È una commistione di generi, eppure riesce a sembrare naturale anche se, come qualcuno ha notato, Pokémon e politica non c’entrano nulla. Questo è un attestato della bravura dello scrittore, chiaramente. Ci sono poche cose che avrebbero potuto migliorare Lost & Found: un miglior ritmo nella prima parte, ad esempio, oppure un correttore di bozze affidabile per eliminare le distrazioni ortografiche disseminate nelle pagine. Ma sono lacune minori: in tutto ciò che conta, questo racconto è un successo.

Recensore Junior
26/09/15, ore 10:32

Un capitolo alla fine, ed è tempo finalmente di tirare le fila. L&F tende a farlo in un modo tutto suo: dedica sì diverse pagine allo sviluppo della storia, riprendendo questa volta per davvero il cliffhanger del 17, ma non resiste di fronte al richiamo del suo marchio di fabbrica: i flashback. Stavolta i flashback sono però integrati nella storia stessa mediante l’espediente della televisione: assistiamo quindi alla prima vera vittoria di Dream.
 
Questa analessi, a differenza di alcune delle recenti che mi erano parse forse troppo tematicamente simili, è invece decisamente fresca. È infatti la prima rappresentazione di una battaglia prolungata di Dream, laddove prima avevamo ricevuto solo una rapida lezione a un ignoto e la Sfida Ufficiale con Michael. Questa a confronto è decisamente meglio scritta: non solo è tecnicamente più articolata, ma rappresenta anche Dream come qualcosa di diverso dall’Allenatore Invincibile, in un tempo in cui dubitava delle sue capacità. Per quanto io non sia un fan delle battaglie Pokémon per iscritto (non rendono mai come dovrebbero, specie nella parte d’azione), ho apprezzato la retrospezione.
 
Ciò che segue è, per me, forse l’unica nota opinabile del capitolo. Non tanto per trovarne una, ma essendo a un capitolo dalla fine e conscio delle tue capacità di scrittore trovo una nota stonata il fatto di aver introdotto i Galassia, un’organizzazione che – ci viene detto – è responsabile già di diversi attentati terroristici, soltanto ora. Non sarebbe stato meglio descrivere un evento simile in un capitolo precedente per rendere l’iterazione in questo più convincente? Se è un’organizzazione rilevante per la vita nella Repubblica (e lo è), perché non parlarne prima? Si suppone che al Capitolo 19 tu abbia già svolto il tuo lavoro di worldbuilding e possa dedicarti a trama e personaggi in modo totale. Non pregiudica il capitolo e ad altri non l’avrei fatto presente, ma dal momento che sei bravo ho standard più alti per te.
 
Ad aprire e chiudere il capitolo ci pensa infine Giovanni. Dopo la sua backstory nel Capitolo 6 (e uno spinoff preannunciato?), colui che è stato fin da subito identificato come il candidato più papabile al ruolo di villain di L&F riceve nel 19 quella che appare come una sua chiusura. Sconfitto e deposto, l’ostacolo principale per la felicità di Dream (o il secondo, dopo Dream stesso) è stato rimosso. Adesso il dubbio è lecito: accantonata l’ipotesi di una guerra [nota a posteriori: o almeno così pareva], di cosa parlerà il Capitolo 20, che tra l’altro mi hai anticipato essere particolarmente lungo? C’entrerà forse Mewtwo, che sembra essere una preoccupazione capitale per ogni schieramento coinvolto? Oppure vedremo in azione i terroristi Galassia? Only time will tell.
 
Penultimo elenco di cose buffe (!):

  • - “E ora togliti di torno, prima che non cambi idea e la prossima cosa che ti lancerò non ti mancherà”. Il non è di troppo, se ho capito bene la frase.

    - “La vista, per quanto romantica, non ricordava minimamente quella della grane Fiordoropoli, e anzi, sembrava più una piccola cittadina di periferia, ai suoi occhi, piuttosto che una Capitale”. Finalmente qualcuno l’ha detto. Il game design di Luminopoli non rende minimamente giustizia a Parigi, Austropoli era stata fatta decine di volte meglio.

    - “Un detto degli ultimi tempi recitava ‘E’ più facile bucare il sistema informatico del Pentagono che abbattere un Talonflame’”. Qualcuno si è fatto un giretto su Showdown? (Fra parentesi, in realtà il sistema informatico del Pentagono non è il migliore degli esempi, visto che fu violato con il solo aiuto di una chiavetta USB abbandonata in un parcheggio. Look it up.)

    - “Al suo posto apparve una signorina dai capelli biondi legati, vestita con un tajer color beige chiaro, da cui si intravedeva una camicetta bianca”. Comune errore: la grafia corretta è tailleur.

    - Fuocobomba? Contro Feraligatr? Lance, precisamente con chi sei andato a letto per diventare Campione? (Ah! Un commento sessista se fatto verso le donne diventa rappresentazione omosessuale e apertura mentale se fatto verso un uomo! Potere del patriarcato.)

    - Antonio Darco mette i brividi. Non so se fosse intenzionale, ma è davvero inquietante il modo in cui liquida Giovanni. Per tutta la fan fiction Giovanni è presentato come l’uomo in controllo di tutto, quindi vederlo qui alla mercé del Presidente della Repubblica è un’immagine potente.

Recensore Junior
24/09/15, ore 12:05

E rieccoci con un nuovo capitolo, a due settimane e oltre dall’ultima recensione. (Naturalmente non per te, perché tu le vedrai quasi di fila, ma chissenefrega.)
 
Questo capitolo ha in effetti un singolo focus: il rapporto di Dream con Fiordoropoli. Anche l’intervista con Elvira, che ha l’elegante compito di chiudere il cerchio di flashback ricongiungendoci quasi definitivamente al presente del Capitolo 1 (ci racconta come Dream è entrato al Corriere), appare di fatto come poco più di una cornice al resto. E ciò può sembrare bizzarro visto lo spazio che le è dedicato, ma di fatto non fa che ribadire o esplicitare fatti che già erano deducibili dai precedenti diciassette.
Prima di partire con il grosso, c’è spazio anche per un breve roundup su ciò che sta succedendo nel qui e ora a Kanto-Johto. Sorprendentemente non abbiamo molti riferimenti al cliffhanger (giusto uno volante), mentre è maggiore la concentrazione sul futuro destino di Dream a Kalos (avremo dello screentime a Luminopoli? Non so se si evince da LKNA, ma quella città mi piace parecchio).
 
È però ovvio che il capitolo è in realtà una dichiarazione di amore (e se vogliamo anche di odio) verso Fiordoropoli. Tutto si riconduce lì come parte di una spirale: le difficoltà degli Allenatori alla Palestra di Chiara, l’offerta presentata a Dream di diventare Capopalestra e soprattutto lo splendido passaggio che racconta il primo incontro del ragazzo con la Capitale. E non è solo una descrizione della città, ma anche un’analisi dei suoi abitanti e uno studio del sublime dinamico. Non ho mai particolarmente apprezzato Fiordoropoli (io sono più uno da Violapoli, da Amarantopoli, da Olivinopoli o da Ebanopoli), ma il modo in cui questo capitolo ne ha parlato è stato sufficiente a farmi dubitare dei miei stessi gusti.
 
E a concludere tutto, la motivazione per cui Dream rifiuta la Palestra è tanto ovvia quanto inattesa. Di nuovo Umbreon, di nuovo quel singolo evento che è stato suggerito con maestria a metà L&F come un evento trascurabile e si è rivelato essere il pilastro portante di tutta la vita del protagonista.
 
Osservazioni datate:

  • - Il titolo Fama Capitale, oltre a essere tematicamente attinente, ha particolare risonanza nel periodo in cui scrivo questa recensione visto il recente funerale di Vittorio Casamonica. Così, per la posterità.

    - “«La notte non è pericolosa se hai un buon pokémon allenato, mamma. La gente scansafatiche è pericolosa» disse a sua madre quando questa tentava di dissuaderlo nel partire con qualche conoscente”. Dissuadere significa persuadere a non fare. La frase che immagino cercassi dovrebbe essere “tentava di persuaderlo a partire con qualche conoscente”.

    - “Dream ammirò per l’ultima volta Fiordoropoli illuminata da un migliardo di luci che la formavano”. Miliardo, methink.

    - “Croconaw stai fermò! Muoviti! Vieni qua!”. Al di là del refuso su fermò, prima gli dice di fermarsi e poi di muoversi? Dream, deciditi!

    - “Attualmente, sono riusciti a battere Chiara esattamente… zero allenatori della nostra annata”. Il Diabolico Miltank colpisce anche nell’universo di L&F.

    - Con l’inciucio dei casinò, ora abbiamo anche una spiegazione sul perché a Fiordoropoli abbiano preso piede i Gira-Voltorb. Boom!

    - Come cittadino di Milano, noto diverse somiglianze tra essa e Fiordoropoli. In particolare la scena di Dream nel bar silenzioso mi è sembrata talmente familiare da domandarmi se non l’avessi per caso scritta io.

    - Ehi, ehi, è Mr. Saxobeat! La conosco! Per una volta Dream cita una canzone che conosco! Certo, mi repelle e risale ai tempi bui in cui guardavo MTV, ma conta comunque, giusto?

    - “«Ma cos’è che stiamo festeggiando esattamente?» pronunciò una voce femminile, rauca, lenta, emessa come se si stesse pronunciando una preghiera alla Madonna”. Niente da fare, riesci a citarla in qualsiasi contesto possibile.

    - “[…] Una palestra di questo tipo è un interessante esperimento» chiarò Lance con la sua voce sempre precisa e puntuale”. Non so che verbo debba essere, ma nella sua forma attuale non credo esista.

    - “Il primo nome aspetta alla Capopalestra dimissionaria e io ho deciso di appoggiarla immediatamente”. No, spetta non è un troncamento, è proprio un verbo a sé.

    - “E la panna di cannone si chiamava “Cancro” e più che Dream aveva colpito Umbreon”. Certi tuoi typo sono esilaranti, non so come farei senza.

    - Sì, c’era anche una scena in discoteca da qualche parte. Ma sono stanco e non ho voglia di parlarzzzzzz

Recensore Junior
21/09/15, ore 23:18

Meglio di No Half Measures. Meglio di Neverland. Meglio di The Name Of The Doctor. Meglio di The Vengeance Of Morbius. Meglio di Exodus–– no, non esageriamo. Ma il concetto è quello: big cliffhanger per ciò che per me è sostanzialmente un finale di stagione, visto che per due settimane non vedrò nulla. La fine si avvicina.
 
Per molti versi questo capitolo è simile al quindici, perché tutto è ambientato nel qui e ora e non sono presenti forti analisi psicologiche. Questa volta, però, la ragione è banale: è tutto sottotesto. Tocca al lettore ricordare che nel primo capitolo Dream aveva espresso una simpatia per i 5S, e che proprio nel quindici aveva reiterato il suo apprezzamento per tale partito. Dal momento che una simile presa di posizione era bizzarra considerando che non ti ricordavo come grillino, immagino che avrei dovuto aspettarmi una scena come quella con Walter che hai qui scritto. Se anche l’avessi fatto, però, probabilmente non me la sarei immaginata così bella.
 
L’intero dialogo Dream-Walter è un atto d’accusa metaletterario. Il bersaglio sono i Cinque Stelle fittizi, ma è palese che il messaggio sia rivolto soprattutto alla loro controparte reale. L’ipocrisia del loro leader, la tendenza all’autocensura, le gonfiature per accaparrarsi voti, e soprattutto una cosa che mi preme sempre ricordare, ovvero che gli stessi discorsi di sovversione del sistema che fa Grillo uscivano dalla bocca di Adolf Baffetto ottant’anni fa: tutto scorre con straordinaria scioltezza. È un attacco, eppure rimane credibile come confronto politico tra un giornalista e un leader di partito. Nient’altro da dire.
 
Per il cliffhanger, grazie a Doctor Who ne sono diventato pratico, e so per esperienza che molta dell’efficacia di un finale in sospeso risiede nella sua risoluzione. Quantomeno posso confidare che, visti i tuoi precedenti, una risoluzione ci sarà. È più di quanto si possa dire per The Well Mannered War.
 
Le ultime perle vacanziere di Novecento:

  • - “Ministro dell’istruzione, Atena”. (Da leggere con la voce di Doc Brown da Ritorno al futuro.) “Ma davvero? E la first lady chi è, Hera? Scommetto che Poseidone è sottosegretario della NOAA! E Ares è il Ministro della Guerra!”.

    - Sei pagine di nomi solo per arrivare a Dream? Sono in ordine alfabetico? Non è un DDL, è una purga.

    - E a proposito di ordine alfabetico, questo capitolo evidenzia un difetto che non avevo notato in L&F: non hai dato cognomi. Prima Max viene introdotto da Adelaide con il solo nome, poi Dream viene elencato a fine capitolo con il nome di battesimo dopo due di cui invece viene citato anche il cognome. Come mai questa scelta?

    - La menzione del gioco d’azzardo a Ciclamipoli è particolarmente crudele considerando le recenti politiche Game Freak sul casinò nei giochi Pokémon.

    - Sempre in tema gioco d’azzardo, l’idea di rendere Ciclamipoli una Las Vegas è ispirata. Nel Ciclo del Conflitto Globale amo sempre reinventare la geografia del mondo Pokémon più o meno come fai tu, eppure non mi sarebbe mai venuto in mente di rendere una città l’equivalente di Vegas.

    - “Erano le 8:01 e il treno diretto a Brunifoglia, che avrebbe dovuto prendere lui, era in ritardo di dieci minuti pur essendo quella la stazione di partenza”. Ho riso. Non so se fosse intesa come battuta, ma ho riso.

    - Qualche recensione fa ho espresso la confusione che faccio tra Character!Dream e Writer!Dream. Direi che questo capitolo, con il nostro protagonista che esprime l’intenzione di scrivere un libro a sfondo politico sulla sua storia, dissipa ogni dubbio: non c’è alcuna distinzione. Tu e il tuo personaggio siete esattamente la stessa persona. What a twist.

    - E rimanendo su questo punto, il “ma lascino la politica fuori” è forse una velata frecciata? I see everything.

    - “[...] perché gli intellettuali sono una spina nel fianco tanto a Repubblica Nuova quanto a questo Partito “sfascista” che lei governa”. Beh, pare che abbia un nuovo nome da usare per il Movimento.

    - Ho notato che hai commesso questo errore già in un capitolo precedente, Dio ricorda quale, ma allora l’avevo imputato a un semplice refuso: è Monte Camino, come comignolo, con una sola m.

Recensore Junior
19/09/15, ore 13:22

Tutto muore. Per qualche ragione, leggendo l’ottimo titolo del capitolo, mi è venuto in mente Le parti e il tutto. Trattasi di uno degli albi di chiusura di PKNA (con la P). Ha una copertina stupenda e un titolo stupendo, eppure la storia parla di tutt’altro. Non mi era piaciuto troppo, ma probabilmente avevo aspettative troppo alte. La copertina era davvero bella, però.
 
Quando ho iniziato a leggere questo capitolo, scorrendo le righe della risoluzione del cliffhanger che tanto mi aveva intrigato la volta scorsa, sono rimasto spaesato. Perplesso. Arrabbiato, perfino. “Ma come”, mi son detto, “è questa la preoccupazione? Incentri il precedente sulla questione Umbreon, dissemini indizi sul fatto che prova un senso di déjà vu, e poi la ragione per cui chiama Vera è che pensa di stare per essere arrestato? Un argomento che aveva ricevuto un paio di riferimenti volanti? Hai perso il filo della trama?”. Anche ora, mentre scrivo, rimango sulla mia posizione originaria: il tie-in poteva andare meglio. Tematicamente stride con ciò che segue, e in generale appare quasi tirato fuori dal cappello, specie per l’urgenza con cui Dream ha chiamato Vera.
Ma non importa, perché il resto del capitolo è un capolavoro.
 
Tutto funziona alla perfezione. I flashback sono ovviamente il cuore pulsante, dovendo svolgere l’ingrato compito di svelare il mistero di Umbreon. E lo fanno brillantemente: in un mondo spesso preso in giro per la semplicità con cui è possibile curare i Pokémon, l’idea di un esemplare che si ammala di tumore è potente e diretta, specie perché l’animale è trattato alla stregua di un essere umano finanche a tenerlo all’oscuro della diagnosi per non deprimerlo. Lentamente assistiamo al modo in cui Umbreon sfugge piano piano dalle mani del suo Allenatore, e la speranza di Dream quando il suo amico sembra stare migliorando è ancora più struggente perché sappiamo che andrà male. E non solo, perché la morte avviene proprio mentre il ragazzo è a un party dei suoi. Il festaiolo che paga caro il prezzo della sua vita mondana e la sua mancanza di priorità, uno schiaffo morale. Finalmente capiamo anche perché Dream ha smesso di allenare, e anzi non solo lo capiamo ma lo sentiamo. Quando Umbreon è calato nella tomba avvertiamo la perdita come fosse nostra. Tutto perfetto.
 
Ecco, se proprio dovessi andare a cercare il pelo dell’uovo, la questione dell’Umbreon rapito sembra essere stata dimenticata. Accantonata l’ipotesi di sequestri seriali e con soli quattro capitoli rimanenti alla chiusura, nutro dubbi sul fatto che tu abbia deciso di riservare spazio a quella plotline, che quindi immagino lascerai irrisolta. Un peccato, perché poteva essere affascinante. Ma forse avrebbe stonato con il tono introspettivo della storia. E in fondo non ha veramente importanza, in un capitolo come questo.
 
Nitpicks futili:

  • - Ho riscontrato la stessa bizzarria nell’uso delle virgole che avevo già riportato nel capitolo precedente. In particolare ho notato che non metti virgole dopo i vocativi (“Dream tutto bene?”, “Dream cominci a farmi paura”) e spesso scrivi periodi più lunghi del solito. Non vorrei che per farmi pervenire questi capitoli in tempo per la mia partenza tu abbia affrettato la correzione, in tal caso mi scuso.

    - “Sembrava come se Unter, anche solo osservando la radiografia eseguita qualche giorno prima, avesse già avvertito a che cosa si stava and era come se Unter, osservando la radiografia […]”. Ammetto che credevo avessi avuto un raptus inglesizzante prima di accorgermi che era un copypaste errato che tagliava andando.

    - Alla luce di quanto visto in questo capitolo, e visto che il Capitolo 12 veniva prima del dialogo catartico con Vico, avrei visto bene un commento mentale di Dream sul fatto che, se davvero fosse stato possibile esaudire i desideri, lui sapeva cos’avrebbe chiesto (Umbreon). Ma forse è giusto che non ci abbia pensato, mostrando di essere pronto a venire a termini con la sua sconfitta.

    - “E se Dio fosse un giardiniere? Pensaci bene. I giardinieri non strappano via i fiori belli, ma portano via con sé le erbacce. Siamo sicuri che siano sempre i migliori ad andarsene? Siamo sicuri che non abbiamo sbagliato tutti quanti stile di vita?” Questa è una delle riflessioni più interessanti e forti che abbia mai letto su Dio e sulla morte. Chapeau.

    - Poche entries nell’elenco a questo giro. D’altronde in un capitolo così organico, che si legge tutto d’un fiato, è dura trovare spazio per frecciate delle mie.

Recensore Junior
13/09/15, ore 20:17

Dopo una trafila di capitoli densi, è quasi un sollievo trovarne uno che è perlopiù rilassante. Il che è paradossale, visto che sembra dare il la a un discreto movimento di trama (ci torneremo). Eppure questo è: in mezzo a tante riflessioni sulla natura della fama, sulla passione perduta e sulla malavita politica, un po’ di sano racconto del mistero è seriamente rinfrescante. E ciò che non vuol dire che lo stile riflessivo annoiasse, attenzione, semplicemente che variare è cosa buona e giusta. È un po’ quello che spero per la Series 9 di Doctor Who. Che tra l’altro è ancora lontana un mese e dodici giorni. Vaffan–– [Ma una settimana nel momento in cui pubblico! Evvai!]
 
Si inizia, appropriatamente, con un red herring perfettamente funzionale: schermaglie politiche come se piovesse, Dream in un contesto suburbano e un dialogo che ci rammenta la recente decisione del ragazzo di lasciare il giornale. Anche la declamazione grillina del nostro protagonista (wow, non ti facevo così schierato, mi spiace ma dobbiamo lasciarci) sembra quasi fare il verso ai lunghi monologhi per cui è noto.
 
E invece il capitolo ci proietta in un’avventura di tutt’altro stampo, quasi LKNA-iana se vogliamo (è così? Sono davvero diventato così egocentrico da dire che una mystery story è LKNA-iana?), con un Umbreon scomparso che echeggia l’ancora ignoto (al lettore) fato toccato all’esemplare di Dream. Di qui ci si concede una breve pausa per l’allenamento, che con mia grande sorpresa non è interrotto. Nessun flashback, nessuna metaconsiderazione: è davvero solo Dream che si allena. Questo sì che è cambiare il ritmo.
 
E anche il breve confronto con Umbreon è dello stesso tenore: focalizzato sull’immediato, sulla strategia da usare, su come portarlo in salvo nelle migliori condizioni. Nessuna elucubrazione. È forse il momento più immediato di L&F, quello in cui più somiglia a certi young adult come Hunger Games.
 
Il cliffhanger è ben posizionato, e il capitolo (a differenza dello scorso) non cerca di aggiungere alcunché alla tensione nuda e cruda. Perché Dream è convinto che i suoi Pokémon siano in pericolo? È in giro un assassino seriale di Umbreon? Cosa c’entra Vera in tutto questo? Come concluderò questa serie di domande? Spoiler: così.
 
Sezione “chissà che si è fumato Novecento oggi”:

  • - “Non accettiamo alcuna dittatura della minoranza – ha dichiarato Giovanni – le inutili forze d’opposizione, democratici e Pokémon 5 Stelle, dovrebbero stare attenti a come si pongono nei confronti del governo poiché certi loro atteggiamenti hanno un sapore vagamente fascista! Non sono capaci di far fuori il Presidente Giovanni tramite una lotta politica e lo vogliono fare bloccando una sacrosanta legge che mette fuori uso una magistratura politicizzata!”. Questo discorso sembra preso dritto dalla bocca del Berlusca. Impressionante.

    - E nel frattempo la cronologia interna ci ha portati al 2016. A quando un capitolo sulle elezioni USA?

    - “«Di che cosa si tratta?» chiese in maniera burbera Pietro, poco avverso a volantini pubblicitari.” Intendevi avvezzo? Così com’è, l’atteggiamento burbero sembra cozzare.

    - “La mente di Dream tornò ad Auros, quando i pokémon rapiti e abbandonati finivano in un laboratorio sotterraneo come cavie di esperimenti indicibili e considerati alla stregua di un genocidio.” Ellamadonna, come sei melodrammatico, Character!Dream. Per distinguere da Writer!Dream. La decisione di chiamare il protagonista con il tuo nick dà luogo a serie ambiguità.

    - Sono intrigato dalle continue menzioni di Dream che si sente osservato. In fan fiction più prevedibili avrei bollato come ovvio il fatto che lo sia realmente, ma L&F è tanto ermetica e grigia che non riesco a escludere l’ipotesi che il ragazzo sia semplicemente paranoico.

    - Questo capitolo, a essere onesti, l’ho trovato un po’ meno curato del solito. Spazi dove dovrebbero esserci virgole, virgole dove dovrebbero esserci punti… Nulla che lo renda illeggibile, ma il dubbio è lecito: l’hai forse redatto e/o riletto in fretta?

    - Mancano due capitoli di quelli che mi hai passato per l’estate. Avevi menzionato che il modo in cui mi avresti lasciato a fine 17 mi avrebbe portato a odiarti: stiamo parlando addirittura di una trama continuata per i prossimi due/tre? Progressione orizzontale intensa? Non lo so, ma un ventunenne può sognare.

    -In tutto ciò, vale la pena ricordarlo, Rosso è sempre disperso. Manco una chiamata per dire che sta bene, un infame proprio.
Stealth review for da luls. Dopodomani ho l'esame di Analisi 2, eeee.

Recensore Junior
10/09/15, ore 09:53

E così questo capitolo è l’equivalente della mia avventura nel Liceo di Novartopoli. Non per l’umorismo canzonatorio. Non per il colpo di scena finale. Non per l’introduzione di nuovi personaggi ricorrenti. No, perché l’ambientazione è scolastica. In effetti non si somigliano proprio per nulla.
 
Premetto a inizio recensione che ho un debole per le storie ambientate a scuola. Sarà per la relativa nostalgia per l’ambiente, sarà perché la mia preadolescenza è stata segnata da college movies di ogni sorta (“High School Musical, perché anche Novecento ha commesso errori da giovane”), sarà per mille altri fattori. Quindi diciamo che era impossibile che questo capitolo non mi piacesse. Ciò tuttavia non vuol dire che non abbia meriti facilmente evidenziabili.
 
Intanto questo è il primo capitolo dopo parecchio tempo a fare un uso sistematico dei flashback. L’azione si era spostata sul presente, ma ora che ci si è concessi una pausa dopo la fuga di Rosso e gli altri accusati è possibile ricondurci al vero fulcro di L&F: l’analisi di Dream. Il nome di Blaine mi aveva fatto sperare in un altro intermezzo comico e confesso di esserci rimasto male quando è stato liquidato in una riga, ma le mie aspettative sono state pienamente ripagate dalla figura del preside. Il suo discorso è delirante e meravigliosamente surreale, eppure mantiene quel non so che in grado di tenerlo fermamente ancorato al suolo, come se fosse assolutamente plausibile. Chapeau.
 
Si prosegue poi in un ambiente più domestico, e in fondo da qui in poi tutto (premiazione compresa) è solo un pretesto per studiare l’infanzia di Dream. Il segmento sulla madre assorta sul tablet colpisce drammaticamente a casa, perché anche mia madre da quando ha lasciato il lavoro due anni or sono passa il tempo sull’iPad a incazzarsi per quello che dice Salvini. Le vecchie generazioni non sono pronte per la nuova tecnologia. Non posso relazionarmi altrettanto alla voglia di fuga di Dream perché non ho mai veramente odiato la mia famiglia, ma ciò non toglie che il modo in cui la descrivi la faccia sembrare quasi un’esperienza personale del lettore, anche se come nel mio caso non è così.
 
Concludono le due scene di coda, ovvero il selfie richiesto dal bambino (che consente di ritornare sul tema dell’oblio introdotto diverso tempo addietro, e offre una riflessione sullo status di ex di Dream) e il dialogo fugace con Archer. Ecco, quest’ultima parte l’avrei forse rimandata a un capitolo successivo o direttamente omessa. Non perché sia noiosa o scritta male, bensì perché oltre a essere estranea al tema del capitolo (che è la gioventù, mentre Archer fa parte di un periodo posteriore) non dice nulla di nuovo. Dalla conversazione impariamo che Dream ha affrontato il Team Rocket (ma lo sapevamo già), che Dream è sarcastico anche verso i potenti e non ha paura di affrontarli (ma lo sapevamo già), che la giustizia è corrotta dal governo (che era altamente implicato dalla situazione dittatoriale), che Dream è ben informato sulla politica presente e passata di Kanto (ma lo sapevamo già) e che Dream non sta simpatico ai piani alti (ma lo sapevamo già).L’unica vera nuova informazione è che gli altri stati non stanno facendo le belle statuine di fronte a Repubblica Nuova, ma credo che questa informazione potesse essere convogliata in un modo più naturale. E soprattutto, almeno personalmente, Dream ha parlato così tante volte con politici o pseudo-politici in situazioni mondane come party o ricevimenti che questa scena rischia di risultare ridondante per l’approccio standard che le è riservato. Avrebbe potuto funzionare al Capitolo 5, ma non al 14, quando ormai il lettore inizia a familiarizzare con il tuo stile ed è il momento di togliergli il tappeto da sotto i piedi.
 
[Nota a posteriori: ora che ho letto i capitoli successivi so a cosa serve quello scambio e comprendo perché l’hai messo lì. Rimango tuttavia dell’idea che alcuni suoi passi siano superflui.]
 
Arrandom:

  • Presidenza – Bruno Fogli”. Per uno che ha trascorso duecento ore sul solo Smeraldo e probabilmente altrettante sui due save files di Rubino combinati, ho dovuto compiere un grande sforzo per smettere di leggere “Brunifoglia”.
    “«Allora Dream, ho ricevuto oggi questa busta dalla Lega Pokémon disse prendendo in mano una busta gialla aperta - Ogni anno, la Lega Pokémon, regala a tutti voi studenti delle classi finali un Pokémon con cui iniziare la propria avventura. […]” Ora devo sapere. I miei compagni di laboratorio di Ottica nelle relazioni continuavano a mettere gli incisi iniziandoli con – e finendoli con - anziché con – (tratto corto anziché lungo). Al tempo  l’avevo imputato al fatto che i miei compagni di laboratorio erano stupidi, e ora lo vedo fare a te. Devo sapere. La seconda volta la correzione automatica si incastra? Gli incisi sono tanto estenuanti che non si ha la forza di premerlo alla fine? C’è una convenzione di cui non sono al corrente? È un complotto ai miei danni?
    Ho trovato particolarmente brillante la spiegazione per cui ci sono solo tre starter e tutti gli allenatori che trovi in giro nei primi percorsi hanno Pokémon schifosi come Rattata.
    Rimanendo sul discorso del preside, un contributo importante al suo realismo è dato dalla ripetizioni di alcune parole come bestie, cafone eccetera. Non sono mai inserite con esagerazione, dando effettivamente l’idea che siano semplicemente vocaboli che il preside tiene in fissa.
    […] Ma è un imbecille...». «Perché imbelle?» interruppe Dream scherzoso, sorridendo.” Le citazioni ad AG&G sono cosa buona e giusta. (Giuro che la finisco con le osservazioni sul discorso del preside.)
    Sì, ma vaffanculo, Oro. Quindici anni di Pokémon e avrò trovato tre shiny in tutto, e quel deficiente ci riesce al primo colpo. Non ho parole.
    Andrò ad un party con gli amici e berremo tanti drink, Riccardo, tanti. Così tanti da dimenticare lo squallore delle nostre vite, così tanti che riusciremo a nascondere le nostre vuote vite con racconti al limite del vacuo. Nascondiamo così la nostra squallida esistenza. E poi, quando il Sole fa capolino dalle Rovine D’Alfa, illuminandoci con i suoi accecanti raggi, ci diciamo che ci siamo trovati bene, che ci siamo divertiti e torniamo a casa a dormire. Una bugia per proteggerci dagli altri. E per proteggerci da noi stessi.” Sei sempre l’anima della festa, Dream.

Recensore Junior
03/09/15, ore 11:21

Ho un rapporto bizzarro con Johto. Alla matura età di sei anni decisi che ero abbastanza esperto in inglese da giocare Pokémon Oro nella suddetta lingua, senza attendere l’uscita in Italia. Questo grossolano errore di valutazione mi impedì di giocare la seconda generazione al tempo, e mi allontanò dal franchise fino all’arrivo di Rubino e Zaffiro. Procedendo di generazione in generazione ho sempre guardato a GSC con una sorta di senso di mistero, affascinato dal fatto che esistesse una regione che non avevo visitato (pur essendo migliorato in inglese non ho più potuto usare la cartuccia comprata per l’annoso problema delle batterie scariche); al contempo, però, il fatto che molti fan di GSC fossero anche genwunner della prima ora nei confronti delle generazioni successive mi faceva provare un senso di antipatia verso quei giochi. Quando ho poi giocato HGSS mi sono affezionato alla regione, e nei precorsi di matematica all’università ho fatto un rush di Pokémon Oro su emulatore completando la mia esperienza di PokéFan. Tutto questo sproloquio per dire che la scena iniziale di questo capitolo, con Heracross e Ledyba, due Pokémon che ho sempre fortemente associato ai miei “wilderness years”, mi ha ricordato tutta la girandola di emozioni che provo per Johto.
 
Proseguendo il capitolo (e tornando in tema) troviamo un artificio letterario che personalmente amo: i dialoghi a personalità sdoppiata. Ne ho fatto un brevissimo uso nella mia Palinodia dei Rocket, uso ispirato da quello fatto da Giovanni Allevi in La musica in testa, e trovo che consenta un approfondimento psicologico senza pari, a condizione di saperlo giustificare. Anche qui ovviamente non fa eccezione: l’incontro con Michael ha spiazzato Dream, iniziando a smuovere i paletti del suo subconscio. E questo capitolo, in effetti, vede proprio la distruzione dei capisaldi del nostro protagonista come argomento principale.
 
L’intera seconda sezione del capitolo è occupata dalla visita alla Torre Sprout, che a sua volta si divide tra l’esilarante colloquio tra Michael e Vico e il più profondo dialogo tra lo stesso Vico e Dream. Quest’ultimo in particolare propone molti spunti di riflessione: il fatto che Dream si riveda in Michael e la sua riluttanza a ricevere critiche, la decadenza della tradizione, e forse il più toccante nella frustrazione del maestro all’idea che non tutti i suoi alunni siano destinati al bene. In questo senso il rinsavimento di Dream e la realizzazione che il giornalismo non era che una distrazione autoinflitta (e che non è nemmeno bravo) passano quasi in secondo piano, preannunciati com’erano. Ma un colpo di scena improvviso sarebbe stato troppo artificioso, quindi ben venga un ritorno alle origini dopo tredici intensi capitoli. E in ciò il rientro a Borgo Foglianova potrebbe essere catartico.
 
Qualche pensiero slegato:

  • - Il monologo del Capitolo 14 di House Of Cards credo di averlo visto solo un paio di volte diversi mesi fa, eppure ricordo ancora perfettamente come viene pronunciata ogni singola parola. Un’ennesima prova dell’ottimo lavoro di doppiaggio svolto da Pedicini.

    - La menzione della sfida ufficiale mi ha fatto ripensare a quel plot device, facendomi realizzare che non solo non ne sono soddisfatto, ma che ora saprei anche cosa consigliare al suo posto. Nel tempo trascorso tra quella recensione e questa ho letto The Writer’s Tale: The Final Chapter di Russell T Davies, un libro che consiglierei a chiunque voglia scrivere se non fosse che parla per gran parte del backstage di Doctor Who e che è lungo mille pagine (non è un’iperbole). In esso lo scrittore riportava una citazione di nonricordochi circa la differenza fondamentale tra soap opera e drama. La soap opera è: ti odio, ti sto puntando la pistola alla tempia, ti voglio uccidere, ho il dito sul grilletto... e la pistola s’inceppa. Il drama è: ti odio, ti sto puntando la pistola alla tempia, ti voglio uccidere, ho il dito sul grilletto... ma non ce la faccio. Ecco, in questo caso questo consiglio si applica perfettamente: anziché escogitare il plot device della sfida ufficiale, che è ingombrante e situazionale, avresti potuto semplicemente dire che Dream non riusciva a rifiutare una sfida perché non l’aveva mai fatto. Più semplice, meno forzato e soprattutto aggiunge un piccolo dettaglio alla caratterizzazione psicologica del ragazzo.

    - E dopo La caduta ecco che Dream (lo scrittore) torna a fare paragoni religiosi sul Diavolo. C’è un pattern dietro, solo non sono sicuro di quale sia. Uno psicologo direbbe che hai problemi irrisolti con il cristianesimo (tipo l’invidia del pene nelle bambine), ma sappiamo tutti che la psicologia è una cagata.

    - All’alba del Capitolo 13, finalmente qualcuno inizia a chiedersi come sia possibile che Dream abbia catturato ogni leggendario esistente. Il filtro di percezione sta cadendo, teniamoci pronti a quando Michael inizierà a pensare che non è umanamente possibile che abbia vinto tutti quei tornei!

    - Che Iwata mi fulmini (madonna, ancora non riesco a crederci), non conoscevo il suffisso -dono.

    - “Rosso? Il ricercato?”. Sempre più convinto che Michael sia la mai controparte in-story, a giudicare dalle questioni che solleva. Grazie per avermi ricordato la trama principale!

Recensore Junior
02/09/15, ore 11:02

Questa lettura vacanziera è stata travagliata. Pochi minuti prima di partire mi sono ricordato che non avevo messo sul Kindle L&F. Per fortuna avevo salvato nel mio Dropbox il tuo download anziché metterlo sul desktop, quindi via smartphone l’ho velocemente copiato in locale a minuti dalla partenza e una volta arrivato ho usato il portatile per trasferirlo sull’e-book reader. Dio benedica la tecnologia.
 
Questo capitolo è incentrato, forse ancor più degli altri (anche dei 5 e 10 che ne facevano un caposaldo), sull’analisi sociale. Un primo e minore esempio lo troviamo nei dialoghi di Dream con Elvira e Annabelle, una poco velata critica al mondo del giornalismo e ai suoi modi di fare poco ortodossi (“A noi non interessa la verità, Dream. Per quella ci sono gli scienziati”, “Diventiamo dei mostri così, è orrendo”). Ciò in cui però il capitolo eccelle a mio parere è la rappresentazione della folla che si raduna al Bosco dei Lecci. Nello spazio di un modesto numero di righe affronti temi come la faciloneria della gente comune, l’egoismo dell’uomo di fronte alla possibilità di vedere i propri desideri avverati, e soprattutto la triste situazione di chi è disposto ad avvinghiarsi a qualcosa di tanto etereo come un Pokémon che realizza i desideri, peraltro avvistato da un bambino di dieci anni, perché non ha nient’altro. Nelle mani di qualcun altro forse l’argomento sarebbe stato uno spunto comico, ma tu riesci a trattarlo con una freddezza che fa provare persino compassione all’idea che davvero queste persone cerchino di colmare il vuoto della loro vita con speranze vane. Perché sappiamo che succede. Perché sappiamo di quei poveracci malati di tumore che si rivolgono a terapie alternative perché, a differenza della medicina tradizionale, promettono loro la guarigione. Perché sappiamo che esistono persone che arrivate a quarant’anni si rendono conto di aver sbagliato strada, realizzano che non hanno più tempo e piangono all’idea di aver sprecato la loro unica e breve comparsa in questo mondo. Perché non tutti sanno affrontare i fallimenti, e tutti noi conosciamo qualcuno che si lascerebbe aggirare dalla truffa di Jirachi per la disperazione.
 
Oof, questa recensione ha preso una piega deprimente. Torniamo su una vena meno cupa: in quest’ottica ho visto un po’ azzardata la scelta del finale. Intendiamoci, anche io ho riso sommessamente (tipo “oh oh OH”) quando Dream ha fatto uscire Jirachi. È intelligente, e segue le menzioni del fatto che il ragazzo ha virtualmente catturato ogni leggendario. Però avrei preferito un finale più ambiguo, uno che avesse lasciato il dubbio sulla effettiva presenza di Jirachi nel bosco. In questo modo Dream avrebbe dovuto prendere una posizione senza sapere la verità con certezza, il che avrebbe fornito un interessante momento di character insight. Così com’è, invece, Dream ha ragione fin da subito e non deve operare nessuna scelta. Per una fan fiction che tende a rimanere su toni grigi, questa è una conclusione un po’ in bianco e nero.
 
Cose sparse:

  • - Confesso che avevo dimenticato il cliffhanger dello scorso capitolo. Però mi è tornato in mente, so there’s that.
    - Non avevo la minima idea del fatto che i boschi fornissero umidità. Giuro. Si imparano sempre cose nuove.
    - Jirachi dà l’appuntamento… al Bosco dei Lecci? All’altarino di Celebi? Ma che stronzo è da 1 a 900?
    - La sezione in cui il giornalista fa dire a Daniel la sua età per avvalersi poi della facoltà di intendere e volere è veramente brillante, complimenti. Da dove ti è venuta? Gli studi di Diritto danno finalmente i loro frutti?
    - «Rimango dell’idea che se Jirachi non è apparso quando Beyoncé ha fatto i suoi primi vagiti, allora questo Jirachi potrebbe tranquillamente non esistere» disse sottovoce Dream, tirando verso di sé uno dei pass ammettendo così la sconfitta. Ho riso. E nemmeno ascolto Beyoncé. Mai sentita una canzone. Aspetto di essere picchiato.
    - “Hotel Ada”? Se hai scritto questa parte prima di leggere l’avventura del Liceo di Novartopoli, è una congiunzione astrale che ci ha fatto convergere verso lo stesso nome. Se hai scritto questa parte dopo, sei uno sporco copione e dovresti essere impiccato, vergogna.
    - Sono curioso: il ragazzo con i dreadlocks che canta ai bambini vestiti tutti uguali è un riferimento a qualcosa?
    - E Jirachi esaudisce i desideri solo a chi sale in cima a un albero, in barba a tutti gli infermi radunatisi per lui. Se questa non è infamia non so come chiamarla.

  •  
E questo cos'è? Un elenco puntato con rientranza? Da quando posso farlo? Che stile.

Recensore Junior
18/07/15, ore 00:26

Oh dear boy, mezzanotte. Questa recensione farà schifo.


Il capitolo mi è piaciuto. Ho ritenuto, però, che tu abbia sbagliato nella posizione del capitolo stesso. Mi spiego: pur non leggendo da eoni (lo so, lo so), ricordo un bel cliffhanger alla fine del Capitolo 10 con Rosso fuggitivo. (Se anche non me lo fossi ricordato, l'opening di questo lo riprende). Considerato il posizionamento a metà della storia e il fatto che l'intero capitolo preludesse a esso con un buildup evidente, si sarebbe detto che si trattasse del plot twist decisivo. Tutto cambia, e robe così. Eppure questo 11 dopo le prime righe rifiuta di considerare quel filo narrativo. Invece si concentra su due che avremmo considerato quasi "minori": la riflessione di Mewtwo a cui viene dedicato un trafiletto e, soprattutto, il rapporto complesso di Dream con i Campioni (ci torneremo). E questo è il punto: Rosso è scomparso, Giovanni ha stretto la morsa, eppure sembra che ciò non importi a nessuno. Non solo a Dream, che è una persona sola, ma al mondo che vediamo con i suoi occhi. Qualcosa di pesante è in atto (o almeno così si intuiva dal Capitolo 10), eppure Elvira manda il suo corrispondente a intervistare un campioncino sedicenne. Nessun notiziario che faccia scena nella cold open, nulla. La dittatura cresce e tutto tace.


Il che è un peccato, perché la parte su Michael Butt è ottima. Di nuovo inganni il lettore: il cognome (volutamente?) comico e le dichiarazioni vuote sembrano preludere a un Alexei 2.0, e invece la storia va nella direzione opposta offrendoci un personaggio che sembra quasi ricoprire il ruolo del vecchio saggio che nella fiabe aiuta il protagonista (paradossale l'età, appunto). Certo, si potrebbe obiettare che Dream ha visto messa in discussione la propria filosofia di vita parecchie volte negli ultimi giorni e non ha ancora subito un cambiamento visibile, ma nessuno nella vita reale cambia di getto. Spesso servono parecchie martellate prima che cada il muro. La battaglia tra i due è buona (meglio di quella del capitolo nonricordoquale tra Dream e l'allenatore noob), però penso che tu sia ancora troppo legato al videogioco. Sono dell'idea che per funzionare per iscritto le battaglie devono essere giocate come un giallo, con mistero, tattiche segrete e colpi di scena (noterai che su LKNA faccio sempre così). Un po' tipo i duelli di Yu-Gi-Oh! nell'anime, per dire.

E questo è tutto. Qualche osservazione random prima di chiudere.

- Il precedente c’era e la sua poltrona sarebbe stata rischio se non avrebbe preso la decisione di soccombere all’ex allenatore. Ci vorrebbe avesse, congiuntivo.
- Sì, ci sono arrivato dopo, hai usato Dragonite perché capisce il linguaggio umano. Ma le hai viste le zampe? Pretendo un'illustrazione grafica di come fa a usare la macchina da scrivere, e la pretendo ora!
- Hai usato un paio di volte "per tanto" anziché "pertanto" (la grafia corretta).
- Se è caduto in depressione è perché si è guardato allo specchio. Mi è particolarmente piaciuta come frase. È tardi, non pretendere troppo.
- Il paragrafo che inizia con "Michael era così genuino, sincero" è corsivato, credo erroneamente. A occhio hai lasciato aperto il tag corsivo dalla fine della frase sopra.
- Non ho capito la storia della Sfida Ufficiale. Storia in senso letterale. Nel secondo dopoguerra le persone si fingevano allenatori per compiere furti (ma a che pro fingersi allenatori? È come se i ladri si fingessero cacciatori per portarsi dietro le armi per derubare la gente). Ipotizzando ciò, in che modo le Sfide Ufficiali hanno migliorato la situazione?
- Dream pronunciò le labbra. Ti giuro, non ho capito cosa voglia dire.
- [...] tenere a bada quel lato aggressivo tanto mostrato durante l’intervista di Alexei Know, che la rese così celebre, oppure sondare il terreno e abbassare lentamente le armi?. Mi sono perso qualcosa? "Tenere a bada il lato aggressivo" e "abbassare le armi" non sono la stessa cosa?

Oh dear boy, mezzanotte e mezza. Questa recensione ha fatto schifo.
(Recensione modificata il 18/07/2015 - 12:27 am)

Recensore Junior
01/05/15, ore 15:33

Wow.
 
C'è un episodio, in Doctor Who, di nome Death In Heaven. È il finale dell'ottava stagione del revival, ed è sicuramente la storia più tematicamente densa della serie fino a questo momento. Incapsula in sessanta minuti tutti i temi affrontati nei precedenti undici episodi e si propone di dare una risoluzione. Il significato di “uomo buono”, i pregiudizi verso i soldati semplici da parte di uno che di fatto è un ufficiale, quanto la linea di demarcazione tra bene e male sia fluida, il fatto che certi stili di vita possano essere deteriori per chi ci circonda, tutto confluisce lì. Il risultato è opinabile: a molti è piaciuto, a diversi altri no. Non sarà ritenuto il miglior finale di stagione, ma senz'altro non si smetterà mai di parlarne.
Questo Capitolo 10 non mi ha ricordato Death In Heaven. Ma Novecento, ti sento dire, perché allora ne stai parlando? La risposta reale è che ho appena finito di rivederlo in italiano (con doppiaggio e adattamento catastrofici). La risposta coerente con la recensione è: perché il Capitolo 10 è un capitolo tematicamente densissimo, proprio come Death In Heaven. Quindi questa recensione verrà lunga e altrettanto densa. Tanto che, probabilmente, la scriverò in due momenti diversi, oggi e domani sera, che tanto l'undici non me l'hai dato quindi tant’è. Ma che te ne frega a te, tanto tu leggerai tutto insieme.
 
Scena per scena è il metodo migliore, quindi onwards. La prima visuale che ci è proposta è una protesta rossa che ha la funzione di introdurci al tema permeante del capitolo: l'annessione (mancata) di Kalos. Successivamente l'attenzione è spostata sapientemente su Giovanni che organizza la contromossa dopo aver appreso il comunicato della regione. Sono un fan dei punti di vista incentrati sui cattivi, perché specie in un character drama è importante che il villain non sia una sagoma di cartone; quindi come ho apprezzato la digressione che fa di nome Capitolo 6, apprezzo anche quella più contenuta in questo. Le analogie tra questi due capitoli non si fermano qui: in entrambi i casi ammiriamo il dvce capovolgere una situazione che parrebbe deleteria per lui in una decisamente favorevole, come un vero statista vissuto.
 
La pausa per spiegare le origini di Kalos è altrettanto interessante. Devo dire che ero curioso di sapere come avresti giustificato le somiglianze evidenti di Kalos con la Francia in un universo in cui esistono entrambe, e non mi hai deluso: l'idea dell'emancipata colonia nostalgica è degna di te. È un approccio molto diverso da quello che uso in LKNA (dato dal fatto che nel mio otherverse il mondo reale non c'è), ma è equamente affascinante ai miei occhi.
 
Si prosegue con il passaggio della COMMISSIONE XVI – IUSTITIA (non hai scritto IVSTITIA e ne avevi l'opportunità, vergognati), in un punto di svolta degli eventi talmente pazzesco che persino il parlamentare stesso commenta l'assurdità di ciò che sta per succedere. Ho dovuto rileggere due volte la scena per capirla, quindi metto a frutto il tempo perso spiegandola per come l'ho compresa: in una mossa da faccia da culo epocale RN imputa la non-annessione alla brutta immagine data allo Stato da parte di certi elementi marci.
Qui ci siamo, è plausibile. La parte che mi ha convinto meno è la richiesta: il carcere per coloro che fossero stati ritenuti colpevoli di ciò. Va bene, la Repubblica in questione sarebbe facilmente assimilabile a un frutto giallo usualmente usato come metafora per l'organo genitale maschile primario. Va bene, RN ha la maggioranza. Va bene, la Costituzione di questo Paese ha la stessa inattaccabilità dello Statuto Albertino. Ma se davvero è nei poteri del partito proporre una legge del genere, si aprono due possibilità legate a una domanda: le forze combinate di PD e 5S avrebbero potuto fermare la proposta? Se sì, i 5S hanno agito da completi deficienti (“che novità”, sento già dal pubblico) perché hanno favorito i liberticidi; se no (scenario più probabile), che cosa diamine ha impedito a Giovanni di fare questa legge prima? È implicato che voleva già da un po' liberarsi di certi personaggi, ed è implicato che gliene fotte una gran sega di quello che pensano dei suoi sistemi gli altri partiti. Quindi perché aspettare che Kalos rifiutasse l'annessione? O Kalos era tanto importante per lui che voleva prima fare un tentativo? E in quel caso, perché? E cosa vogliono dire tutti questi punti di domanda, Dream? COSA VOGLIONO DIRE??
 
(Applausi.) Fine della prima parte. Inizio della seconda parte.
 
Si passa ora al cuore del capitolo: il party. Essa funge se vogliamo da contraltare alla sua parente del Capitolo 5, e infatti ne recupera diverse tematiche affrontate. Dopo il breve intermezzo comico con protagonista Glauco Nicittini abbiamo una giusta ripresa dell'evento catalizzante del Capitolo 7, ovvero l'esperimento di Vera. Sono felice di vedere che hai dedicato uno spazio appropriato alle reazioni, e devo ammettere che sul momento l'avevo considerato un evento meno importante di quello che si è poi rivelato (a distanza di tre capitoli ancora ne parliamo). E poi arriva lui.
Breve intermezzo: ho letto il passaggio di Fisher a Pasqua, attendendo l'arrivo di mio nonno per il pranzo. Sono scoppiato a ridere e sono andato avanti per un minuto buono, ricevendo occhiate sospettose dalle mie sorelle. Questo per dire la figura che mi hai fatto fare. Intermezzo finito, questa parte del capitolo è la cosa più esilarante che tu abbia mai scritto. Ha tutto: la satira efficace (la caratterizzazione di Fisher è vicinissima al suo corrispettivo reale, e tuttavia sufficientemente dissimile da esso da non risultare una scopiazzatura con nome diverso), la pura ilarità (lo stile fittizio di scrittura, oltre a far morire dalle risate, è tristemente IDENTICO a quello del modello) e la reazione composta di Dream alla circostanza surreale che incornicia il tutto. L'highlight di tutta L&F, almeno per ora. “Paradosso” è la sublimazione del grottesco.
La ripresa di Vittoria proprio dal party precedente è un meraviglioso tocco di continuity piazzato da maestro. È ammirabile soprattutto come tu abbia preso un personaggio fondamentalmente nato come macchietta e l'abbia trasformato in uno realistico, uno in grado anche di suscitare pietà nel lettore per la sua condizione figlia della società in cui vive. Lo scambio
 
«Beh, bisogna averlo.
In ogni caso, sono entrata in questa piccola saletta, sembrava un po’ le riunioni degli alcolisti anonimi, e in un primo momento pensavo che fosse meglio esser un’alcolizzata che una gaia, ma poi... ma poi ho cominciato a parlare con loro, a sentire le loro storie.
Quanta sofferenza, quanto dramma, quanto buon gusto nel vestire e nel consigliare i migliori stilisti della stagione.
Mi ero completamente sbagliata su di loro. Avevo giudicato un universo senza neanche conoscerlo. Io non ho niente contro i gay e da oggi, posso finalmente dirlo: ho tanti amici gay».
«Eh già, chiunque vorrebbe degli amici gay...» terminò Dream, con una punta di ironia.
 
è esilarante nel modo che ha di cogliere certi atteggiamenti tipici degli omofobi che non accettano di esserlo. Il fatto che segua il bellissimo segmento in cui Vittoria guarda la sue mani invecchiate non fa che rendere il contrasto quasi poetico. Well done.
 
Abbiamo infine la sezione conclusiva, che è il culmine di dieci capitoli di politica serrata e worldbuilding minuzioso. E non sbagli un colpo: c'è la ripresa dell'intervista ad Alexei, difesa a spada tratta da Dream ora come allora; le punzecchiature agli inglesi che non fanno mai male; e soprattutto c'è lo splendido monologo del nostro protagonista, che esaurisce in qualche riga (beh, qualche decina) tutto ciò che abbiamo imparato di questo governo. Il pugno era l'unica reazione possibile da parte di pecore che, proprio come certi neofascisti odierni, vivono con le fette di salame sugli occhi scegliendo di ignorare tutte le azioni negative che i loro beniamini hanno compiuto. È un attacco feroce non solo al mondo fittizio in cui vive Dream, ma anche a quello drammaticamente reale in cui viviamo noi.
In questo senso il cliffhanger finale passa quasi in secondo piano; e non dovrebbe, perché si tratta (o almeno l'impressione è questa) di un punto di svolta della storia, il momento in cui si smette di giocare e si fa sul serio. Giro di boa, nulla sarà più come prima.
 
Porca miseria, questa recensione è praticamente un capitolo. Risulterà esagerato riportare il solito giro di osservazioni ed errori, ma per completezza devo farlo. Che Dio aiuti chi dovrà leggere questo malloppo. [Nota: per la nuova politica “non logoriamo Novecento” la presente sezione è stata soppressa. Avrei potuto cancellare questo segmento in toto, ma per qualche ragione mi ha fatto ridere. Pietà.]
 
Ah, ti sento dire, ma Death In Heaven ti è piaciuto? Prinosecsi. Che è un nuovo vocabolo da me coniato per dire che la prima volta che l'ho visto mi ha fatto schifo (prima volta no), e dalla seconda volta in poi mi è piaciuto (seconda volta ). E che suona stranamente come Primo Sexy. Non so chi sia Primo, e non so se sia uno scivolone freudiano.
 
P.S. C'era anche una canzone in tutto questo. Sono certo che era attinente al capitolo, ma lo sforzo di fare un'esegesi del testo è troppo e penso di aver già sforato di due o tre recensioni lo spazio a disposizione. Sarà per la prossima volta.

Recensore Junior
28/04/15, ore 19:05

Dopo due capitoli così focalizzati sul Dream del passato, e uno di transizione a precederli che era prettamente incentrato sulla politica, spostarci di nuovo sullo stato attuale del protagonista è rinfrescante. Ancor più rinfrescante è il fatto che, per la prima volta da diverso tempo, ci troviamo di fronte un flusso unico, mai spezzato da flashback o altre interruzioni (l'ottavo poteva qualificarsi come tale, ma aveva la scena del sogno a dividerlo in due; e sì, c'è una breve analessi sulla cattura di Mew, ma l'ho vista più come una parentesi). Come ho detto nella scorsa recensione è bello vedere che provi sempre nuove vie del racconto, ed è strano pensare che non siamo nemmeno entrati nella seconda metà di L&F nonostante sembri passato tanto tempo. Lo è, sono passati tre mesi, ma questo solo per il sottoscritto.
 
Riprendiamo dunque dove il settimo capitolo ci aveva lasciati: Dream, arrabbiato perché Vera l'ha sostanzialmente violentato, si ritira in meditazione. La prima parte della narrazione è fondamentalmente una ripresa di vari filoni aperti nelle puntate precedenti: ci ricordiamo che Dream è un giornalista (che ha più o meno la valenza di “Frank è un democratico”, visto il tempo che è trascorso dall'ultima volta che l'abbiamo visto all'opera :°) e continuiamo a seguire la politica della Repubblica.
Entra poi in scena Mew, che consente di vedere un lato che raramente scorgiamo del protagonista: il suo spirito di Allenatore. Chiamami eretico, ma per qualche riga ho anche rivisto l'atteggiamento di Ash, la sua spensieratezza nei confronti del suo hobby. Come sai non sono un fan del personaggio, ma paradossalmente questo suo cameo caratteriale in L&F dà più spessore a Dream [qualche giorno fa mi chiedevi se Dream fosse cliché; questa è la mia risposta]. Mew rammenta inoltre di un altro punto e un'interpretazione che non avevo considerato: Dream è noi. È il Giocatore, l'Allenatore esperto che per sua natura è superiore all'AI (ovvero tutti gli altri) e trionfa sempre, e guarda caso nella battaglia nel flashback di due capitoli fa era in grado di scegliere “casualmente” i Pokémon migliori per affrontare l'avversario (come se glielo dicesse il gioco????). Ed è più maturo della media, e si annoia perché conosce già i giochi e ORAS è un remake fiacco. I MIGHT BE ONTO SOMETHING. Anyway mi piace come concili l'equilibrio del mondo con la cattura di ogni leggendario, e in generale io apprezzo molto quando si cerca di accordare il gioco a un contesto realistico. LKNA lo fa poco, ma nelle mie prime storie (quelle del Ciclo del Conflitto Globale, eoni addietro) era una delle mie prerogative.
 
Dentro Mewtwo, e devo ammettere che un po’ ho tremato, perché Mewtwo è un Pokémon che si presta a troppi moralismi banali fomentati dal primo film Pokémon. Ma non avrei dovuto, perché come al solito usi elementi semplici del franchise (pur essendo Mewtwo il personaggio più complesso che abbia sfornato la saga, è pur sempre una saga per bambini) e li usi per comporre qualcosa di nuovo e difficile. Il discorso sul vuoto, la ribellione, l'analisi psicologica di Dream, tutto nasce da un uso inedito del clone, da una sua lettura che porta all'estremo i concetti del personaggio, a sua volta mutuati da Frankenstein della Shelley.
 
E infine c'è la realizzazione di un fatto che non avevo, stupidamente, mai preso in considerazione. Finora sono sempre proceduto nella convinzione che Dream avesse perso la voglia di allenare per via graduale e naturale. E invece ora, come evidenziato da Mewtwo, mi appare chiaro che la situazione è diversa: è (o potrebbe essere) stata colpa della morte di Umbreon. Non so dire se questo plot point mi soddisfi del tutto, perché visto che L&F si configurava come character drama avrei visto benissimo un deterioramento naturale del protagonista. Tuttavia ancora non sappiamo (okay, so) nulla della fine fatta da Umbreon, quindi darei giudizi sarebbe molto idiota da parte mia.
 
Alla prossima con il giro di boa.

Recensore Junior
27/04/15, ore 15:10

Una cosa che apprezzo molto di L&F è che ogni capitolo è una sfida nuova. Sarebbe molto facile adagiarsi sugli allori e rimanere sul medesimo stile, invece la storia continua a innovarsi come se stesse ricominciando ogni volta: il sesto con il focus politico, il settimo con i flashback contestualizzati e questo.
 
Ci ho messo un po', devo ammetterlo, a capire che il capitolo era una grossa analessi. La scelta di non corsivare l'intero testo ha incontrato in me pareri discordanti man mano che proseguivo: dapprima non ero molto d'accordo poiché confonde il lettore e interrompe la sospensione dell'incredulità, portandolo a soffermarsi sul mezzo anziché su ciò che esso racconta; in seconda battuta tuttavia ho riflettuto sul fatto che ciò tiene sveglio chi legge, lo costringe a non prendere per scontato lo stile che usi e quindi a non abituarsi come lettore tanto quanto non lo fai tu come scrittore. Non sono ancora giunto a una mia opinione definitiva sull'argomento, ma senz'altro è una decisione affascinante.
 
E non è l'unico modo in cui questo capitolo gioca con le aspettative del lettore: visto il cliffhanger del settimo uno attenderebbe che venisse spiegato cos'è successo a Umbreon, invece paradossalmente scopriamo come Dream l'ha incontrato. Su Auros devo fare un appunto: non ho mai giocato a Pokémon XD. Me tapino e via discorrendo, ciò non mi ha comunque precluso la possibilità di apprezzare la descrizione che ne hai dato. Pur non conoscendo i luoghi menzionati di nome mi sono fatto l'idea di un deserto, e in particolare nella mia testa l'ho associato al Deserto della Quiete a Unima (io e quella regione abbiamo un rapporto speciale). È comunque chiaro a questo punto che il tuo mondo dei Pokémon è un compendio di vent'anni di storia del franchise, e tutto ciò che è narrato nei giochi è successo in qualche momento (con Dream come protagonista).
 
L'incontro con l'Umbreon è malinconico e dolce, soprattutto perché mostra che dopotutto anche al burbero Dream importa qualcosa dei Pokémon. Gli indizi al passato difficile della volpe, con gli “esperimenti” condotti nel deserto, risultano ancora più duri da leggere perché abbiamo la certezza che è una storia destinata a finire male. Lo stesso deserto viene menzionato nel climax dello scorso capitolo in compagnia di “luci fosforescenti” (l'immagine che più mi ha suggestionato), quindi immagino ci sarà un ritorno in qualche momento.
[Update: sì, adesso so che le “luci fosforescenti” erano un disturbo della visione del sogno. Peccato, era una bella idea, molto aliena se vogliamo. Sono però perplesso su quel fosforescente, che è una caratteristica propria di ciò che brilla al buio.]
 
Ci sono punti negativi? Forse. Ad esempio non mi ha convinto il fatto che Dream dia alternativamente del tu e del lei a Birch, perché risulta parzialmente confusionario (specie nella frase “Ecco perché l'ho chiamata, per sperare che potessi darmi un briciolo di indicazione”). E il segmento nella M/N Libra, ancorché fruibile intrattenimento, risulta trascurabile nell'economia della storia. Ma tutto ciò non sottrae dal piacere della lettura, quindi so much per non essere perfetto, niente lo è.

Recensore Junior
11/04/15, ore 17:47

E rieccoci con le recensioni vacanziere! Praticamente ne ho fatta solo una da casa. Il che, considerando che tra Natale e Pasqua son passati tre mesi, non mi pone in una gran situazione. Ah, serva pigrizia, di dolore ostello!
 
Questo è un capitolo bizzarro. Nel senso che ha certi connotati del bottle episode, ovvero quel tipo di episodio che nelle serie TV viene usato quando i soldi scarseggiano. Di solito sono ambientati in uno spazio ristretto, prendono piede da una situazione a basso budget e sono prevalentemente improntati sul dialogo. In questo settimo capitolo troviamo le prime due condizioni, eppure non la terza. Lost & Found è una storia prettamente impostata sul dialogo, con praticamente nessuna scena d'azione, eppure proprio nella tipologia di episodio più caratteristico di questo stile la regola viene sovvertita e abbiamo la prima battaglia Pokémon descritta nel dettaglio. Ma ci torniamo dopo.
 
In una mossa al limite dello stupro mentale Vera decide di infiltrarsi nella mente di Dream, una mossa che dalle mie parti (che poi sarebbero anche le tue, visto che viviamo nella stessa provincia) sarebbe additata come invasione di privacy di massimo grado. Ci ho visto anche una certa malizia da parte di Vera, che sappiamo aver avuto una relazione con il ragazzo nel passato, e pur non sapendo se fosse intesa come tale mi è piaciuta. Rosso e Giuly però che facevano? Odiano tutti segretamente Dream al punto di voler godere nel violare le sue memorie? Forse l'unica volta in cui ho riscontrato reazioni stranianti nella tua storia è questa: è implicato che questa mind probe sia un esperimento, quindi non frequente come altre ingerenze delle abilità Pokémon nella vita reale (ad esempio usare un Typhlosion per accendere la sigaretta). Perché accettano tutti di buon grado?
Pronti via, il primo ricordo di Dream è un'altra ex, Lucinda (cinquantasette Ivan hanno appena tirato un pugno all'aria), seppur con coinvolgimento emotivo decisamente minore da parte sua. Con Vera siamo a due storie troncate, con molte più sottintese: mi sorprende che la prima memoria visualizzata non sia stata un rapporto sessuale. Il pragmatismo e, se vogliamo, l'egoismo di Dream emergono particolarmente in questo flashback, un altro bel insight nella natura del tuo personaggio. Ho molto apprezzato il contrasto tra il rapporto che ha con Lucinda e quello che ha con Vera (ira del finale di capitolo a parte), perché denota due tipi di relazioni molto diverse.
 
La seconda parte della retrospezione mi ha convinto meno. Intendiamoci, starei tutto il giorno a leggere Dream declamare l'Eneide, ma trovo che l'impatto della scena sia inferiore ad altre da te scritte. Non è brutta (non potrebbe esserlo, parliamo sempre di L&F), ma la definirei vagamente superflua: sappiamo già che Dream è forte, che è arrogante e via discorrendo. Per carità, io sono per lo show don't tell e lo sai bene, ma dal momento che l'avevi già detto questa scena arriva un po' in ritardo. Se l'avessi posizionata qualche capitolo prima (avrei detto il terzo o il quarto, non ricordo qual era quello con l'intervista, per mostrare il contrasto con Alexei) avrebbe avuto più effetto. Non aiuta molto il fatto che Enea non sia mai stato stabilito come pericolo: non è Alexei, non sappiamo nulla di lui. So che la scena vorrebbe convogliare l'impressione che Dream sia (fosse) fenomenale, ma in realtà fa solo apparire Enea come uno sprovveduto. Non uno dei tuoi migliori sforzi.
 
Comunque il capitolo si riprende alla grande chiudendo con un gran cliffhanger. La scena è descritta alla perfezione, terribilmente inquietante (ho un debole per questo tipo di follia medica, chissà a quando risale) e magistralmente orchestrata dal punto di vista del ritmo. I fugaci sguardi in quello che è stato il destino di Umbreon (il fatto che Dream abbia anche un Espeon introduce interessanti ipotesi su feticci volpini) completano l'opera, e chi mi conosce sa che io amo un mistero ben introdotto (e amo i finali in sospeso). Dico sempre che un cliffhanger ben scritto può salvare anche un capitolo mediocre, un'occorrenza che in alcuni casi sospetto abbia influito sull'apprezzamento generale di certi di LKNA. Qui il capitolo più che mediocre era leggermente sotto l'ottima media che hai tenuto finora, perciò il cliffhanger non fa che riportarlo al livello degli altri.
 
Una nota marginale: ho notato all'alba delle calende greche che una parte importante di L&F è costituita dai flashback, un'operazione sistematica che compi in quasi ogni capitolo. Mi ricorda molto il metodo usato da LOST per l'approfondimento dei suoi personaggi. Io adoro LOST. Tira le tue conclusioni.
 
Come al solito errori rilevati...

- "Portando lo sguardo alla destra si poteva osservare il profilo della M/N Marea completamente illuminata da grossi fari, con i due fumaioli, di color giallo, accesi". Non è un errore (ma Novecento, già al primo ne metti uno ambiguo!), ma si sarebbero potute risparmiare due virgole scrivendo "due fumaioli gialli accesi" (o "gialli fumaioli", se due aggettivi qualificativi vicini non ti piacciono). Dato che le virgole rompono il ritmo di lettura sarebbe consigliabile economizzare dove non rovina la frase.
- "Ogni tanto fermava a chiedersi". Fermare è transitivo (io fermo qualcosa), dovresti usare la forma fermarsi in questo caso.
- "[...] chiese Vera con un gioco delle mani che la facevano assomigliare più ad una maga del circo che ad una delle più importanti donne scienziato della nazione". Di nuovo, non un errore (siamo 2 a 1 per le ambiguità!), ma scienziata non ti piaceva?
- "«E chi ti ha detto che Staraptor fosse in campo? – Dream prese la prima sfera poké sulla sua cintura e la lanciò – Empoleon, Acquagetto” ". La frase si apre con «, ma si chiude con .
- "divertendosi nel vedere gli strati che si toccano senza immischiarsi". Immischiarsi temo non sia un sinonimo di mischiarsi, vuol dire solo intromettersi.
- Non li cito tutti, ma ci sono diversi doppi spazi che hai lasciato.

... e osservazioni spiritosissime da vero stand-up comedian...

- "«Chimecho, usa Avvolgibotta su Dream» disse con una freddezza inusuale". Che crudeltà mentale, usare Chimecho su ChimechoPP.
- "Gardevoir posò prima la zampa sinistra sulla spalla destra di Dream". Sì, è una zampa, hai vinto tu. Ma per me sarà sempre un braccio. Coraggio, Gardy, sei un'ottima approssimazione di essere umano.
- "Era una giornata afosa quella. [...] Il ragazzo si voltò indietro, notando che gli stava venendo incontro una ragazza con un cappello di lana bianco [...] poi un paio di stivali pelosi". Lana e stivali pelosi? In una giornata afosa? Capisco perché Dream ha lasciato Lucinda, le manca qualche rotella.
- "«Quindi per te era solo sesso? Non ci tenevi neanche un pochino a me?» sbottò la ragazzina, con le guance ormai rigate dalle lacrime". Me la sono segnata sul Kindle, non so perché. Credo di aver avuto al tempo una battuta divertente relativa alla storia che Ivan fece chiudere perché Lucinda aveva rapporti sessuali. Fai finta che io sia stato comico.
- "Bop, bop, bop [...]". Anche Dream non è immune a errori d'infanzia. Ben fatto, D., mai vergognarsi! Testa alta!
- "«Perché io sono il demone Pazuzu, principe delle tenebre. E tu stai disturbando il sogno del mio padrone»". Storytime! Da piccolo andavo in un hotel. Questo hotel aveva una sala giochi. Questa sala giochi aveva tre arcade. Uno era un gioco di calcio non meglio identificato, uno Magical Cat Adventure e il terzo un picchiaduro di nome Mutant Fighter. (I titoli li ho scoperti qualche mese fa, quando mi sono messo in testa di ritrovarli ed essendo impossibilitato a farmi 219,8 km per vederli sui cabinati, ammesso che siano ancora lì). In questo picchiaduro il penultimo boss era un personaggio di nome Pazuzu (http://i.ytimg.com/vi/5LJlOmWbkOg/hqdefault.jpg), ispirato all'omonimo demone babilonese. Io non ho mai visto L'esorcista (posto numero 223 nella Lista delle Vergogne di Novecento), quindi per me Pazuzu è quello lì. In sostanza, grazie per i ricordi d'infanzia pasquali.
- "La gente guarda quella serie che parla di quella famiglia con tanti figli da poter formare uno stato indipendente, con il padre che ha quel locale nei sobborghi di Fiordoropoli. Come si chiama? “Gli Allenatori”?". Si aprono le scommesse: che serie è la parodiata? Due dobloni su I Cesaroni. (Nota: io non guardo fiction. Non ho ragione per cogliere quel riferimento al locale dei sobborghi. Posto numero 867 nella Lista delle Vergogne.)
- "E’ un nome così femminile...". Riferimento top notch a Ashura_exarch. Possiamo dire shots fired?
- "E’ una figura affascinante quella di Didone, una donna forte che perde la testa per amore fino a suicidarsi. Io non credo più nell’amore... amore romantico, quello che ti fa dire “Ti amo”. No, credo sia qualcosa gestito dalle multinazionali per rendere meno carnale il fatto di dover far figli. Ma trovo affascinante il potere che questo “amore” abbia sulle persone. Tu no?". Dream, sei molto carino, ma starei cercando di combattere una battaglia Pokémon. Concentrati, for fuck's sake.
- "Contemporaneamente, Enea e Dream chiamarono in campo i loro pokémon. Il primo scelse Machamp, il secondo Staraptor". Eh, ma vaffanculo, Dream, non puoi avere tanto culo da mandare i super--
- "«Hey, non è un po’ troppo semplice che tu scegli un pokémon sempre superefficace contro il mio?»". ... oh. Touché.
- "«Nell’Inferno dantesco, i dannati sono imprigionati in alcuni gironi con pene uguali e contrarie a quelle che avevano compiuto su gli altri in vita. Diciamo che puoi pure darmi tutti i tuoi soldi» concluse Dream sorridendo". E parte Won't Get Fooled Again dei The Who, dentro con i titoli di testa!
- "Poi si videro delle luci fosforescenti, un deserto". Basta con le battute: questa è una grandissima immagine. Mi ha intrigato parecchio, e non mi pare sia stata approfondita nell'ottavo, quindi non è relativa all'origine ma alla fine di Umbreon. Così si costruisce la suspense, yupyup.
- "ma quando provò ad inserire la mano all’interno della bocca per tirare fuori la lingua, ecco che serrò la mascella". All'inizio del capitolo: "«Giuly, tu metteresti mai la mano in bocca ad uno Sharpedo che dorme?» chiese Rosso inclinando leggermente la testa e osservando l’amico". Un bellissimo e sottile foreshadowing.

E finisce qui. Non so se hai notato, ma ho citato praticamente mezzo capitolo.

Recensore Junior
26/03/15, ore 16:36

Cavolo, sono passati mesi. Chissà se mi ricordo come ci recensisce.

Dunque, il capitolo come ti ho già detto mi è piaciuto davvero tanto. Non è un mistero che ritenga la politica la parte migliore di L&F, quindi trovarla al centro della narrazione è una manna dal cielo. Non so perché il flashback ti preoccupasse, ma l'ho trovato stupendo. Procediamo però con ordine.

Un aspetto rilevante del capitolo è che è un flusso unico. L'ho apprezzato veramente solo una volta finito, ma il fatto che lo spettacolo della Lukio sfoci direttamente nella parata è un tocco da maestro. Ovviamente però è fondamentalmente un pretesto per assistere allo spiegamento di forze di Giovanni; proprio quest'ultimo, tra l'altro, è l'highlight di queste righe. Se prima era stato sempre immerso nell'ombra, un leader dai tratti sfumati, ora tramite il flashback sappiamo decisamente di più di lui. E la cosa mi piace: sarebbe stato fin troppo facile glissare sulla salita al potere, invece hai descritto con precisione come il regime dei Rocket si è affermato. Oltre agli ovvi parallelismi con il fascismo (che però, ricordiamo, ha fatto l'unico errore di allearsi con Hitler! Tipo, il Delitto Matteotti non è mai esistito!) noto che hai tratto ispirazione dalla strategia della tensione, un altro bel periodo buio del nostro Paese. Un giusto spazio viene riservato a come Giovanni giunge alla conclusione di adottare quella tecnica, e la sua ripresa è un triste specchio di ciò che si è veramente verificato in Italia.

Poco spazio viene riservato a chiunque altro nel capitolo, ma è giusto così: ora toccava a Giovanni. Da segnalare però il ritorno di Rosso, che conferisce un senso di continuità alla storia. (Beh, l'ultima apparizione era solo qualche capitolo fa, ma non leggo da mesi, quindi per me è tanto.)

Passiamo ora a una vecchia abitudine che mai abbandoneremo: le segnalazioni di errori! Ti sono mancato, eh?

- "Solo a battaglia conclusa ha deciso di rivelare alla ragazzina la ragione della sua presenza, mostrandole poi il certificato proveniente dalla Lega". Dovrebbe essere "aveva deciso" visto il tempo usato nel resto del racconto.
- "Dream dapprima pensò ad unaltro colpo di scena".
- "Quanto sei ingenua, ragazza. – disse togliendolo dalle labbra – Lo stile richiede sacrivi". Non so cosa sia un sacrivio. Sarebbe sacrificio?
- "cominciando a provare un profondo disagio e la sensazione che una forza invisibile, una mano, gli stesse un cappio al collo". Immagino manchi il gerundio retto da stesse.
"e la gente ne acquistava il prontamente il biglietto".
- "I soldi in realtà erano spariti per le clientele e per assumere, nella cosa pubblica gli amidi di amici che oliavano gli ingranaggi delle urne". Questo potrebbe essere un typo oppure il gioco di parole più sottile degli ultimi vent'anni (amido -> grasso -> unto -> olio). Nel dubbio segnalo.
- "Nel settembre del 2012, il responsabile economico dei tecnici del Parlamento venne a mancare per un infarto e ad Ottobre gli succedette tale David Teynes". I nomi dei mesi vanno minuscoli. On a slightly unrelated note, avevo letto David Tennant. Curse you, Doctor Who.

E passiamo alle solite osservazioni spiritose. Come facevi senza di me, chi lo sa.

- "“Anfiteatro Kirlia” chiamato così perché sorgeva dove una volta era presente un anfiteatro di epoca classica". Venti minuti per rendermi conto che il "chiamato così" si riferiva ad "anfiteatro" e non a "Kirlia". Mi stavo chiedendo perché Kirlia fosse classico.
- "Dream e Giuly si erano conosciuti, per caso, alle Rovine Floraberto di Settimisola l’anno seguente, nel 2004". Novecento chinò gli occhi nella vergogna: fare fronte al fatto che non aveva mai giocato FRLG e di conseguenza non aveva esperienza diretta del Settipelago era una delle più gravi onte di cui si fosse macchiato nella sua breve vita.
- "«Mmh, era quello con una maglietta con scritto “V’illumino d’immenso” sulla schiena?»". È una freddura stupida, ma sono comunque scoppiato a ridere. Possa tu bruciare all'inferno.
- "«Il Parlamento ha emanato una legge che impedisce di licenziare i dipendenti se questi si assentano per partecipare a questa manifestazione. Non posso far volare teste per quello che è accaduto prima...»". Ora, la mia cultura di storia contemporanea si è azzerata nel momento in cui mi hanno accettato a Fisica (è uno dei requisiti fondamentali), quindi non ricordo: per caso è ispirato a una qualche legge realmente promulgata nel Ventennio? Perché suona proprio come una cosa che Benito "A Testa In Giù" Mussolini avrebbe fatto.
- "«Ricorda, Giuly: “c'è un luogo e un momento per ogni cosa ma non ora”, diceva un caro professore". Sniff, quasi me n'ero scordato. R.I.P. sweet prince, so che terrai d'occhio la mia bici anche da lassù.
- "roba da prima metà del Novecento". E la mia prima metà qual è, il busto? Ah, ah, che ridere. Vado a seppellirmi.
- "Questa volta era diverso. I suoi occhi erano stanchi, le rughe ben evidenti". Mi ha ricordato la descrizione di Mr. Moon che ho dato nell'1x18. Siamo proprio sulla stessa lunghezza d'onda.
- "tutte le regioni della Repubblica erano in mano a Repubblica Nuova, tranne Hoenn". Ah, quei jamaicani troppo impegnati a farsi canne per andare a votare. Che poi, magari si facessero solo canne. Sentite, non voglio insinuare nulla, ma mi farei qualche domanda sul fatto che non ci sia neve da nessuna parte nella regione :^)
- "Dream mise mano al suo pokégear ed effettuò l’accesso a Twitter, il social network che gli permetteva di comunicare con messaggi di massimo centoquaranta caratteri". Che lapidario, potresti scrivere recensioni per Monument Valley. In other news, credo che la grafia corretta sia PokéGear. In other other news, ho contato i caratteri del tweet dopo ed erano meno di 140. Ben fatto, non te lo avrei mai perdonato in caso contrario ;)
- "E’ così che muore la libertà: sotto scroscianti applausi". Lo aspettavo, lo ammetto.

Concluderei su una high note, ma sto dormendo sulla scrivanzzzzzz Non l'ho nemmeno riletzzzzz

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