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NEL PAESE DEI GHIACCI
di bayleaf

Questa storia ha ottenuto 3 recensioni.
Positive : 3
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Recensore Master
07/09/11, ore 13:25

sì, molto fantasiona, non c'è che dire ^^



-Uffa! Come al solito ci siamo persi!-, sospirò Misty, sedendosi a terra esausta. Stavano camminando in quella foresta ormai da giorni, senza riuscire a trovarne l’uscita. Ormai era la terza volta che passavano davanti a quell’albero, lo sapeva perché, quando ci erano passati per la seconda volta, aveva legato un fazzoletto bianco intorno ad uno dei rami, ed ora quello stesso fazzoletto sventolava allegro e beffardo davanti ai loro occhi.

-Non capisco! Ero sicuro che da quella parte avremmo trovato l’uscita!-, si lamentò Ash, appoggiando lo zaino a terra e sedendosi anche lui.

-La verità è che non hai il minimo senso dell’orientamento!-, rimbeccò Misty.

Ash divenne rosso per la rabbia. –Ma come ti permetti?-

-Ho solo detto la verità!-, affermò serafica la ragazza, senza scomporsi.

Brock, che stava ancora consultando la cartina, sospirò, ormai rassegnato a sorbirsi l’ennesimo battibecco tra i due. Se non litigavano almeno dieci volte al giorno, Ash e Misty non erano soddisfatti…Poi, notò sulla cartina qualcosa di interessante.

-Ragazzi, scusate se vi interrompo ma…qui vicino dovrebbe esserci una città!-, annunciò, interrompendo i due litiganti.

Ash e Misty rimasero immediatamente in silenzio, e rivolsero all’amico tutta la loro attenzione.

-Davvero?-, domandò Ash, stupito e sollevato allo stesso tempo. Era veramente esausto, aveva una fame da lupi e le loro provviste erano ormai agli sgoccioli, e come se non bastasse stava cominciando a fare buio e freddo. L’idea di trascorrere un’altra notte all’addiaccio non lo entusiasmava di certo, e trovare una città con annesso centro medico in cui riposarsi sarebbe stato assolutamente fantastico. Dovette riconoscere, tra l’altro, che il freddo che cominciava a sentirsi in quella zona non era del tutto normale. Dopotutto, erano ormai nel mese di marzo, vicini alla primavera, e quindi il clima avrebbe dovuto essere decisamente più mite…senza contare che, nella parte di foresta che avevano percorso i giorni prima, non faceva così tanto freddo…

-Sì, guarda-, rispose Brock, mostrando all’amico un puntino sulla cartina che aveva in mano.

-Frozen Town-, lesse Ash. –Già, non dovrebbe essere molto distante-

-Ma la ritroveremo?!-, fece Misty dubbiosa. Era stanca morta, e non sarebbe riuscita a camminare a lungo. I piedi le dolevano da impazzire, e il suo stomaco cominciava a brontolare con insistenza.

-Ma certo!-, disse Brock fiducioso. –Se c’è una città, ci sarà sicuramente un centro medico…e se c’è un centro medico, ci sarà sicuramente un’infermiera Joy! E il mio istinto è infallibile quando si tratta di trovare belle ragazze!-. La sua faccia assunse la consueta espressione da maniaco, ed il ragazzo si avviò per il sentiero saltellando con un sorriso ebete sul volto. –Sto arrivando, mia bella infermiera Joy!-

Misty e Ash sospirarono, prima di avviarsi a loro volta dietro l’amico…certo che Brock era veramente incorreggibile…

Più si avvicinavano al luogo in cui, secondo la cartina, si trovava Frozen Town, e più il clima diventava rigido…ora praticamente si gelava, ed Ash era sicuro che, se avesse avuto un termometro a portata di mano, sicuramente avrebbe segnato almeno un paio di gradi sotto lo zero.

La neve non tardò a comparire. Il paesaggio della foresta era radicalmente mutato rispetto a prima. Ora era tutto bianco e spettrale. Un soffice manto candido ricopriva il sentiero, gli alberi e i cespugli, un vento glaciale sibilava intorno a loro e tutto era silenzioso e ovattato.

Ash si sentì rabbrividire. Quel freddo aveva qualcosa di strano…qualcosa di innaturale.

-Non vi sembra strano che ci sia così tanta neve in questo periodo dell’anno?-, domandò ai suoi amici, dopo aver tirato fuori dallo zaino il giaccone più pesante che aveva con sé, ed averlo indossato nella speranza di patire un po’ meno il freddo.

Misty annuì, facendosi piccola piccola nella sua giacca a vento per cercare di scaldarsi. Il gelo le era penetrato fin dentro le ossa. Quanto avrebbe desiderato un camino e una tazza di cioccolata calda! No, non doveva pensare a queste cose, o avrebbe sentito ancora più freddo.

-Già…è freddissimo-, mormorò rabbrividendo.

Anche Brock stava battendo i denti per il gran freddo, mentre si guardava intorno incuriosito. Sembrava di trovarsi in un altro mondo, non nella stessa foresta nella quale si erano inoltrati non più di un paio di giorni prima. E più proseguivano, più tutto era bianco e innevato. Non c’era più solamente neve, oramai. C’era addirittura ghiaccio. Il sentiero era una lastra di ghiaccio, e i tre ragazzi dovettero rallentare l’andatura per evitare di scivolare. Pikachu, infastidito dalla sensazione di gelo sotto le zampe, si arrampicò sulla spalla di Ash, tremando per il freddo. Il ragazzo sollevò un po’ il bavero della sua giacca e il pokemon vi si nascose dentro, sorridendo felice e ringraziandolo con un allegro pika-pika.

Ghiaccio sugli alberi. Ghiaccio sui cespugli. Tutta la zona sembrava imprigionata sotto una spessa ed impenetrabile coltre di neve e gelo. Era come se in quel luogo fosse ancora inverno inoltrato. La sensazione di Ash si acuì ancora di più. C’era qualcosa di innaturale in quel luogo.



Dopo qualche altro minuto di cammino, videro dei tetti innevati comparire all’orizzonte, con sopra dei comignoli fumanti. I tre amici sospirarono di sollievo. Finalmente erano arrivati alla città che stavano cercando. Già pregustavano un caldo riparo e una tazza di cioccolata fumante: proprio quello che ci voleva per ritemprarsi dopo tutto quel freddo!

Un cartello seminascosto sotto la neve riportava la scritta “Frozen Town”.

-E’ la città che stavamo cercando-, disse Misty.

-Infermiera Joy, arrivo!-, esclamò Brock, recuperando immediatamente la sua naturale verve e cominciando a correre a perdifiato verso il gruppetto di case, incurante della strada ghiacciata.

-Attento Brock o rischi di…-, Ash non fece in tempo a terminare la frase che udirono un grido seguito da un tonfo, e videro Brock rotolare in stile valanga, trascinando con sé un’enorme quantità di neve, per poi atterrare in uno spiazzo con le gambe all’aria.

Facendo bene attenzione a non scivolare anche loro, Ash e Misty raggiunsero l’amico, incerti se ridere o preoccuparsi.

Brock si rialzò lentamente, con una smorfia di dolore impressa sul viso, massaggiandosi delicatamente il sedere dolorante.

-Ahi ahi che botta!-, si lamentò.

Era così buffo in quel momento che Ash e Misty non riuscirono più a trattenersi, e scoppiarono in una fragorosa e sonora risata.

-Ehi! Che diamine avete da ridere? Ho rischiato di rompermi l’osso del collo!-, disse Brock offeso, mettendo su il broncio.

-Scusami Brock…scusa davvero….ma…non riesco a smettere di ridere! La caduta…è stata troppo buffa!-, gemette Ash, rischiando di soffocarsi per il gran ridere.

-E’ vero Brock…sembravi…una valanga!-, aggiunse Misty, che aveva la faccia tutta rossa e le lacrime agli occhi.

-Che razza di amici!-, borbottò Brock, rialzandosi in piedi e scrollandosi la neve di dosso.

-Scusaci…comunque l’importante è che sei tutto intero!-, disse Ash, cercando di ritornare serio.

-Sì, sono tutto intero-, fece l’amico scontroso, riprendendo a camminare con estrema cautela. Stava per scivolare di nuovo, ma stavolta riuscì a mantenere l’equilibrio.

“Cavolo…è davvero difficile camminare su questa strada ghiacciata”, pensò infastidito.

-Tutto bene? Ho visto che sei caduto-, gli domandò una voce femminile sconosciuta alle sue spalle.

Brock, colto di sorpresa, sobbalzò. Poi un enorme sorriso si allargò sul suo volto.

“Sicuramente qualche bella ragazza di questa città mi ha notato…Brock, vecchio dongiovanni, neanche sei arrivato e già hai fatto colpo!”, pensò gongolante, voltandosi per ammirare la sua presunta conquista.

Quasi cadde a terra svenuto quando vide che davanti a lui…c’era una simpatica vecchietta in giacca a vento e scialle di lana, che lo osservava preoccupata attraverso le lenti spesse degli occhiali.

Il ragazzo fece un’espressione delusissima, che suscitò in Ash e Misty un nuovo attacco di ridarella.

-Sì, grazie, signora…tutto a posto-, rispose, tenendo il capo chino.

-Signora ci scusi…lei vive qui?-, domandò Ash, avvicinandosi all’amico e alla vecchia signora.

La donna annuì.

-E questa cittadina è Frozen Town, giusto?-, domandò Misty.

La vecchietta annuì di nuovo, squadrandoli sospettosa. –Cosa ci fate da queste parti?-, chiese.

-Ecco…ci siamo persi nella foresta e stavamo cercando riparo…tra l’altro qui fa un freddo cane-, spiegò Ash.

La signora sospirò, e il suo sguardo divenne improvvisamente triste. –Già…qui neve e ghiaccio regnano sovrane-, disse con voce carica di amarezza.

I tre ragazzi si guardarono l’un l’altro con aria interrogativa.

-Certo che qui l’inverno dura molto a lungo…siamo già a marzo,e tutto è ancora coperto di neve-, disse Misty, mentre ai suoi piedi il piccolo Togepi giocava ad ammucchiare una palla di neve.

La vecchietta sospirò di nuovo. –Non è l’inverno…se anche foste capitati qui in agosto, avreste trovato la stessa situazione…-, sussurrò.

I tre amici rimasero allibiti.

-Cosa vuole dire? Che significa?-, domandò Brock, che non capiva che significato aveva la frase della donna.

-Che Frozen Town è coperta da neve e gelo tutto l’anno-, rispose quest’ultima.

-Ma è impossibile!-, esclamarono tutti quanti all’unisono.

-Magari fosse impossibile…-

-Ma…ma come si spiega un fatto del genere? E’ contro ogni legge di natura!-, obiettò Ash.

-Non è la natura a far succedere tutto questo. E non è sempre stato così. E’ colpa della maledizione-, rispose la vecchietta.

-La maledizione?!-, esclamarono i ragazzi stupiti.

La vecchia annuì. –Sì, la maledizione-

-Vuol dire che sulla città incombe una maledizione?-, domandò Misty ansiosamente.

-Esatto…da ormai più di vent’anni-, rispose tristemente la donna. Squadrò di nuovo i tre giovani. –Ma vedo che voi siete allenatori di pokemon..-

Ash annuì con decisione. –Sì. Io mi chiamo Ash Ketchum, e il mio sogno è quello di diventare un grande maestro di pokemon-, rispose.

-I pokemon…tutto questo è iniziato da un pokemon-, disse la vecchia, guardando verso un punto imprecisato all’orizzonte.

-La prego, signora…ci racconti la storia della maledizione!-, implorarono i tre ragazzi, divorati dalla curiosità, soprattutto ora che sapevano che la storia c’entrava con i pokemon.

La vecchia annuì. –Venite a casa mia. Lì vi racconterò tutto-



Ash, Misty e Brock seguirono la vecchietta fino alla sua casa, che si affacciava proprio sulla piazza del paese. Appena entrarono, la donna accese un caldo fuocherello nel camino, offrì ai tre ragazzi la fumante cioccolata calda che tanto desideravano e poi si sedette in poltrona con un plaid sulle gambe, pronta per raccontare tutta la storia.

-Dovete sapere che un tempo questa zona…era resa disagiata da un gran numero di calamità naturali. Piogge, nevicate intense, glaciazioni, tifoni…ogni tanto succedeva qualcosa. Ma Frozen Town…rimaneva sempre immune a queste catastrofi. All’inizio era un villaggio minuscolo, con poche decine di abitanti. Poi, quando si venne a sapere che le calamità naturali non lo toccavano mai, moltissime persone vi si trasferirono dai villaggi vicini, e divenne sempre più grande e prosperoso. Se qui non succedeva nulla…era grazie ad Articuno-

-Articuno?! Il leggendario pokemon uccello?-, esclamò Ash meravigliato.

La vecchia annuì. –Articuno viveva sulle montagne che circondano questa zona, e vegliava su Frozen Town proteggendola da ogni male. Quando si apprestava a succedere una catastrofe, con i suoi poteri avvolgeva la città in una calotta protettiva, ed essa veniva risparmiata dalla furia degli elementi. Ma un giorno…arrivò in città un cacciatore-

-Un cacciatore?- , domandò Misty.

-Un cacciatore di pokemon…ovvero un individuo spregevole che detestava i pokemon, e voleva farli scomparire dalla faccia della terra. Appena arrivò in città, si recò al centro medico e fece una strage dei pokemon che erano ricoverati lì…fu il crimine più empio che fosse mai stato commesso, dal giorno in cui Frozen town era stata fondata. Fu arrestato, e rinchiuso nella prigione cittadina…ma, non so come, riuscì a scappare. Fuggì in direzione delle montagne…lì incontrò Articuno…e lo uccise-. La vecchia tacque, mentre l’eco delle sue parole si diffondeva in tutta la stanza, turbando profondamente i cuori dei tre ragazzi.

-Ma…come fece ad ucciderlo? Articuno ha dei poteri immensi…-, chiese Brock stupito.

-Non lo so…ma qualche giorno dopo…degli scalatori trovarono il cadavere di Articuno orribilmente martoriato su un versante della montagna…quel giorno…cominciò a nevicare furiosamente…fu una vera e propria bufera, e molte persone morirono…da allora non ha più smesso, neanche per un solo giorno-

-E voi pensate che…sia a causa di Articuno?-, domandò Ash.

La donna annuì. –E’ la maledizione di Articuno…il suo fantasma è ancora sulle montagne e si sta vendicando…vuole farla pagare alla città per la sua morte…-, disse in tono spettrale.

-Ma perché? Non è stato un abitante del villaggio ad ucciderlo-

-Se il cacciatore non fosse mai stato ospitato qui…non avrebbe mai raggiunto le montagne, e non avrebbe mai ucciso Articuno. Forse il suo spettro pensa che il cacciatore si trovi ancora qui…Tutto questo non avrà fine finchè il fantasma di Articuno non troverà pace…o finchè il villaggio non sarà definitivamente sepolto dai ghiacci-



Dopo aver ringraziato e salutato la vecchina, Ash, Misty e Brock uscirono dalla casa, ancora scossi per il racconto che avevano udito.

-Credete che sia vero? Sì, insomma, la storia di Articuno e della maledizione…-, domandò Misty.

Brock sospirò. –Non lo so…potrebbe essere solo una vecchietta un po’ visionaria-, disse, non del tutto convinto lui stesso della sua affermazione.

-Sentite, che ne dite di andare al centro medico? Probabilmente l’infermiera Joy saprà qualcosa di questa storia… Insomma, io sono curioso di saperne di più!-, suggerì Ash, che era stato notevolmente impressionato dal racconto della vecchietta.

-Sono d’accordo-, disse Misty.

Brock naturalmente non se lo fece ripetere due volte, e il gruppo si avviò verso il centro medico di Frozen Town.

Ash stava per aprire la porta, quando si scontrò con una persona che stava uscendo proprio in quel momento. Caddero entrambi a terra con un tonfo.

-Ehi, guarda dove metti i piedi!-, brontolò il ragazzo, massaggiandosi la schiena.

-Tu piuttosto!-, rispose una frizzante voce femminile.

Ash alzò lo sguardo, e si ritrovò di fronte una ragazza. Doveva avere circa quattordici o quindici anni, non era molto alta ma aveva un fisico snello e aggraziato. Una lunga cascata di capelli neri le arrivava fino a metà schiena, circondando un viso ovale e grazioso, con gli zigomi spruzzati di lentiggini e vivaci occhi azzurri.

Brock le fu subito accanto e le tese una mano per aiutarla a rialzarsi, ma la ragazza la rifiutò. Si tirò su da sola e si pulì i pantaloni con le mani guantate.

-Ash, la signorina ha ragione…chiedile scusa!-, disse Brock, sorridendo ebete. “Che bella ragazza…”

-E perché dovrei?-, ribatté Ash, sollevandosi a sua volta.

-Ti prego di perdonare il mio amico…io mi chiamo Brock, e sono un allevatore di pokemon-, disse Brock ignorandolo e tendendo la mano alla morettina.

-Pokemon?-, domandò la ragazza con una nota di stupore nella voce.

-Non sai cosa siano i Pokemon?-, chiese ironicamente Ash.

La ragazza gli rivolse un’occhiataccia. –Certo che lo so. Io mi chiamo Patricia…e per tua informazione, sono un’allenatrice di Pokemon-





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Recensore Master
07/09/11, ore 13:24
Cap. 2:

Questa fic l'ho letta talmente tanto tempo fa che non me la ricordavo più, è strano che mi ci sia rimbattuta!



Dopo aver saputo che anche lei era un’allenatrice di Pokemon, Ash squadrò Patricia con maggiore attenzione. Nulla in lei lo avrebbe lasciato supporre…il ragazzo notò infatti che Patricia non portava addosso alcuna sfera pokè.

-Davvero? E dimmi….che genere di Pokemon alleni?-, domandò invece Brock, ben felice di avere un argomento per intavolare una conversazione con quella bella ragazza.

Patricia fece un sorriso appena accennato. –Soprattutto acqua e ghiaccio-, rispose in tono secco.

-Anch’io alleno Pokemon d’acqua!-, esclamò Misty, ma la ragazza non mostrò la benché minima reazione.

Ash continuava ad osservarla attentamente. Doveva essere d’accordo con Brock, era molto carina…aveva un viso bellissimo, e i suoi grandi occhi azzurri erano intensi ed espressivi. Ma il carattere non sembrava proprio all’altezza dell’aspetto fisico, anzi…dava l’impressione di essere piuttosto antipatica ed altezzosa.

-Sono contento di incontrare un’allenatrice di Pokemon anche qui-, disse, cercando un modo per fare amicizia con la ragazza. Chissà, magari avrebbe potuto fare un bell’incontro di Pokemon…ne aveva proprio voglia. E poi, essendo un’allenatrice…forse Patricia sapeva qualcosa sulla leggenda di Articuno di cui aveva parlato la vecchietta.

Patricia fece spallucce. –Non vedo cosa ci sia da essere contenti-, disse freddamente.

“Certo che è davvero scorbutica!”, pensò Ash infastidito. Stava per risponderle a tono, ma un’occhiata supplichevole di Brock lo fece desistere dal suo proposito.

-Beh…di solito tra allenatori si viene sempre a creare un rapporto di solidarietà ed amicizia-, insistette Ash, mentre Pikachu approvava con vigorosi cenni del capo.

-Solidarietà e amicizia…-, ripeté lentamente la giovane, poi fece una risatina ironica. –Sciocchezze!-

-Ma come sciocchezze?-, si inalberò immediatamente Ash.

-Quando si allenano Pokemon…si può contare solamente su se stessi-, disse Patricia in tono freddo, al limite del glaciale.

-Ma non è vero! Si incontrano tante persone che condividono la tua stessa passione…e poi i tuoi Pokemon sono sempre al tuo fianco, sono i tuoi migliori amici!-, insistette ancora Ash.

Lo sguardo di Patricia si rabbuiò. I suoi occhi fissarono un punto lontano e indefinito, verso la montagna, e sembravano come spenti. –Un tempo…anch’io la pensavo così…ma ora…non sono più sicura che i Pokemon siano degli amici…-, sussurrò, con voce improvvisamente diversa…ora non era più fredda ma distante…distante e triste.

I tre amici la guardarono, senza capire il motivo del suo repentino cambiamento d’umore.

-Ti sbagli…i Pokemon sono amici-, ripeté caparbiamente Ash.

Patricia fece una smorfia, e si allontanò senza nemmeno salutarli.

Brock, Misty e Ash la guardarono allontanarsi meravigliati.

-Accidenti…è carina, ma ha un caratteraccio…-, fece Brock in tono deluso.

-Già…è un’antipatica!-, approvò Misty, stringendo più forte a sé il piccolo Togepi.

-Chissà chi è…-, sussurrò Ash, prima di aprire la porta e fare il suo ingresso al Centro medico.



-E’ una sorpresa…non capita spesso di avere dei visitatori qui a Frozen Town-, disse l’infermiera Joy dopo averli fatti accomodare e dopo aver visitato i loro Pokemon, accertandosi che erano tutti quanti in perfetta salute.

-Vede, infermiera Joy…ci siamo persi nella foresta e ci siamo ritrovati qui quasi per caso-, spiegò Ash, mentre Brock cercava in tutti i modi di allontanare Chansey per potersi sedere accanto alla bella Joy.

-Capisco…avete intenzione di fermarvi a lungo?-, domandò la ragazza.

I tre amici si guardarono, poi scossero il capo.

-No…a meno che non ci sia una palestra-, disse Ash, affacciandosi alla finestra. Scrutò attentamente il paesaggio, e lanciò un urlo di gioia quando vide un grosso edificio dal tetto a cupola con un’insegna un po’ vecchiotta e sbilenca che non lasciava dubbi…

-Una palestra di pokemon!-, esclamò, felice e meravigliato.

-Frena il tuo entusiasmo Ash…la palestra purtroppo è chiusa da almeno cinque anni…-, disse Joy, assumendo un’espressione profondamente rattristata.

Ash si voltò verso di lei deluso. –Oh no!-

-E come mai la palestra è chiusa?-, domandò Misty.

-Ecco vedete…-, fece Joy, alzandosi in piedi per versare un po’ di the ai tre ospiti.

-C’entra qualcosa con la leggenda di Articuno?-, domandò Brock.

-Come fate voi a sapere della leggenda?-, chiese incuriosita l’infermiera.

-Ce ne ha parlato una vecchietta…eravamo qui proprio per chiedere se era una storia vera o se…beh, se la vecchietta se l’era inventata-, spiegò Misty.

Joy sospirò, e versò lentamente il the nelle tazze. Poi si sedette nuovamente sul divano, e dopo aver sorseggiato un po’ della sua bevanda, mentre i tre amici aspettavano col fiato sospeso, finalmente parlò.

-Ecco…non so quanto esattamente ci sia di vero nella leggenda che si tramanda da tempo in questa città…ma so per certo che è stato veramente trovato il cadavere di Articuno orribilmente martoriato. Furono degli scalatori a trovarlo…tra loro c’era anche William, che allora era il capopalestra di Frozen Town. Lo raccontava sempre. Disse che era stata la cosa più orrenda che avesse mai visto in tutta la sua vita…le mutilazioni che il cacciatore aveva inferto al povero Articuno erano davvero tremende…e nessuno è mai riuscito a capire come abbia potuto, visto che Articuno è un pokemon leggendario, dai poteri immensi. Quel giorno, una terribile bufera cominciò a imperversare sul paese, molte persone persero la vita a causa della neve e delle valanghe-, il volto dell’infermiera Joy si rabbuiò, e la ragazza si passò una mano sugli occhi.

-Sì, questo ce l’ ha già raccontato la vecchietta…quello che vorremmo sapere è cosa ha a che fare questa leggenda con la chiusura della palestra!-, esclamò Ash impaziente.

-Da quel giorno, continuò a nevicare ininterrottamente. Per un mese, la cittadina fu flagellata dalla bufera, poi cessò, ma la neve non smise mai di cadere. Anche William morì a causa della bufera…era partito con un gruppo di scalatori per salvare una famiglia che viveva in una baita appena fuori dal paese. Fu ritrovato un paio di giorni dopo la partenza, assiderato-, proseguì Joy.

-Oh no! E’ terribile!-, esclamò Misty sgomenta.

-E’ dalla sua morte che la palestra è chiusa?-, domandò Brock.

Joy scosse il capo. –No…vedete, William aveva due figli, ed entrambi erano allenatori di pokemon. Dopo la morte del padre, il figlio maggiore, Adam, decise di proseguire il lavoro che lui aveva intrapreso, e divenne lui il capopalestra. Era molto bravo, sapete? E adorava i pokemon…erano tutta la sua vita-

-E adesso che fine ha fatto?-, chiese Ash.

La ragazza tacque. Poi, con gli occhi lucidi di lacrime, disse: -E’ morto-

Per un attimo, nella stanza regnò solo il silenzio. Poi, Joy riprese il suo racconto con voce mesta.

-Un giorno, arrivarono tre viandanti. Due uomini e una donna, avvolti in fitti mantelli neri. Dopo quello che era successo, con l’arrivo del cacciatore, gli abitanti del paese erano molto diffidenti verso i forestieri…tanto che volevano cacciarli, appena misero piede nella locanda. Ma costoro dissero di avere qualcosa di molto interessante da raccontare. Dissero di aver visto lo spettro di Articuno sulle montagne che costeggiano Frozen Town-

-Il fantasma di Articuno?!-, esclamarono i tre ragazzi all’unisono.

Joy annuì. –All’inizio nessuno li credette…poi arrivò Adam. Da sempre, il suo più grande desiderio era liberare il paese dalla maledizione dei ghiacci…credo che questo fosse dovuto soprattutto alla morte di suo padre, che Adam adorava. Quella del fantasma di Articuno divenne una vera e propria ossessione per lui…era convinto che se fosse riuscito a trovarlo e sconfiggerlo, il paese sarebbe stato libero, e la gente avrebbe potuto tornare a vivere normalmente. Ne era così convinto che organizzò una squadra di ricerche, con lo scopo di trovare il fantasma di Articuno. Sua sorella cercò di convincerlo in tutti i modi a non partire…ma non vi riuscì-.

-Adam aveva una sorella?-, chiese Misty.

L’infermiera Joy annuì. –Sì…si chiama Patricia-

-Patricia?-, esclamò Ash, -ma non è la ragazza che abbiamo incontrato qua fuori?-

-E’ per caso una ragazza molto carina, con i capelli neri, gli occhi azzurri e le lentiggini?-, domandò Brock.

La giovane annuì. –Sì, è proprio lei. Era la sorella del capopalestra-

-Ora capisco perché ha detto quelle cose…-, commentò Ash a mezza voce.

-Quali cose?-

-Che nell’allenare i pokemon si può contare solo su se stessi…e di non essere più convinta che i pokemon siano amici-, spiegò il ragazzo.

Joy tirò un profondo sospiro, e si alzò in piedi, avvicinandosi alla finestra e appoggiando la testa contro il vetro. Fuori, aveva ripreso a nevicare.

-Un tempo Patricia non era così…ma prima suo padre, poi suo fratello…Patricia adorava Adam, e sapeva che era una follia inoltrarsi sulle montagne alla ricerca dello spettro di Articuno. Cercò di dissuaderlo in tutti i modi, ma Adam…Adam pareva quasi ossessionato dall’idea di trovarlo. Era diventato un chiodo fisso per lui. Chiuse la palestra, e rifiutò di sostenere incontri. Tutto il suo tempo era dedicato all’organizzazione delle ricerche. E alla fine partì, insieme a due amici allenatori. La sorella cercò fino all’ultimo di convincerlo che stava facendo una pazzia…ma inutilmente-

-E poi…cos’è successo ad Adam?-, mormorò Misty.

-Questo nessuno lo sa. Non ha più fatto ritorno. Patricia ha continuato a sperare a lungo che tornasse…trascorreva le sue giornate alle porte del paese, proprio sotto la montagna, anche quando nevicava fittamente…Tornava a casa solo quando era notte fonda, fradicia e sempre più disperata, e la mattina all’alba era di nuovo lì…ma passato un anno, si è rassegnata. Suo fratello non avrebbe più fatto ritorno. Aveva trovato la morte sulle montagne, tra i ghiacci, proprio come suo padre…Ormai sono passati tre anni-, disse Joy, e la sua voce si incrinò.

-Poverina…-, disse Misty contrita.

-Da allora, Patricia ha sempre rifiutato di sostenere incontri di pokemon. Quando erano passati ormai due anni dalla morte di Adam, alcuni allenatori del paese le proposero di riaprire la palestra e di assumere lei il ruolo che era stato di suo padre e di suo fratello, ma lei si rifiutò. Non ne vuole più sapere di combattimenti e di palestre. Il suo cuore purtroppo, è avvolto dagli stessi ghiacci che circondano questo paese-



Ash, Misty e Brock uscirono dal centro medico ancora sconvolti da quanto l’infermiera Joy aveva raccontato loro. La storia di Patricia e di suo fratello li aveva colpiti profondamente. Ora capivano perché la ragazza si era comportata in quel modo. Non era affatto antipatica e scorbutica, era solamente una persona che aveva sofferto moltissimo, e che stava ancora soffrendo.

-Povera Patricia…-, disse Misty, -prima il padre, poi il fratello…dev’essere stata durissima per lei-

-Sì, ma…non è colpa dei pokemon. E’ questo che dovrebbe capire-, obiettò Ash.

-Ash ha ragione-, convenne Brock, -rifiutando di sostenere incontri, non riporterà indietro Adam. Dovrebbe reagire, invece, e portare avanti l’opera di suo fratello. Sono sicuro che Adam vorrebbe così-

-Quello che dici è giusto ma…non sarebbe certo facile per lei lottare con i pokemon nella palestra di suo fratello, dopo quello che è successo-, disse Misty.

-E’ vero, ma avere un nuovo scopo da realizzare l’aiuterebbe a superare il suo dolore, e a ricominciare a vivere!-, esclamò Ash.

Rimasero in silenzio per un istante, poi Ash, con espressione risoluta, si avviò deciso verso la palestra.

-Dove stai andando Ash?-, domandò Brock, senza capire che intenzioni avesse l’amico.

-Alla palestra, a parlare con Patricia!-, disse risoluto.

-Cosa?!-, esclamarono insieme Misty e Brock.

-La sfiderò a un incontro di Pokemon!-

Recensore Veterano
17/06/10, ore 13:29

che dire di questa storia originale simpatica ma scritta male ci sono vari punti da controllare e da correggere e alcuni punti da toglere del tutto ma tutto sommato questa fan fiction e scritta discretamente bene e deve essere continuata per forza ache se credo che questa fic sia dimenticata da tempo spero che questo commenti ti sproni a continuare