[Recensione premio per il contest "The Witcher"]
Interessante racconto. Forse narrato, a volte, in modo un po' confusionario (ma devo anche tener conto del fatto che questa non è una storia recentissima, e facendo il confronto con i tuoi ultimi lavori mi sembra che tu sia migliorata tantissimo!), ma molto, molto interessante. Hai scritto una storia che tiene alta l'attenzione del lettore dall'inizio alla fine, soprattutto verso la fine.
Dapprima ho storto un po' il naso per gli occasionali interventi del narratore (non amo molto questo espediente), ma poi, sulle battute finali, mi sono del tutto ricreduta. L'intervento finale del narratore, che “strizza l'occhio” a chi sta dall'altra parte del foglio, inserisce questa storia in un contesto più ampio. È come se avessimo appena ascoltato il racconto di un bardo (l'atteggiamento del narratore, ammiccante, fintamente modesto, stuzzicante e allusivo fa proprio venire in mente tutti i canoni legati a questa figura), forse quello stesso bardo che strimpella pigramente, relegato in un angolo della stanza e della vicenda. Inoltre questo espediente giustifica anche (in una qualche misura) la carenza di contesto. Peccato che, giustificata o no, questa carenza danneggi a volte un po' troppo la godibilità della storia. Ma forse sono io ad essere una fanatica della contestualizzazione, e capisco d'altra parte che questo raccontino sia stato pensato volutamente “in medias res”, e che inoltre si concentri soprattutto sul personaggio di Ta'Mit, piuttosto che sul contesto in cui questo personaggio si inserisce. Cosa più importante: gli elementi per capire (e per apprezzare) la trama ci sono tutti! È lodevole anche come tu, pur concedendoti uno spazio esiguo, sia riuscita ad incastrare all'interno di questo spazio una trama con i suoi misteri e i suoi colpi di scena.
A questo proposito, potrei citare almeno due nodi narrativi che vengono sbrogliati “in corso d'opera”: il fatto che la Signora e Ta'Mit siano in realtà la stessa persona, e infine il colpo di scena più eclatante: quel particolare che il narratore aveva accantonato in un angolo con noncuranza, e che invece si rivela essere il punto focale della storia, ovvero lo sconosciuto che manda “messaggi minatori” al bordello si rivela essere il presunto defunto marito mago della protagonista. Anche se faccio un po' fatica ad inquadrare questo personaggio, ma ciò è presumibile dato che lo vediamo in scena per così poco. Soprattutto il lettore si pone molte domande: cosa ha spinto Ta'Mit a legarsi a un tale individuo? O forse il mago ha nascosto inizialmente la sua natura oscura?
Non che un rapporto tra Ta'Mit e una tale figura malvagia sia implausibile, tenendo anche conto che Ta'Mit non si può definire a cuor leggero un personaggio positivo, sicuramente un personaggio che sa il fatto suo (ed è questo che mi intriga di lei). Ma sicuramente, stando a questa breve storia, si fa davvero fatica ad inquadrare quale tipo di rapporto legava la nostra protagonista ad un marito così... nero. Peccato perché è un tipo di legame che, se fosse stato sviluppato, ne sono sicura, ne sarebbe risultato qualcosa di molto originale e sicuramente poco frequente.
Vorrei citarti un altro dettaglio della storia che mi ha incuriosita: l'atteggiamento double-face che Ta'Mit ha verso i maghi e la magia: da una parte li disprezza, ma dall'altra ne ha sposato uno e non indossa uno spillo che non sia intriso di magia. (Qui mi hai particolarmente incuriosita, avrei voluto sapere nel dettaglio quali manufatti magici indossa Ta'Mit, e quali vantaggi le conferiscono).
Inoltre, sempre a questo proposito, mi è piaciuta moltissimo quest'altra constatazione di Ta'Mit:
C’era un motivo se odiava i maghi [...] le sembrava si divertissero a costruire cose del genere: luccicanti, costose e poco utili.
La trovo geniale. E non è certo l'unica espressione sagace in tutto il racconto. La sagacia, combinata con la padronanza di sé, è sicuramente una caratteristica che ben dipinge la protagonista stessa.
E così, sul finale, il narratore smette di narrare calando il sipario su una Ta'Mit che si affretta in salvo del figlio, cercando di sottrarlo dalle sinistre brame del suo non più molto compianto primo marito. Viene davvero da implorarlo che continui.
Silvar (Recensione modificata il 21/04/2016 - 08:09 pm) |