Dunque, dunque, con che faccia mi rifaccio viva in questo fandom dopo così tanto non lo so ma, lasciando perdere tutto ciò che non c'entra nulla - d'altronde sono famosa anche per il mio divagare in ogni cosa -, sono qui per dirti che, nel complesso, quest'introspezione mi è piaciuta. Ho quindi apprezzato, soprattutto, il modo con cui hai descritto l'essere di Pain, personaggio sì enigmatico quanto interessante e folle. Folle, però, forse è esagerato: dopotutto, chi siamo noi se non pavidi codardi, umani che navigano nell'odio e si cibano di questo come fosse l'unico pasto ancora esistente sulla Terra? Ragionando così, folli lo siamo tutti; i più non se ne accorgono, i meno sì, ergo credo d'aver usato l'aggettivo giusto ma allo stesso tempo sbagliato.
Chi siamo noi per decidere il male ed il bene, l'odio e l'amore... quesiti che una volta mi ponevo. Ora non più, noto una certa affiliazione tra Pain e il tuo carattere, dunque posso tranquillamente dire di assomigliarvi anche io.
Ciò che mi è piaciuto di questo racconto è principalmente il fatto che sia racchiuso in un concetto a me caro, ovvero: “Perché secondo la vostra concezione il mondo deve essere diviso in persone che amano e persone che odiano?”. Il villaggio della Foglia mi è sempre stato antipatico per questo, ho sempre trovato che ragionassero in questo modo e poi il fatto che non ci sia neanche un'ombra di disonore su di esso, voglio dire, insomma... hanno rigettato tutto su Danzo, e basta, come unica macchia su un ipotetico lenzuolo di perfezione, cosa che, a dirla tutta, non ho mai capito.
Qui questo concetto emerge in poche righe - che non ho voglia di ricopiare perché sono pigra, giustamente - e ho apprezzato moltissimo la cosa, davvero.
Altro punto in favore è l'umanità di Pain. Pain, che si vede come Dio, colui che porta Giustizia nel senso grande del termine, ma che in fondo agisce secondo il profondo dolore che è tipico degli esseri umani, non di entità superiori. Lui solo non vuole - non può - ammettere di essere un comune mortale, sarebbe come un attacco al suo orgoglio - o a quel che ne resta, in realtà... - ed alle idee che ha deciso di imporsi, quasi.
Nel complesso hai fatto un buon lavoro; ho trovato qualche errore qua e là, ma nulla di enorme od inguardabile. Il tuo stile è impeccabile, direi quasi sul noir, mi piacciono molto i termini che utilizzi e il lato più scuro che dai spesso a tutto.
Sono le cinque ed io ho sonno, quindi chiudo qui questo disastro di recensione. Tieni conto che è da almeno cinque mesi che non recensisco e non ne sono capace, quindi accontentati, sono pure stanca, se mi chiedessi cosa ho scritto, neanche te lo saprei dire.
Un abbraccio,
Simon. |