Recensioni per
Shadow Falls
di Melchio

Questa storia ha ottenuto 2 recensioni.
Positive : 2
Neutre o critiche: 0


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Recensore Junior
31/08/14, ore 23:23
Cap. 1:

Ciao.
Iniziamo, dunque, a recensire la tua storia fantasy. Dovrai perdonarmi il pluralis maiestatis, ma purtroppo ogni tanto mi sento troppo importante per parlare in prima persona singolare. 
Siamo in una locanda. Una locanda brutta. Lercia. Squallida. Tenuta male. Quella dove i boccali di birra girano troppo anche per chi non ha abbastanza soldi, che si ritrova a rubare o a pagare col prezzo dell’acciaio, altri che non avendo neanche un’arma devono utilizzare tutto il loro conio — molto poco, temo — per bere qualcosa nella speranza di dimenticare di non averne abbastanza. Nelle leggende metropolitane sicuramente anche quella dove fu versato il sangue. Forse è anche un’attrazione turistica: “lì, esattamente lì fu ucciso Lord Gino Paoli, accoltellato quarantasettemila volte dai fan che urlavano di sedersi”. Scusami, sto delirando. Dunque, passiamo avanti.
Non ti rompo neanche per i margini ristretti, tanto lo so che sei troppo pigro per applicarli. Eppure sono così belli. Fanno sembrare così “libroso” il capitolo. Un titolo carino per il Prologo no, eh? Troppo mainstream, immagino. Prologo. Secco. Semplice. Non volevi pensarci, immagino. 
Questo musicista che suona il mandolino — pizza, mafia e mandolino — o qualcosa di vagamente simile, in realtà è Tom Settecorde, solo che tu non lo sai. 
Però, diciamo qualcosa, eh. “Deniem Lancaste ha rotto il patto. Ci attaccano” è così impersonale che potrebbe averlo detto un automa. Coloriscilo. È una persona che parla! “Quello struzzo (vietato dal regolamento utilizzare parolacce nelle recensioni, capiscimi) di Lancaster ha infranto il patto” sarebbe già più personale. Non tanto. Ma ora non mi va di creare la psicologia per un tuo personagggio, dargli un modo specifico di parlare, eccetera eccetera. Quello è compito tuo e tuo soltanto. Continuo a pensare che non andare a capo sia un errore schifoso, ma vedendo che in “Useful” — a proposito, ‘sta cosa dei titoli inglesi è un’altra che non mi fa impazzire — sei andato, finalmente, a capo, dunque non te lo segnalo nuovamente. 
Una cosa che direi è che i pensieri sono sempre molto lunghi.
E che se ammazzi qualcuno perché t’ha mangiato il cavallo sei uno psicopatico. C’est la vie. E poi fai troppe ripetizioni. Lo so che ti piacciono, ma come t’ho già detto, a volte sono belle. Ma non è che ogni volta che devi descrivere qualcosa devi usare una virgola, ripetere l’aggettivo qualificativo utilizzato e aggiungerne un secondo. Ogni tanto si può. Ogni tanto, però, vuol dire esattamente ciò che può sembrare voglia significare. A volte. Non sempre. Qualche volta. Raramente. Di tanto in tanto. Capito, no? 
Insomma, ci sono comunque molte cose che devi ancora migliorare. 
Però, vabbè. Virginia Woolf disse qualcosa che ora non ricordo del tutto, ma che possiamo riassumere in: “prova, sbaglia, scrivi schifezze, solo così diventerai un bravo scrittore”. 
Magari poi ti recensisco gli altri capitoli.