Buongiorno _Haushinka,
ti rendo la visita e inizio ad annusare un po' più da vicino il tuo mondo (detta così suona malissimo, me ne rendo conto...).
Ma non comincio dalla storia principale (troppo facile), quanto da questa OS. Perché a me piacciono gli interventi a gamba tesa, possibilmente da dietro - a rischio espulsione per direttissima e senza passare per il Via - ma non sugli stinchi degli autori; a me interessano gli stinchi, l'ossatura, della storia. Il quadro d'insieme. Mi piace infilarmi in mezzo e vedere come si sta. Per scommessa, più che altro. Perché prendere per mano un lettore all'inizio di una storia con più capitoli è qualcosa di non facile, ma di semplice. La fiducia del lettore te la costruisci passo passo, pezzo pezzo, capitolo per capitolo.
È una specie di incantesimo, insomma, che l'autore mette in piedi e che io tento di aggirare scegliendo storie che abbiano labili legami con la trama principale. Questo perché le one shot raccontano più di quanto uno pensi. E pazienza se non tutto mi sarà chiaro (non tutto potrà essermi chiaro, che diamine!), l'ho messo in conto, questo; ma avrò capito qualcosa di più dell'autore.
Hai presente quelle persone che in libreria non sfogliano le prime pagine di un romanzo, ma vanno dritte a metà o a tre quarti? Ecco. Io sono quel tipo di persona.
E dopo questo preambolo (che mi è servito per assicurarti di non star parlando con una pazza), veniamo alla storia di Niedda. Che ha fatto scattare una sinfonia di campanelli nella mia testa che pareva la notte di Natale.
Il nome, innanzitutto. Che, non so se sia un caso, mi ha ricordato una Novella di Verga, Nedda, appunto (tralascio la sequela di disgrazie che occorrono alla protagonista, perché lì Giovannuzzo s'è superato). Ed è proprio Verga, con il suo verismo e la sua crudeltà, la chiave, il leit-motiv di questa novella.
Che parte da una situazione disgraziatissima e derelitta e pathetica degna di lui (di Verga, intendo), annusa uno spiraglio di felicità, ma ZAC, cala la mannaia su di te, povera disgraziata che hai anche solo osato assaporare un po' di zucchero. O di miele, se preferisci.
E m'è piaciuto, quest'andamento alla Verga. In altre circostanze avrei chiuso il capitolo dicendo "No, è troppo", perché cerco di essere un tipo solare e a volte è difficile non lasciarsi prendere la mano dal pathos. Ci sono passata.
Ma qui... qui si respira così tanto Verga e l'andamento delle vicende della protagonista segue una curva così armoniosa che sì, ho chiuso il capitolo soddisfatta come un'orca sazia. Perché le disgrazie di Niedda e di Salvatore (approposito: GRAZIE, sui ceci e sui cocci, per non averlo chiamato Angelo. Grazie, grazie, grazie!) non sono cosmetiche, messe lì per catturare la simpatia del lettore nei confronti di un personaggio; sono parte della vicenza. Sono strumenti e, come tali, funzionano benissimo.
La tua penna non indulge troppo nel compatimento dei due ragazzini, ma mostra un affetto sincero, nei loro confronti. Non so se questo valga anche per gli altri tuoi personaggi, o se loro godano di un amore particolare (oh, succede. Esistono, anche coi personaggi di carta, vicinanze ed affinità più o meno sentite), ma qui traspare fulgido tutto il tuo amore per Sasà - e questo lo sapevamo - e per la piccola Niedda.
Ho apprezzato anche la larghezza, lo spazio dato ai vari momenti della vita di Niedda, che sono più ampi e ricchi nel passato e che si fanno gradatamente più essenziali crescendo assieme a lei. Mi è piaciuto anche come hai descritto l'affetto che lega lei e Chiyo, in punta di pennello, con una delicatezza che sembrava quasi di essere di troppo, tra quelle due.
Ho solo un dubbio, o meglio due:
Il primo, riguarda Niedda e Sasà che rientrano in casa mentre la loro mammina (ironia portami via), sta esercitando. Ora, non sono stupita della reazione della donna, quanto del fatto che Niedda, sapendo il mestiere che fa sua madre, abbia aperto la porta. Perché quando cresci in certi ambienti, impari subito due regoline due. A forza di ceffoni, e da quel che ci hai mostrato, la madre dei due non è certo prodiga di affetto e avara di sberle. Anzi. Ho avuto l'impressione, leggendo del rientro a casa della bambina, che la madre fosse malata (e che le bottiglie potessero appartenere al padre dei due) e che per questo Niedda andasse dritta di filata in camera da letto. Può essere che il mio cervello si sia involato per sentieri cari a Malot per fatti suoi, e va bene il twist dato alla vicenda. Va benissimo. Ma mi ha spiazzato la scena, non tanto per la sua crudezza, quanto perché mi sembra strano che Niedda entri nella stanza quando la madre sta lavorando. Per i motivi di cui sopra. A meno che lei non sia davvero piccolissima, ma questo non mi pare sia il caso. Per un cambio a gomito mi sarei aspettata che qualcuno - un cliente - uscisse dalla stanza sistemandosi i calzoni, o roba simile. Non so se mi spiego. Non sono qui per dirti come scrivere - la storia è tua - quanto per esprimere una perplessità e darti un parere. Tutto qui.
Il secondo riguarda l'età ed il concetto di pubertà. All'inizio della storia, prima del battesimo forzato, dici che Sasà ha tredici anni. E tempo dopo quando Sage li incontra, dici che sono abbruttiti dalla sporcizia e dall'imminente pubertà. A tredici anni? A tredici anni sei nel pieno della pubertà, non all'inizio.
Eccettuati questi due momenti, che nulla tolgono alla bellezza e alla godibilità della storia, mi è piaciuto moltissimo leggere questa one shot. Ho simpatizzato con i protagonisti, mi si è stretto il cuore alla scena del battesimo coatto (come se non fosse già stato battezzato...), ho sogghignato mentre li vedevo giocherellare con quei fuochi fatui, e ho riso di cuore all'immagine di quei due che escono dalla tinozza insaponata dopo due ore di ammollo!
Una buona storia, godibilissima e completa. Perché anche se Niedda morirà in battaglia (e da una parte, sapendo quanto si soffre avendo a che fare con le malattie degenerative, mi sento di augurarglielo, così che i suoi dolori finiscano presto), ce l'hai fatta conoscere piano piano, pezzo pezzo. Come se fossimo cresciute assieme. Come se fosse una di famiglia.
Alla prossima!
Francine (Recensione modificata il 02/09/2014 - 12:36 pm) |