Allora.
Innanzitutto ciao, sono Rowan *stringe la mano*
Che dire, sono una grande amante di Loki, soprattutto insieme al suo fratellone, e non appena vedo angst mi butto a pesce. Se poi contiamo la mia passione per le drabble, inutile dire che questa tua storiella abbia tutti i requisiti per colpirmi.
Avrò visto Thor: The Dark World una cinquantina di volte sia in inglese che in italiano, quindi conosco questa scena alla perfezione e non ho avuto alcuna difficoltà a immaginare i volti dei protagonisti in parallelo a quanto da te scritto, anche se mi pare che tu l’abbia rivisitata un po’, sbaglio? (no, non è un male, l’ho apprezzato moltissimo, un po’ di personalizzazione ci vuole, eccheccavolo u.u)
Comunque, passiamo alla recensione vera e propria.
La drabble è un genere difficile da trattare, molto difficile, perché in poche parole bisogna esprimere ciò che magari meriterebbe fiumi di parole per essere descritto (come è il caso di personaggi legati in una maniera così profonda). Sta alla bravura dell’autore non solo sintetizzare, ma rendere quegli elementi “principali” in una maniera sufficientemente incisiva da lasciare qualcosa al lettore.
E tu, nel caso non fosse chiaro, ci sei riuscita alla grande.
Una drabble semplice, questa, ma solo all’apparenza.
Dietro a parole semplici, un lessico non ricercato ma sufficientemente evocativo, troviamo tutto il dramma di un amante *perché Thorki brotherhood è bello, ma Thorki slash è meraviglioso* che vede la sua metà scivolare tra le proprie dita.
Solo mi concedo la gioia un po’ amara di appoggiarti una mano sul cuore, che è un tamburo lontano, uno scalpitio che sfuma nel tumulto remoto di un tuono.
La consolazione di un ultimo tocco, con la vena di speranza che visto che ancora batte magari non sia la fine, magari Loki può ancora essere salvato, e l’ironia, perché quel battito ricorda “il tumulto remoto di un tuono”, quel suono che accompagna l’arrivo di Thor e che ora diventa testimone della vita di Loki che si allontana.
Ti artigliano allora con disperato egoismo le dita delle mie grandi mani.
“Disperato egoismo”. Non avrei saputo dirlo meglio, è la perfezione.
Perché l’amore – mi pare che ci sia una citazione che dice così, ma non ricordo di chi sinceramente – è anche egoismo, e soprattutto di fronte alla morte si perde di vista l’altruismo, perché per Loki la morte magari non sarebbe così male, in fondo cos’ha il mondo dei vivi da offrirgli? Prigionia, rimpianti? Ma è Thor che non vuole perderlo, che non vuole soffrire di nuovo come quando lo ha visto cadere dal Bifrost.
Le labbra sottili s’arricciano in un sorriso che sfuma in inganno, in dolore, in rimpianto… s’infrange la pelle di porcellana.
È tutto così magnificamente tragico, eppure non sfocia nel melenso. Si sente la disperazione di Thor, eppure non sei caduta nell’errore di rendere ridicola e inverosimile la scena, tutto è molto reale e toccante.
Il sorriso di Loki è perfetto, espresso in così poche “pennellate”, eppure perfetto.
Inganno, perché Loki è pur sempre il Dio degli Inganni, no? Ingannare, mentire, fa parte di lui, non sarebbe lui senza queste caratteristiche.
Dolore, perché dietro alla maschera di menzogne e malvagità, dietro al ghiaccio della sua natura, c’è dolore, tanto dolore, dolore represso e trasformato in rabbia. Rabbia che lo ha spinto ad agire follemente.
Rimpianto, perché Loki ha commesso tanti sbagli nella sua vita, perché Loki ha provocato la morte di sua madre, della donna che lo ha amato sorda a ogni ragione, e nonostante sia riuscito a vendicarla le ultime parole che le ha rivolto sono state sulla linea “Non sei mia madre” – una menzogna, guarda un po’ –, perché avrebbe potuto comportarsi diversamente, sarebbe potuto correre da Thor quando su Midgard gliene aveva dato occasione. Rimpianto perché forse di fronte alla morte può ammettere di amare Thor, che quell’odio che sbandiera ai quattro venti sia una delle tante menzogne, può ammettere almeno a se stesso di rimpiangere di aver rovinato tutto.
Ti lascio andare, e anch’io vado in pezzi.
Ed il finale.
La resa, perché alla fine la morte è più forte anche di un semidio, e Thor non può strappare dalle sue grinfie. E qui l’ironia, ancora una volta: “La resa non è nella mia natura”. Ma ci sono momenti in cui anche lui si deve arrendere, e quando lo fa prova dolore, perché è la resa più cara di tutte.
Complimenti per la scelta di parole “vado in pezzi”. Avresti potuto dirlo in tanti modi, ma nessuno aveva reso come questo.
Volevo poi complimentarmi per la scelta stilistica di usare non solo la prima persona, ma di fare in modo che il narratore, cioè Thor, si rivolgesse direttamente a Loki. Non so, ha reso benissimo l’intimità del momento: ci sono solo loro due, non vi è spazio per narratori esterni, nessuno deve interferire, contano solo loro. Mi piace anche la totale assenza di riferimenti a Jane, per lo stesso motivo, ma anche perché pure nel film funziona in questo modo: ogni volta che Thor e Loki sono insieme, Jane o chi per lei perde importanza, agli occhi del Dio del Tuono e agli occhi di chi guarda. Semplicemente finisce nello sfondo, te ne dimentichi.
E la tua drabble funziona allo stesso modo, come sullo schermo c’è spazio solo per loro.
In conclusione, hai scritto una drabble di tutto rispetto che non solo è pulita, priva di qualsivoglia errore, ma che nonostante la brevità permette di commentare con mille parole circa. Non so se mi spiego.
Dunque tantissimi complimenti, decisamente un ottimo lavoro. (Recensione modificata il 13/10/2014 - 05:29 pm) |